passeggiate tra storia e natura, nel cuore delle Dolomiti ladine
Ponendo la propria base ad Arabba, o in un'altra delle frazioni del comune di Livinallongo del Col di Lana (Fodòm, in ladino), le possibilità escursionistiche sono innumerevoli. E molte si vanno ad intrecciare con le proposte escursionistiche raccontate nelle pagine dedicate all'Alta Badia (clic), che dista pochi chilometri, oltre il passo Campolongo, o dai dintorni dei passi Falzarego e Valparola, descritte nelle pagine su Cortina d'Ampezzo (clic).
Quanto segue non è che una (difficile e parziale) selezione di quanto si può fare in questo angolo di Dolomiti venete.
DA PASSO CAMPOLONGO AL RIFUGIO CHERZ ED AL RIFUGIO PRALONGIA'
Questa passeggiata consente di godere fin da subito di ampie viste sulla Marmolada e sulle verdi cime che chiudono a sud la vallata di Fodom. Nel breve volgere di questa escursione, lo sguardo abbraccerà anche la zona del passo Pordoi oltre, ovviamente, a tutto il versante orientale del gruppo Sella ed all'inconfondibile profilo del Sassongher.
Si parte proprio dal valico del Campolongo (1875 mslm), dietro l'albergo, seguendo le indicazioni e percorrendo una forestale (traccia 3A) che su pendenze discrete prende progressivamente quota fino a raggiungere una serie di indicazioni proprio ai piedi del rifugio Cherz (2088 mslm).
Da qui si procede verso il rifugio Incisa (1925 mslm), valutando due possibilità: si può infatti passare, o meno, dal rifugio Cherz.
Senza possibilità di errore, date le frequenti indicazioni, le due vie si ricongiungono e guidano fino al rifugio Incisa, anticipato da una bellissima vista sul monte Civetta, in lontananza. Da qui ci si porta in un paio di minuti sulla forestale (traccia 24) che dal rifugio Marmotta conduce fino al rifugio Pralongià (2109 mslm)!
Per tornare al passo Campolongo si può abbreviare l'itinerario scegliendo il sentiero 3 una volta tornati al rifugio Marmotta.
Quanto descritto è solo una delle tante possibilità regalate dall'altopiano del Pralongià dove si intreccia una fitta trama di sentieri che consente quindi di scegliere tra svariati punti di partenza e di arrivo ed altrettante varianti!
Nella mappa, in blu a sinistra la partenza, in giallo il rifugio Cherz, in verde il rifugio Pralongià.
DENTE DEL SIEF
Escursione tutto sommato non difficile ma estremamente appagante. Si parte dal castello di Andraz e si arriva al passo Sief, valico erboso posto sul crinale che, risalito seguendo un'evidente traccia, è la base per conquistare i 2424 metri di altitudine del Dente del Sief e, volendo,la vetta del Col di Lana.
Il pittoresco, quanto intimo, abitato di Castello, Ciàstel in ladino, ed il vicino castello di Andraz (schloss Buchenstein) ai piedi del Setsass, sono la base di partenza per questa escursione.
La storia del castello è antica. Oggi la sua funzione è difficile da riconoscere, se non come presidio dell'aspra vallata, ma in passato qui correva il confine tra il Patriarcato di Aquileia e la Diocesi di Bressanone pertanto Andraz, con Rocca Pietore, Avoscan e Selva faceva parte di un sistema fortificato che consentiva il controllo di traffici e movimenti tra Agordino e Pusteria. Inoltre si trovava sulla "strada della Vena" che univa le miniere di Colle Santa Lucia agli impianti proto-siderurgici di Valparola e Piccolino, in Alta Badia.
L'importanza fu massima quando il forte servì da presidio contro l'espansionismo della Serenissima mentre durante la Prima Guerra Mondiale fu gravemente danneggiato e ciò ne accentuò il declino e l'abbandono prima del recente restauro conservativo.
Buchenstein? Era proprio questa la denominazione ufficiale, fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, con la quale era conosciuta la circoscrizione giudiziaria, sotto l’Impero Austro – Ungarico, che comprendeva i territori di Livinallongo (Fodom in ladino ) e Colle Santa Lucia (Versail in tedesco). Nei paesi di lingua tedesca il nome Buchenstein è ancora molto conosciuto!
Seguendo le indicazioni (Passo Sief - Jou de l'Omblié), lasciandosi alle spalle il castello, si inizia a salire su una traccia forestale che prende quota nel bosco. Impossibile sbagliare, qui. Le indicazioni sono infatti molto precise. Più a monte, invece, sarà necessario orientarsi un po' autonomamente ma, in assenza di nebbia, non ci saranno difficoltà.
La forestale, si diceva, prende quota rapidamente e conduce fino al bell'alpeggio di Federe, ai piedi del Dente del Sief e del Col di Lana. Senza abbandonare la traccia principale si sfiora un laghetto, si passa accanto a qualche baita e si aggira la radura con un ampio tornante. Costeggiando una staccionata si trovano le ultime indicazioni: si oltrepassa la stessa staccionata e si prende quota, seguendo una traccia quasi invisibile (ma comunque segnata sulle mappe Kompass) che risale il prato seguendo quasi sempre la linea di massima pendenza e ricalcando, probabilmente, le tracce di un antico tratturo.
Il paesaggio si fa progressivamente più grandioso: le pareti del Setsass, visibili già poco dopo la partenza, si stagliano nel cielo esibendo la loro imponenza. Verso est lo sguardo abbraccia il Lagazuoi, le Tofane, l'Averau.
Al passo Sief la vista diviene assolutamente impagabile. La Marmolada si mostra in tutta la sua eleganza, il gruppo del Sella chiude lo sguardo ad ovest mentre verso nordovest si dispongono il gruppo del Puez, la lontana vetta del Sass de Putia e, più lontane, le vette confinali.
A passo Sief (2209 mslm) ci si può rilassare e contemplare il panorama prima di "attaccare" la cresta: in meno di mezz'ora si conquista la vetta del Dente del Sief (2424 mslm) percorrendo lo spartiacque sommitale contrassegnato da una trincea mirabilmente risistemata e da numerosi bunker e gallerie che rimandano ai tragici momenti della Grande Guerra. Si tratta di un passaggio davvero evocativo che non potrà che suscitare emozioni pari o superiori a quelle destate da un panorama incredibile.
Dalla vetta, volendo, si può raggiungere il Col di Lana che domina lo sguardo verso sud est e nasconde solo in parte l'inconfondibile sagoma del Civetta.
Una passeggiata davvero evocativa in un luogo dove alcuni, scelleratamente, vorrebbero ricavare piste ed impianti vìolando sia il paesaggio sia la storia.
GIRO DEL SETSASS
In una limpida giornata di sole, il giro del Setsass può trasformarsi in un'esperienza quasi irrepetibile. Camminare attorno a questo rilievo dolomitico, e raggiungerne la vetta, consente infatti di ammirare un panorama estesissimo che abbraccia praticamente tutti i gruppi dolomitici: volgendo lo sguardo in ogni direzione si osservano, a distanze ovviamente variabili, Sass dla Stria, Lagazuoi, cime di Fanes, Conturines, Lavarella, Sasso delle Dieci, Sass de Putia, il gruppo Puez con il Sassongher ed i pinnacoli del Cir, le Odle, parte del Catinaccio, la Marmolada, il Civetta, il Pelmo, l'Antelao, il Sorapiss, le Tofane, le Cinque Torri, la Croda da Lago e l'Averau.
E l'elenco si ferma alle cime principali!
La camminata, peraltro, non è nemmeno troppo impegnativa dal punto di vista dell'altimetria anche se c'è da mettere in conto uno sviluppo davvero significativo ed un saliscendi quasi snervante nel finale!
Si parte dal rifugio Valparola, poco sotto l'omonimo passo che divide (pur essendo in territorio completamente bellunese) l'Alta Badia dall'Ampezzano e dal territorio di Livinallongo, seguendo le indicazioni Setsass - Pralongià (sentiero 24). Qui si trovano sia una fermata dell'autobus sia (a breve distanza) un parcheggio.
Da quota 2180 mslm si prosegue, per alcune decine di minuti, su saliscendi non impegnativi quanto a dislivello ma che richiedono attenzione trattandosi di continui passaggi su roccia. Alcuni momenti sono salienti: il primo, simbolico, è il superamento di un cancello in legno che sembra aprire le porte del Setsass mentre il secondo è il passaggio da un antico manufatto risalente alla Grande Guerra. Una volta rientrati, il vicino museo al passo Valparola potrà rappresentare un utile ... "compendio" per conoscere cos'è stata la Prima Guerra Mondiale tra queste montagne.
In questo primo tratto il panorama è aperto verso l'Alta Badia e la camminata prosegue spedita. C'è solo da prestare attenzione - come detto - ai frequenti passaggi tra le rocce.
Si perde dolcemente quota rientrando addirittura in un rado bosco di larici ed abeti: raggiunta un'ampia radura ai piedi di un pendio erboso si incontra un bivio (circa 1h30' - 1h45' dalla partenza). Per raggiungere la vetta del Setsas si procede a sinistra (a destra, invece, si continuerà per completare il giro).
La salita inizia subito con un deciso cambio di passo: si prende quota tra le praterie fino a raggiungere la cresta sommitale che inizia a schiudere un panorama davvero infinito.
Si procede addentrandosi in un contesto sempre meno ... "erboso" e sempre più roccioso. La salita è impegnativa ma mai esposta: abbondano, per l'occhio attento, tracce della Grande Guerra. Trincee, gallerie, qualche resto in ferro. Si cammina su pietraie e sfasciumi, talvolta su una traccia più ampia, talvolta superando qualche roccia.
La conquista della vetta (a 2580 mslm, circa 1h dal bivio) è il momento di massima gratificazione panoramica ed è difficile abbandonare una posizione così fortunata.
Ma il giro del Setsas è ancora lungo ed anzi non si è nemmeno a metà della giornata.
Tornati al bivio in meno di un'ora si procede stavolta lungo il 24, in direzione del Pralongià. Si supera un valico tra le rocce e si cammina poi in cresta passando anche sotto un enorme masso. Inutile descrivere la grandiosità dei panorami: possono provarci le foto nella gallery qui sopra!
Dopo un altro incrocio che ripropone la direzione della cima del Setsas si perde qualche decina di metri e, in corrispondenza di un paio di baite, si inizia a camminare lungo il sentiero 23 (direzione Sief - Col di Lana, circa venti minuti dal bivio sul 24).
Inizia ora un nuovo lungo traverso ai piedi del Setsas, che stavolta esibisce le sue ben più verticali pareti meridionali. Tra tratti a mezza costa e passaggi tra pietraie e sfasciumi (oltre all'affaccio su alcune curiose formazioni rocciose) si giunge ad un valico in corrispondenza di una baita isolata: torna ad aprirsi la vista verso l'Ampezzano (circa un'ora lungo il sentiero 23).
Passo Sief è vicino ma non lo si raggiunge, si procede invece verso sinistra in direzione del passo Valparola.
Sembra fatta ma ci sarà, invece, da camminare per più di un'ora ancora tra prati e boschi, sempre ai piedi del Setsass. Il finale è velenoso con una breve ma ripida salita: costeggiando un ruscello si supera un leggero dislivello aiutati anche da qualche piolo in ferro. Ancora qualche prato, il passaggio dal laghetto del Valparola e si sarà tornati al punto di partenza.
In tutto si sarà camminato per circa sei ore - più le pause - colmando un dislivello complessivo di circa novecento metri: gran parte di questo dislivello, però, è annacquato in tanti saliscendi. La salita "vera", quella alla cima del Setsas, ha un dislivello di quattrocento metri.
SENTIERO DEL RESPIRO
Si chiama Sentiero del Respiro il nuovo percorso di quasi quattro chilometri che si snoda nei boschi a valle del passo Falzarego, tra le montagne di Livinallongo del Col di Lana.
Quattro chilometri facili, con un dislivello complessivo poco superiore ai cento metri, che partono ed arrivano al castello di Andraz (di cui parliamo diffusamente qui: www.cicloweb.net/?pg=news&art=il-castello-di-andraz) passando anche per la frazione Ciastel (Castello in ladino di Fodom, ovvero di Livinallongo del Col di Lana).
Il sentiero è nato dalla collaborazione tra Regione Veneto e Chiesi Italia: l'azienda farmaceutica, infatti, ha deciso di donare diecimila pini cirmoli per rimboschire l'area, particolarmente colpita dalla tempesta Vaia del 2018 e dalla successiva epidemia di bostrico. La scelta del cirmolo non è casuale: questa pianta, infatti, ha un apparato radicale sviluppato che la àncora al suolo con grande efficacia.
"Lungo tutto il cammino è prevista l’installazione di cartelli informativi dotati di QR Code pensati per sensibilizzare le persone sulle tematiche ambientali e della salute con diversi stimoli interattivi. Il sentiero avrà anche un carattere particolarmente inclusivo: i primi quattrocento metri saranno pavimentati in legno e dedicati agli ipovedenti e non deambulanti che potranno raggiungere un’area attrezzata dedicata posizionata a fianco di un ruscello" (fonte: www.sentierodelrespiro.it, il sito del sentiero con dettagli e curiosità). In questa zona, peraltro, si può godere di un percorso Kneipp naturale, nelle acque del Rio Castello.
Il Sentiero del Respiro può essere oggetto di una camminata facile, ideale per essere percorsa con persone poco allenate o con i bambini, magari integrandola con una visita al castello oppure può chiudere una giornata più impegnativa: da Ciastel, infatti, si può salire sulla vetta del Col di Lana o del Sief o partire per il giro del Setsas, allargando ulteriormente un panorama dolomitico già incantevole.
Clicca qui per aprire una mappa stilizzata del percorso, da www.sentierodelrespiro.it
SENTIERO GEOLOGICO
Il sentiero geologico è un percorso “ad anello” articolato in diciotto tappe con partenza ed arrivo a Porta Vescovo (quota 2478 mslm). Ha rilevanza geologica ma anche storica e botanica. Anche dal punto di vista paesaggistico è uno dei percorsi più belli delle Dolomiti: già alla partenza offre un’indimenticabile vista sulla Marmolada e, dal lato opposto, sul gruppo del Sella, prosegue poi per verdi prati, torrenti, laghetti e cascate e arriva in vetta al Pizac offrendo uno spettacolo veramente mozzafiato: Col di Lana, Tofane, Averau, Nuvolau, Lastoni di Formin e Croda da Lago, Sorapis e Antelao.
Il giro completo richiede 7/8 ore ma il sentiero può essere percorso anche parzialmente.
STRADA DELLA VENA
La Strada de la Vena è un percorso storico-culturale che ripercorre l’antica via del ferro usata fin dal Medioevo da minatori e commercianti di questo metallo: un itinerario che collega la valle di Fodom a Colle Santa Lucia, dove il minerale veniva estratto e dove è possibile visitare le antiche miniere del Fursil, con il bellissimo Castello di Andraz, nei pressi del quale si trovava il forno fusore.
Durata 5 ore.
BEC DE ROCES
Si può arrivare in vari modi ai Bec de Roces, i pinnacoli di rocce corallifere che svettano sopra il passo Campolongo ai piedi del versante orientale del gruppo Sella. Il più veloce, ma il meno affascinante, è salire lungo l'ampia sterrata che prende quota dal passo e raggiunge il rifugio Bec de Roces: meno di mezz'ora e si colmano i duecento metri di dislivello che separano partenza ed arrivo (segnavia 636).
Avendo Arabba come base, però, risulta più affascinante salire lungo uno dei due sentieri che parte dal paese, la "passeggiata panoramica" oppure quello che parte dai dintorni della seggivia Burz.
Arrivati al Bec de Roces le alternative sono tante. Se si è partiti per tempo si può puntare al rifugio Kostner o addirittura al Piz Boè (che dista, però, circa tre ore). Se si vuole faticare meno, invece, si può procedere verso il Piz Boè limitandosi, però, a girovagare attorno ai pinnacoli rocciosi, ammirandoli da ogni prospettiva.
Proprio qui attorno è stato disegnato un percorso esplorativo dedicato ai bambini. Con una precisazione: ai bambini che amano camminare su sentieri veri e non sulle ampie forestali dove passano anche le jeep. Il sentiero, infatti, non è impegnativo dal punto di vista fisico e richiede meno di un'ora per l'intera percorrenza ma non è ... tecnicamente banale. Per stimolare e incuriosire i più piccoli sono stati disposti una serie di pannelli illustrativi che hanno per protagonista l'orso. Compilando la scheda, disponibile al rifugio o in paese all'ufficio turistico, si potrà raccogliere l'attestato di investigatore di orsi (Bearlock Holmes, giocando sul nome inglese degli orsi, "bear", appunto) ed un piccolo gadget!
I più grandi, prestando attenzione ai piccoli, potranno seguirli in questa investigazione senza dimenticare di alzare gli occhi ed ammirare uno spettacolo che si potrebbe definire, da fiaba. Dolomiti, roccia, rododendri e larici pionieri ...
VIEL DAL PAN
Si tratta di uno dei sentieri più facili e panoramici delle Dolomiti: il Viel dal Pan (in tedesco, Bindelweg, dal nome del medico tedesco che lo portò in auge) corre da passo Pordoi al rifugio Viel dal Pan e poi a passo Fedaia, sfiorando a più riprese il confine tra Trentino e Veneto. Ecco, proprio il finale della discesa verso il passo Fedaia può essere difficoltoso ed è pertanto sconsigliato a chi ha meno dimistichezza con l'ambiente alpino.
La partenza avviene dal passo Pordoi.
Il sentiero sale con decisione per colmare un dislivello inferiore ai duecento metri: dal Pordoi (2239 mslm) si costeggiano alcune pareti dolomitiche ammirando (alle proprie spalle) il gruppo Sella dove spicca la sagoma del Piz Boè (3152 metri).
Raggiunto il rifugio Fredarola (2375 mslm, a breve distanza dagli impianti di risalita e servito anche da una forestale percorsa dalle jeep) il profilo della camminata cambia.
Non si sale più tra le rocce ma si segue un saliscendi tra praterie d'alta quota che si affaccia da subito sulla Marmolada. In 30-45 minuti si raggiunge il rifugio Viel dal Pan e si può fare rientro sui propri passi. Esiste una variante più alta così come la citata possibilità di scendere fino a passo Fedaia (non provata direttamente). Tutto il percorso si affaccia sulla Marmolada, una vista indimenticabile.
Attenzione: la facilità del percorso, e la sua accessibilità, lo rendono molto molto frequentato. Se possibile è bene percorrerlo fuori stagione o, quantomeno, in orari meno... "caldi".
Un po' di storia
Questo sentiero veniva usato dai commercianti di farina del bellunese al fine di attraversare le valli più rapidamente, senza dover percorrere strade di fondo valle. La farina, necessaria per la panificazione, rappresentava un ottimo prodotto di scambio e poteva servire per ottenere, tramite baratto, oggetti d'artigianato.
Proprio per questa sua origine storica il sentiero è detto Viel dal Pan, ovvero "via del pane".
Il merito della scoperta di questo percorso è del medico tedesco Karl Bindel, presidente della sezione del Club Alpino Tedesco ed Austriaco (DOAV) di Bamberga, il quale lo percorse per primo alla fine del XIX secolo e ne curò personalmente la sistemazione. Per questo, in tedesco, il sentiero 601 è noto come Bindelweg.
E poi? E poi si può passeggiare tra le vicinìe, ovvero le caratteristiche borgate, o scegliere una delle proposte sul sito www.arabba.it (clic)
Su www.cicloweb.net altre due pagine dedicate al territorio di Livinallongo del Col di Lana:
- la guida a Livinallongo del Col di Lana
- le pedalate a partire da Arabba e dintorni