tra viles e Dolomiti, scenari incantevoli e sentieri di ogni difficoltà
Alta Badia significa bicicletta e Maratona dles Dolomites ma vuol dire anche un'infinità di percorsi dove passeggiare su itinerari più o meno lunghi, più o meno difficili ma tutti caratterizzati da panorami tra i più belli del mondo! In questa pagina, una selezione di itinerari, una "goccia nel mare" di possibilità regalate dai gruppi Puez e Sella, le Dolomiti di Santa Croce e la Gardenaccia, i valloni verso l'Ampezzano o le Dolomiti di Fanes, i prati di Pralongià o le pendici del passo Campolongo.
GIRO DEL SETSAS
In una limpida giornata di sole, il giro del Setsass può trasformarsi in un'esperienza quasi irrepetibile. Camminare attorno a questo rilievo dolomitico, e raggiungerne la vetta, consente infatti di ammirare un panorama estesissimo che abbraccia praticamente tutti i gruppi dolomitici: volgendo lo sguardo in ogni direzione si osservano, a distanze ovviamente variabili, Sass dla Stria, Lagazuoi, cime di Fanes, Conturines, Lavarella, Sasso delle Dieci, Sass de Putia, il gruppo Puez con il Sassongher ed i pinnacoli del Cir, le Odle, parte del Catinaccio, la Marmolada, il Civetta, il Pelmo, l'Antelao, il Sorapiss, le Tofane, le Cinque Torri, la Croda da Lago e l'Averau.
E l'elenco si ferma alle cime principali!
La camminata, peraltro, non è nemmeno troppo impegnativa dal punto di vista dell'altimetria ma c'è da mettere in conto uno sviluppo davvero significativo ed un saliscendi quasi snervante nel finale!
Si parte dal rifugio Valparola, poco sotto l'omonimo passo che divide (pur essendo in territorio completamente bellunese) l'Alta Badia dall'Ampezzano e dal territorio di Livinallongo, seguendo le indicazioni Setsass - Pralongià (sentiero 24). Qui si trovano sia una fermata dell'autobus sia (a breve distanza) un parcheggio.
Da quota 2180 mslm si prosegue, per alcune decine di minuti, su saliscendi non impegnativi quanto a dislivello ma che richiedono attenzione trattandosi di continui passaggi su roccia. Alcuni momenti sono salienti: il primo, simbolico, è il superamento di un cancello in legno che sembra aprire le porte del Setsass mentre il secondo è il passaggio da un antico manufatto risalente alla Grande Guerra. Il vicino museo al passo Valparola potrà rappresentare un utile ... "compendio" per conoscere cos'è stata la Prima Guerra Mondiale tra queste montagne.
In questo primo tratto il panorama è aperto verso l'Alta Badia e la camminata prosegue spedita. C'è solo da prestare attenzione - come detto - ai frequenti passaggi tra le rocce.
Si perde dolcemente quota rientrando addirittura in un rado bosco di larici ed abeti: raggiunta un'ampia radura ai piedi di un pendio erboso si incontra un bivio (circa 1h30' - 1h45' dalla partenza). Per raggiungere la vetta del Setsas si procede a sinistra (a destra, invece, si continuerà per completare il giro).
La salita inizia subito con un deciso cambio di passo: si prende quota tra le praterie fino a raggiungere la cresta sommitale che inizia a schiudere un panorama davvero infinito.
Si procede addentrandosi in un contesto sempre meno ... "erboso" e sempre più roccioso. La salita è impegnativa ma mai esposta: abbondano, per l'occhio attento, tracce della Grande Guerra. Trincee, gallerie, qualche resto in ferro. Si cammina su pietraie e sfasciumi, talvolta su una traccia più ampia, talvolta superando qualche roccia.
La conquista della vetta (a 2580 mslm, circa 1h dal bivio) è il momento di massima gratificazione panoramica ed è difficile abbandonare una posizione così privilegiata.
Ma il giro del Setsas è ancora lungo ed anzi non si è nemmeno a metà della giornata.
Tornati al bivio in meno di un'ora si procede stavolta lungo il 24, in direzione del Pralongià. Si supera un valico tra le rocce e si cammina poi in cresta passando anche sotto un enorme masso. Inutile descrivere la grandiosità dei panorami: possono provarci le foto nella gallery qui sopra!
Dopo un altro incrocio che ripropone la direzione della cima del Setsas si perde qualche decina di metri e, in corrispondenza di un paio di baite, si inizia a camminare lungo il sentiero 23 (direzione Sief - Col di Lana, circa venti minuti dal bivio sul 24).
Inizia ora un nuovo lungo traverso ai piedi del Setsas, che stavolta esibisce le sue ben più verticali pareti meridionali. Tra tratti a mezza costa e passaggi tra pietraie e sfasciumi (oltre all'affaccio su alcune curiose formazioni rocciose) si giunge ad un valico in corrispondenza di una baita isolata: torna ad aprirsi la vista verso l'Ampezzano (circa un'ora lungo il sentiero 23).
Passo Sief è vicino ma non lo si raggiunge, si procede invece verso sinistra in direzione del passo Valparola.
Sembra fatta ma ci sarà, invece, da camminare per più di un'ora ancora tra prati e boschi, sempre ai piedi del Setsass. Il finale è velenoso con una breve ma ripida salita: costeggiando un ruscello si supera un leggero dislivello aiutati anche da qualche piolo in ferro. Ancora qualche prato, il passaggio dal laghetto del Valparola e si sarà tornati al punto di partenza.
In tutto si sarà camminato per circa sei ore - più le pause - colmando un dislivello complessivo di circa novecento metri: gran parte di questo dislivello, però, è annacquato in tanti saliscendi. La salita "vera", quella alla cima del Setsas, ha un dislivello di quattrocento metri.
MUNT DA VALPAROLA
Una facile escursione conduce dai prati dell’Armentarola, nei dintorni di San Cassiano, fino alla malga Munt da Valparola: il segnavia è il numero 18 che, dopo un inizio su asfalto (piccola strada interpoderale), diviene una traccia forestale sterrata. Il dislivello è contenuto: ci si eleva di circa duecento metri.
Giunti alla malga, aperta in estate, ci si può ristorare e fermare. Oppure si può proseguire oltre, in salita più ripida, fino a raggiungere la statale del passo che, se percorsa verso monte per qualche decina di metri, connette alla parte superiore del sentiero 18 che conduce al cimitero di guerra ed infine al passo.
Il panorama, anche nella parte “bassa” del percorso, è meraviglioso: si sale tra boschi e radure ai piedi del Setsas mentre scendendo si ammirano le pareti dolomitiche del Piz dles Conturines e Lavarella.
Verso nord lo sguardo si addentra verso le Dolomiti di Fanes che si possono sfiorare se, da località Sciarè, dove il sentiero 18 interseca il 24b, ci si porta verso nord, superando la statale del Valparola e proseguendo su pendenze quasi impercettibili fino alla Capanna Alpina (1930 mslm), base per l’eventuale conquista del rifugio Scotoni o del Ju de l’Ega. a sua volta porta aperta verso la valle di Fanes (cortinese) ed il Valùn de Fanes (verso San Vigilio di Marebbe).
Il percorso si snoda tra Veneto ed Alto Adige. La linea di confine, impercettibile, ovviamente, viene superata più volte. La zona - paesaggisticamente unica e storicamente sede di cruenti eventi durante la Grande Guerra - è particolarmente interessante anche dal punto di vista "etnografico". Dal XIV al XVI secolo nelle vicinanze della Valparola, dalle miniere del Furcil presso Colle Santa Lucia, si estraeva minerale di ferro che alimentava i numerosi forni fusori della zona. Probabilmente in Valparola si trovava abbastanza legname per alimentarne l’energivoro processo di fusione: sono attività di cui non rimane traccia se non nei nomi. E così, in tedesco, il “Munt de Valparola“ si chiama “Eisenofen-Alm“, ovvero “malga dei forni del ferro“
DALLA CAPANNA ALPINA: SCOTONI E JU DA L'EGA
La salita al rifugio Scotoni, accennata poco sopra, merita senz’altro una mezza giornata anche se, purtroppo, svolgendosi sul tracciato di una pista da sci non mancano alcuni elementi che faranno storcere il naso a chi ama la montagna nei suoi aspetti più naturali ed incontaminati.
L’ascesa può essere anche una tappa verso il lago Lagazuoi o, ancora più impegnativo, verso il rifugio Lagazuoi, vera e propria vedetta delle Dolomiti venete.
Per salire al rifugio Scotoni si parte dalla Capanna Alpina, a breve distanza da San Cassiano e dall’Armentarola (raggiungibile in auto con parcheggio a pagamento, 1720 mslm).
Senza possibilità di errore, si segue il segnavia n.20 che alternando tratti su prato, su sentiero e su ampia traccia forestale porta al rifugio posto in un pianoro erboso al cospetto di imponenti pareti dolomitiche, in particolare del Piz de Lech e del Piz Scotoni.
Da qui è meraviglioso il panorama sul Piz dles Conturines.
Un altro percorso, ben più impegnativo, conduce dalla Capanna Alpina verso l'ampezzana val di Fanes in un grandioso ambiente dolomitico, passando per il Col dla Locia ed il Ju de l’Ega. Arrivare al Col dla Locia è faticoso ma breve (circa un'oretta con un finale abbastanza ripido, tra le rocce, segnavia 11). Proseguire oltre, verso il Ju da l'Ega, è ben più agevole: un morbido saliscendi tra pietraie dolomitiche e magri prati d'alta quota. Si può anche puntare la Ucia de Gran Fanes come punto d'arrivo oppure, organizzando un rientro con mezzi pubblici o privati da San Vigilio di Marebbe, come tappa per una lunga traversata che prevede di salire al passo di Limo (2115 mslm), scendere ai rifugi Fanes (2050 mslm) e Lavarella e proseguire poi, sempre in discesa, fino al rifugio Pederù (1545 mslm), a 11 km da San Vigilio di Marebbe.
I PRATI DI PRALONGIA'
Su ampia traccia forestale, si cammina da San Cassiano fino ai rifugi posti in vetta al Pralongià, la verdeggiante montagna che si eleva tra Corvara, Arabba ed appunto San Cassiano. L’escursione prende le mosse nei dintorni della stazione di valle della funivia per il Piz Sorega che, però, ci si lascia subito alle spalle: si prosegue dunque nel verde, lungo una traccia forestale che affianca pascoli in fiore.
Si segue il segnavia n.22 fino ed oltre il rifugio Saraghes (1837 mslm) che segna un importante punto intermedio: qui, infatti, si trova una prima possibilità di ristoro, un’opportunità di svago per i più piccoli (tra giochi ed animali da cortile) ed un affaccio sulle Dolomiti. Verso nord, infatti, spicca l’imponente sagoma di Conturines, Lavarella e Sas dla Crusc.
Si continua a salire, con pendenze meno severe ed anzi un lungo tratto in cui rifiatare. Seguendo le indicazioni per Pralongià si raggiunge un valico prativo in cui sarà necessario scegliere quale direzione prendere: a sinistra, ci si porta verso il rifugio Pralongià (2109 mslm), a destra, invece, si percorre una cresta incredibilmente panoramica che conduce alla Utia Bioch (segnavia 23, 2079 mslm). Da quest’ultimo rifugio è possibile prendere poi il sentiero 21 che, sfiorando la malga Las Vegas, offre una piacevole variante di discesa, più su sentiero e meno su strada forestale, che riconduce al rifugio Sareghes (1837 mslm) tra praterie e radi boschetti di conifere.
CHERZ E PRALONGIA'
Un'altra possibilità di arrivare al rifugio Pralongià prende le mosse dal passo Campolongo e consente di godere fin da subito di ampie viste sulla Marmolada e sulle verdi cime che chiudono a sud la vallata di Fodom. Lo sguardo abbraccia anche la zona del passo Pordoi oltre ovviamente a tutto il versante orientale del gruppo Sella ed all'inconfondibile profilo del Sassongher.
Si parte proprio dal valico (1875 mslm), dietro l'albergo, seguendo le indicazioni e percorrendo una forestale (traccia 3A) che su pendenze discrete prende progressivamente quota fino a raggiungere una serie di indicazioni proprio ai piedi del rifugio Cherz (2088 mslm).
Da qui si procede verso il rifugio Incisa (1925 mslm): seguendo le indicazioni e senza raggiungere il rifugio Cherz oppure raggiungendo il rifugio e seguendo un sentiero più "sconnesso" che passa per un fitto bosco di abeti.
Senza possibilità di errore, date le frequenti indicazioni, le due vie si ricongiungono e guidano fino al rifugio Incisa, anticipato da una bellissima vista sul monte Civetta, in lontananza. Da qui ci si porta in un paio di minuti sulla forestale (traccia 24) che dal rifugio Marmotta conduce fino al rifugio Pralongià (2109 mslm)!
Per tornare al passo Campolongo si può abbreviare l'itinerario scegliendo il sentiero 3 una volta tornati al rifugio Marmotta.
Quanto descritto è solo una delle tante possibilità regalate dall'altopiano del Pralongià dove si intreccia una fitta trama di sentieri che consente quindi di scegliere tra svariati punti di partenza e di arrivo ed altrettante varianti!
Nella mappa, in blu a sinistra la partenza, in giallo il rifugio Cherz, in verde il rifugio Pralongià.
LUNGO PRATI E BOSCHI VERSO IL CAMPOLONGO
Un percorso facile facile da tenersi quando si è stanchi, ma proprio non si vuole stare a casa, oppure nei giorni precedenti ad una gara, magari se si è in attesa di prendere parte alla Maratona dles Dolomites! L’escursione impegna meno di due ore tra andata e ritorno, ma offre panorami estremamente gratificanti sul Sassongher e sul Piz Boè. Si cammina in un fitto bosco, quindi al riparo da colpi di calore, e si può definire un’escursione.. senza meta!
Proprio così perché da località Pianac, sulla strada del passo Campolongo, si prende il sentiero 26A – più che sentiero, una traccia forestale – e si continua verso sud fino a raggiungere i dintorni del valico, che segna un confine geografico ed amministrativo tra Livinallongo e Corvara, tra Veneto ed Alto Adige, ma non culturale: entrambi i versanti, infatti, sono di cultura ladina.
Giunti in corrispondenza dell’attraversamento di una pista da sci si può scegliere se raggiungere davvero il passo (ed i suoi punti di ristoro) o invece tornare sui propri passi ammirando, a ritroso, le Dolomiti!
Dislivello contenuto, pendenze modeste ma grandi soddisfazioni panoramiche!
TRAVERSATA DEL SELLA
Il gruppo Sella si può attraversare con un percorso che vede il suo punto di partenza dai dintorni di Corvara, e più precisamente dal passo Gardena. La salita da questo versante consente di affrontare le scalette in salita (più agevole) e di percorrere il ghiaione sopra il passo Pordoi in discesa, risparmiando una notevole fatica (a parità, ovviamente di dislivello!).
Partenza a passo Gardena: sentiero 666 ed una morbida risalita tra i prati in direzione delle pareti rocciose delle Dolomiti.
Si prende quota via via con maggior decisione affrontando dapprima un vallone detritico (val Setùs) poi una serie di passaggi su roccette, facilitati da qualche corda e scaletta. Giunti al rifugio Cavazza al Pisciadù (2582 mslm) si ammirano l'omonima vetta ed il laghetto in cui si specchia.
E' il momento di proseguire verso sud: si sale con moderazione fino a portarsi ai piedi della cima Pisciadù (raggiungibile in circa un'ora con passo fermo). Si lascia alle spalle la vetta per proseguire in direzione del rifugio Boè (2871 mslm), nel cuore di un vasto altopiano dolomitico, e poi del rifugio Maria, presso la forcella Pordoi (2829 mslm).
Un'altra deviazione può portare al rifugio Capanna Fassa, in vetta al Piz Boè, 3152 mslm.
Dalla forcella si può scendere, con attenzione, lungo il ghiaione che termina poco sopra passo Pordoi dove, sfruttando il servizio bus delle province di Trento e Bolzano, si può fare rientro al punto di partenza.
CASCATE DEL PISCIADU'
Le cascate del Pisciadù sono un bel salto d'acqua facilmente raggiungibile da Corvara (sentiero 28) o da San Cassiano. Il sentiero che parte da Corvara sale moderatamente fino ai dintorni di San Cassiano, alla base di un impianto di risalita.
Da San Cassiano, invece, tale impianto di risalita si raggiunge scendendo qualche minuto dal parcheggio a monte dell'hotel Lujanta (attenzione: verificare la disponibilità di posti perché il parcheggio appena sotto l'hotel, invece, è a pagamento).
Raggiunto l'impianto, ci si lasciano alle spalle i piloni della funivia per godere di un incantato scenario fatto di boschi e radure al cospetto delle pareti del gruppo Sella che qui incombono davvero maestosamente. Fino a luglio fioriture incantevoli ad impreziosire ulteriormente il paesaggio!
Da San Cassiano si cammina meno di un'ora per raggiungere le cascate dove ci si può infine rilassare.
E' possibile disegnare un ritorno ad anello scegliendo i sentieri 645A e 645 per rientrare a San Cassiano.
RIFUGIO EDELWEISS E UTIA FORCELLES
Poco dislivello e nessuna difficoltà tecnica per la salita da Colfosco ai rifugi Edelweiss e Forcelles.
Meglio partire dal parcheggio del Col Pradat per evitare una faticosa quanto poco gratificante "tirata" sulla strada asfaltata che sale oltre l'abitato.
Non sono da perdere, però, i caratteristici masi che impreziosiscono Colfosco: rappresentano davvero un patrimonio etnografico da ammirare.
Dalla stazione di valle del Col Pradat (1750 mslm) dunque si prende quota su comoda forestale fino al rifugio Edelweiss (1835 mslm): si cammina in un grandioso ambiente dolomitico, ai piedi del Sassongher ed affacciati sul gruppo Sella dove spicca la cima Pisciadù.
Le infrastrutture sciistiche guastano un po' l'atmosfera ma fortunatamente si può guardare altrove.
Raggiunto il rifugio Edelweiss (circa 20 minuti) si prosegue sull'ampia forestale fino a conquistare il rifugio Forcelles in meno di un'ora (2065 mslm). Anche qui si incontrano un po' di piloni e qualche cannone per l'innevamento artificiale ma il panorama si fa sempre più ampio mentre gli scorci divengono talmente suggestivi da far dimenticare questi dettagli.
Un piccolo suggerimento: non fermarsi subito al rifugio Forcelles per arrivare, in meno di tre minuti, al punto panoramico poco sopra.
Da qui si ammirano le vicine pareti del Puez, il Sassongher, il Pralongià e le Dolomiti di confine con l'Ampezzano sullo sfondo, il Pelmo, il Civetta, il gruppo Sella e si apre la vista sul Sassolungo oltre passo Gardena.
Una passeggiata facile, con due comodi punti di appoggio, che regala però un inestimabile patrimonio di emozioni!
GIRO DEL PUEZ
Ha davvero dell'incredibile la varietà di ambienti dolomitici attraversati da questa passeggiata nel gruppo Puez. Si parte da Colfosco e vi si fa ritorno dopo aver camminato in un vallone, costeggiato un lago asciutto, risalito tre forcelle, attraversato un altopiano caratterizzato da rilievi dall'aspetto vulcanico, ammirato i riflessi delle cime in un secondo lago, dalle acque blu come la notte, zigzagato tra affilate formazioni rocciose ed infine costeggiato le pareti del gruppo Puez percorrendo verdi prati e fitti boschi, affacciati sul gruppo Sella e le sue cime maestose.
Sembra il racconto di una settimana di viaggio mentre in realtà questa serie di emozioni si concentra in una camminata di cinque - sei ore (dislivello di circa 1200 metri complessivi).
Punto di partenza è Colfosco (1650 mslm), il paese più alto dell'Alta Badia: si può lasciare l'auto nel parcheggio davanti alla chiesa oppure in quello, a pagamento, degli impianti di Col Pradat. La posizione della chiesa è davvero scenografica, sembra incorniciata dal gruppo Sella.
In paese si inizia a salire con decisione prima lungo la strada asfaltata che porta alla stazione di valle del Col Pradat, poi si prosegue su sterrato verso il rifugio Edelweiss (1832 mslm) per continuare oltre, sempre dritto, costeggiando il corso di un torrente verso un vallone dolomitico. Uscendo dal paese non bisogna trascurare masi e fienili, molto caratteristici, che fanno di Colfosco uno dei paesi più belli della valle.
Dopo circa mezz'ora di salita inizia un vero e proprio sentiero (segnavia 4) che, con continui cambi di direzione, si addentra in un vallone che a destra è dominato dal Sassongher (raggiungibile a piedi con una deviazione di almeno un'ora per direzione) ed a sinistra dal Sas Ciampac (anch'esso accessibile a piedi).
Poco oltre una cappelletta si inizia a salire a mezza costa: più in basso si delinea evidente il bacino di un lago che, spesso, risulta essere solo un prato verde.
In circa 1h30' da Colfosco si raggiunge la forcella dei Ciampëi (2366 mslm): qui s'impone una scelta. Il giro, infatti, potrebbe proseguire già verso le forcelle Crespeina e Cir e passo Gardena, riducendo l'impegno di circa novanta minuti.
La nostra scelta, però, è stata quella di raggiungere il rifugio Puez (2475 mslm). Prima di ripartire da forcella dei Ciampëi, però, vale la pena fermarsi ed ammirare il Col dala Peres e le cime del Puez dalla forcella: profili davvero incantevoli che chiudono l'orizzonte verso ovest e nord-ovest.
Andando verso il rifugio Puez ci si addentra nell'altopiano di Puez-Gardenaccia contrassegnato da formazioni geologiche molto varie tra cui spiccano le "marne" del Puez, rilievi che sembrano richiamare la forma di un vulcano ma che in realtà sono coni detritici di materiale argilloso, formazioni antichissime la cui origine è precedente a quella delle altre vette delle Dolomiti. La loro storia, come quella del resto di queste montagne uniche, è raccontata nel Museum Ladin Ursus Ladinicus. Ne abbiamo parlato qui: www.cicloweb.net/news/museum-ladin-ursus-ladinicus
Raggiungere il rifugio Puez significa anche godere di un bellissimo panorama sulla Vallunga che sullo sfondo è incorniciata dal Sassolungo e dallo Sciliar. Inoltre, non è da meno la sagoma delle cime di Puez a dominare l'omonimo rifugio.
La Vallunga è percorsa da un sentiero che sale da Selva di val Gardena: è una variante di questo giro, da considerare se si parte dalla val Gardena.
Raggiunto il rifugio in circa 2h15' da Colfosco è il momento di tornare sui propri passi fino alla forcella Ciampëi (2366 mslm) e proseguire sul sentiero 2. Inizia qui un saliscendi di un'ora e mezza circa che porta a valicare le forcelle Crespëina e Cir.
Notevoli i momenti panoramici: in circa trenta minuti si arriva infatti al laghetto di Crespëina, poco più a valle del sentiero, nel quale si specchiano le Dolomiti.
Vale davvero la pena fermarsi un po' ad ammirare questo spettacolo.
La forcella Crespeina, raggiunta con un'impegnativa ma breve salita (50' da forcella Ciampëi), apre invece le porte della val Chedul, un bellissimo anfiteatro dolomitico, profondo come un canyon.
Costeggiata la testata della val Chedul il sentiero porta alla forcella Cir (2462 mslm) che apre le porte ad un sottogruppo del Puez che sembra uscito da una fiaba. Si cammina tra pinnacoli dolomitici di varia forma e dimensione, lo sguardo è rapito in ogni direzione, ad ogni passo. Davvero bellissimo.
Sullo sfondo, poi, riappare il gruppo Sella con le sue cime più iconiche, su tutte il Pisciadù.
Raggiunta la Baita Jimmy (2223 mslm, circa 4h30' da Colfosco, 2h20' dal rifugio Puez) si seguono il sentiero 8 e poi l'8B per rientrare a Colfosco.
La discesa, evitando il passaggio da Utia Forcelles e il ritorno al rifugio Edelweiss, richiede circa 1h30' ed avviene tra boschi di mughi, ampi prati ai piedi delle pareti del gruppo Puez (i Pra da Tru) e di nuovo un fitto bosco di conifere fino alle porte di Colfosco, dove - seguendo le indicazioni con il pittogramma della chiesetta - si fa rientro al punto di partenza. Si passa anche da una "fattoria dolomitica" dove - volendo - portare i propri bambini!
Nella mappa Kompass, in verde i rifugi Puez e Jimmy, sottolineate in giallo le tre forcelle attraversate.
RIFUGIO GARDENACCIA
La passeggiata al rifugio Gardenacia (2050 mslm) può partire dal centro di La Villa, a circa 1430 metri di quota, seguendo le indicazioni del sentiero 11 che guidano dal paese fino ai boschi che lo circondano. I primi trecento metri di dislivello, però, si possono "evitare" se si prende la seggiovia che, sempre da La Villa, conduce fino a circa 1700 metri di quota.
All'arrivo della seggiovia Gardenaccia si propongono due alternative: il sentiero 5 ed il sentiero 11, che prosegue sul segnavia in arrivo dal paese.
Il 5 è quello meno ripido pur presentando diversi tratti abbastanza impegnativi ed un suggestivo passaggio tra le rocce in cui ogni passo è faticoso!
In poco meno di un'ora, comunque, si raggiunge lo scenografico rifugio Gardenaccia dove rilassarsi contemplando il panorama già intravisto salendo: la Marmolada, le Dolomiti di Santa Croce e, a dominio del rifugio, il Sassongher e la Para da Giai.
Il rifugio Gardenacia può essere un punto intermedio per passeggiate più ambiziose come la traversata fino al rifugio Puez o la conquista del Sassongher (rigorosamente per escursionisti esperti) o per un'escursione solo leggermente impegnativa come quella diretta al Col Piö Alt dove godere di un panorama ancora più ampio.
Volendo, peraltro, a metà strada verso il Piö Alt ci si può accontentare di un fortunato prato da cui abbracciare infiniti orizzonti dolomitici: dalla Montejela di Sennes all'Averau, dal Civetta al Sasso delle Nove.
Una passeggiata facile quanto gratificante!
OSPIZIO DI SANTA CROCE
Verso l’Ospizio di Santa Croce, situato a 2045 metri di altitudine, letteralmente ai piedi dell’omonima vetta (Sasso della Croce o Sas dla Crusc in ladino), convergono tre percorsi devozionali (vie crucis) contrassegnati dai segnavia 7, 13 e 15. Si potrebbe anche arrivare in funivia, utilizzando l’impianto in due tronconi che parte dal centro di Badia, ma è senz’altro più piacevole camminare e godersi il panorama man mano che si prende quota.
La variante più interessante è quella che prende le mosse da Rudeferia, nucleo rurale sopra La Villa e San Cassiano, a circa 1700 mslm, e segue il segnavia 15.
Si tratta di una passeggiata che alterna momenti di severo impegno a lunghi tratti poco faticosi ed offre affacci sia verso sud (bellissima, proprio in partenza, la vista sul gruppo Sella) sia verso ovest (con il Sass de Putia a dominare la scena). Giunti in prossimità della meta si apprezza, come detto, l’imponenza delle pareti delle Dolomiti: le cime svettano quasi mille metri più in alto!
Prima di rientrare si può valutare una discesa verso i bucolici prati di Armentara, impreziositi – fino alla metà di luglio – da pittoresche fioriture. Attenzione però: la discesa fila veloce ma per rientrare al punto di partenza sarà necessario ripercorrere il percorso in severa salita, senza trascurare la lunga camminata per rientrare a Rudeferia!
Secondo la leggenda, in questo Ospizio sarebbe vissuto l’eremita conte Volkhold di San Lorenzo di Sebato che fece erigere la chiesa dopo aver fondato il convento di Sonnenburg nel 1039. La chiesa attuale fu consacrata il 18 maggio 1484 dal vescovo di Bressanone. Dopo il 1650 l’edificio fu ingrandito e affrescato e fu collocata la statua di Gesù che porta la croce. Nel 1711 il vescovo donò al santuario una reliquia della Santa Croce. L’imperatore Giuseppe II predispose la chiusura della chiesa nel 1788. Nel 1839 il vescovo Bernhard Galura consacrò nuovamente il santuario. L’ultimo restauro sisale agli anni 1983/84, in occasione del quinto centenario di consacrazione.
Aprendo la mappa, l'accesso all'Ospizio Santa Croce da nord e da sud, da Rudiferia e da La Val.
TRU DLES VILES
Una piacevole camminata, lunga ma priva di grandi asperità, consente di ammirare sia lo scenario bucolico del fondovalle sia l’imponenza delle pareti dolomitiche che chiudono ad est l’Alta Badia. Gran parte dell’escursione si svolge su stradine asfaltate ma poco trafficate: sono itinerari di collegamento tra i masi, percorsi sostanzialmente solo dagli abitanti.
Il Tru dles Viles, come suggerisce il nome, è però dedicato alla scoperta di alcune peculiarità della classica architettura ladina, ben rappresentata nelle “viles” ovvero i tradizionali nuclei rurali badioti.
Da La Villa si seguono le indicazioni “Tru dles viles – Badia”. Si scende verso est, fino al torrente Gran Ega ("grande acqua" in ladino), poi, attraversato il ponticello, si sale verso sinistra al maso Cianins. Proseguendo in direzione nord, su una stradina asfaltata, si passa per i masi Craciorara e Fistì, fino all‘incrocio con la strada che porta a Castalta. Qui si prende la sinistra e si segue la stradina in leggera discesa, fino ad una successiva biforcazione. In questo punto si imbocca, sulla destra, la strada verso i masi Sotrù e Oies, dove si può visitare la casa natale del santo Giuseppe Frenademez.
Sempre nella stessa direzione, seguendo le indicazioni “Tru dles viles – Badia” si raggiungono i masi Frëinademez e Rainé, per arrivare, dopo aver attraversato un bosco, ad un‘altra biforcazione.
Da qui, scendendo verso sinistra costeggiando i masi Alfarëi, Ruac, Fussè e Coz si arriva a San Leonardo/Badia (1h 30min.).
Per tornare a La Villa si può scendere a Badia/Pedraces e prendere l’autobus di linea.
Chi invece volesse proseguire a piedi potrà imboccare la stradina sulla sinistra dietro la chiesa di San Leonardo per seguire, in leggera salita, l’indicazione “Tru dles viles – La Villa”. Dopo aver passato il maso Anvì, si segue la stradina sulla destra verso il maso Adan con l’indicazione per La Villa, che porta verso il torrente per proseguire fino a località Altin, da dove risalire verso il centro di La Villa (lungo il sentiero 3).
Altre due pagine di trekking, nei dintorni delle località dell'Alta Badia, sono raggiungibili cliccando:
- qui per La Val, terra di escursionisti
- qui per Longiarù e la sua valle, a breve distanza da San Martino in Badia
Su www.cicloweb.net inoltre:
- alla scoperta della vicina Longiarù, villaggio degli alpinisti,
- itinerari da pedalare tra le Dolomiti dell'Alta Badia,
- guida all'Alta Badia alla sua storia, alla natura ed alla cultura
E d'inverno? Le ciaspolate di www.ciaspole.net in Alta Badia ed a Longiarù (clicca) all'interno della sezione dedicata alla provincia di Bolzano!
Altre informazioni escursionistiche:
Consorzio Turistico Alta Badia
www.altabadia.org