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Il rifugio Tuckett (scorri la gallery!)
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Cascate d'Amola
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Un'altra immagine delle cascate d'Amola, in val Nambrone
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Al passo Bregn de l'Ors, tappa intermedia verso i XII apostoli se si scende dal Doss del Sabion
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Cascate Nardis
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Panorama sulle Dolomiti di Brenta dai dintorni del rifugio Cornisello
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Anfiteatro dolomitico attorno al rifugio Dodici Apostoli
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La Presanella dal rifugio Dodici Apostoli
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Arrivando al rifugio Dodici Apostoli
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Dolomiti di Brenta dal Lago Nero (val Nambrone)
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Cascate Lares
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Tramonto da malga Ritorto: le Dolomiti di Brenta (attorno al Brentei ed all'Alimonta)
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Bocca di Tuckett al tramonto
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Bocchetta del Cannone
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Sopra il rifugio Carè Alto
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Val di Borzago
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Alta val Genova
Trentino

Passeggiate in Val Rendena

Pinzolo ed i centri della val Rendena sono posti ad altitudini poco elevate (si passa dai 550 mslm di Tione agli 804 mslm di Carisolo) ma sono punti di partenza per escursioni estremamente interessanti. E' quasi sempre necessario, ovviamente, raggiungere punti di partenza a quote più elevate lungo le valle laterali, percorrendo anche strade forestali o di servizio ad alcune malghe in quota.


RIFUGIO XII APOSTOLI
Il rifugio è meta ambìta e rinomata tra i frequentatori della val Rendena. E' forse uno dei rifugi più iconici della montagna trentina.
Il rifugio Fratelli Garbari ai XII Apostoli si trova a 2489 metri di quota in un vero e proprio anfiteatro naturale creato dalle Dolomiti di Brenta ed aperto verso i gruppi del Carè Alto, Presanella ed, in lontananza, dell'Ortles Cevedale.
La via per salire al rifugio XII Apostoli più frequentata è il sentiero 307 che sale dal Lago Asciutto, poco sopra il lago di Valagola.
Per arrivare al Lago Asciutto ci sono almeno tre opzioni.
Si può partire dalla Valagola, appunto, lasciando l'auto alla sbarra (3 ore) o più a valle, al Vivaio Brenta, a seconda dell'affollamento della valle (3h30').
Si può partire dal Doss del Sabion, raggiungibile in funivia e seggiovia da Pinzolo, mettendo però in conto che il dislivello in salita aumenta di trecento metri perché al ritorno si dovrà tornare ai 2100 metri di altitudine del punto di partenza (3 ore).
Si può, infine, partire da malga Movlina seguendo le indicazioni per il sentiero 307 (2h45').
Attenzione ai parcheggi di Valagola e malga Movlina: verificare accessibilità, disponibilità di posti e costi sul sito del Parco Naturale Adamello Brenta!
A monte del lago di Valagola ci si ricongiunge con il sentiero descritto poco sopra.
Dal Lago Asciutto si può alzare lo sguardo e riconoscere, ottocento metri più in alto, la sagoma del rifugio.
Si continua a camminare in piano attraverso un prato e poi in salita su un pietraio che conduce ai piedi dell'ascesa vera e propria. Il sentiero ora letteralmente si inerpica e prende quota rapidamente: un tratto è attrezzato con una corda di sicurezza (non serve assicurarsi, la corda è una sicurezza in più ed uno stimolo a non distrarsi). Questo tratto prende il nome di "Scala Santa".
Oltre la "scala" il sentiero aggira un pietraio e si porta ai piedi di alcuni massicci rocciosi in cima ai quali si trova il rifugio: proprio dopo una serie di balze sulle rocce, si arriva al XII Apostoli.
Il sentiero è senz'altro impegnativo ma, con le ovvie differenze nei tempi di percorrenza, può essere percorso da chiunque abbia un po' di allenameno ed esperienza.
Da malga Movlina c'è un'ulteriore variante: si può salire lungo la più impegnativa val di Sacco che consente di arrivare al rifugio con una discesa finale, passando prima per il passo Dodici Apostoli (3h15'). Partendo da malga Movlina si può pensare di concatenare le due vie di accesso realizzando così un bel percorso circolare. 
L'ultima domenica di luglio il sentiero è molto frequentato: si svolge una Messa in ricordo dei caduti della montagna. A pochi metri dal rifugio, infatti, una suggestiva chiesetta scavata nella roccia è dedicata proprio a chi ha perso la vita tra i monti. La storia di questa chiesetta è raccontata qui: www.cicloweb.net/news/la-chiesetta-dei-dodici
Ma il nome Dodici Apostoli da cosa nasce? Deriva da alcune rocce nei pressi del passo che chiude la val di Sacco: ai più fantasiosi sembrarono dodici uomini in preghiera e - nel Cristianesimo - al numero dodici si collegano immediatamente gli Apostoli. Così fu dato quel nome al passo, poi alla cima sovrastante ed, infine, al rifugio che in realtà è dedicato ai fratelli Garbari. I due, Carlo e Giuseppe, ad inizio Novecento, finanziarono la costruzione del rifugio, inaugurato nell'agosto del 1908 (il nome corretto è quindi rifugio Fratelli Garbari ai Dodici Apostoli).


LAGO DI LARES
L'itinerario descritto è molto impegnativo e la sua percorrenza può richiedere anche cinque ore agli escursionisti esperti ma fuori allenamento. Decisamente sconsigliata la percorrenza a chi non è allenato e a chi si muove in solitaria: chi non conosce la zona, infatti, può perdersi molto facilmente.
Si parte di fronte ad un punto informativo del Parco Naturale Adamello Brenta in val Genova, oltre il rifugio Fontana Bona, poco prima dell'inizio della serie di tornanti che conduce a Ragada e poi al rifugio Bedole.
L'itinerario si può dividere in tre momenti: la prima rampa che supera un dislivello di ottocento metri portando alla malga Lares, il successivo tratto in semipiano lungo il rio Lares e la salita finale che porta al lago Lares, ai piedi del ghiacciaio omonimo ed al cospetto delle innevate cime del Carè Alto e del Crozzon di Lares.
La prima parte sale ripidamente e continuativamente nel bosco, con pochi cambi di pendenza, e termina alla malga Lares, dove si trova anche una fontanella. Il sentiero, proprio per la difficoltà che la sua percorrenza richiede, è poco frequentato e dunque talora la vegetazione può nasconderne alcune parti.
Oltre la malga si continua a camminare, per un buon tratto in piano, lungo il corso del Rio di Lares: si osserva come la val di Lares abbia le tipiche caratteristiche di "valle pensile": infatti, il suo corso viene bruscamente interrotto proprio nei pressi della malga dove il Rio "precipita" verso il fondovalle della val Genova, dando luogo ad una serie di cascate molto affascinanti.
Dopo il tratto in piano, utile per rifiatare, si riprende a salire verso il lago di Lares: la vegetazione presto abbandona il sentiero, si superano i duemila metri di quota e si prosegue tra prati, rocce e sfasciumi. Non è raro individuare resti e segni dei lavori di fortificazione che hanno interessato la zona durante la Grande Guerra.
Dopo aver superato il dislivello, al cospetto di imponenti cime, si scorge lo sbarramento naturale che ha dato origine al lago e presto si giunge sulle rive dello specchio d'acqua. Triste osservare foto anche recenti: il ghiacciaio prosegue un ritiro inesorabile quanto rapido.
Prima di rientare, può essere interessante effettuare un giro attorno al lago per ammirarne il microcosmo: verso sud, il ghiacciaio (prestare attenzione ed evitare di camminare sul ghiaccio che oramai è però molto distante dal lago), sugli altri lati i piccoli rivi che confluiscono nel lago.


LAGHI DI SAN GIULIANO
Itinerario che regala le massime emozioni in autunno. Si accede a questi due piccoli laghi alpini da diverse vie ma la soluzione più consigliabile è un percorso circolare attorno alla Bocchetta dell'Acqua Fredda.
Si parte da malga Diaga, a poco più di 1400 metri di quota, con un bell'affaccio sulle Dolomiti di Brenta.
Il sentiero 230 sale con ripide balze nel fitto bosco di abeti fino a raggiungere un nuovo alpeggio, malga Campo, a circa 1700 mslm. Maestosa svetta la Presanella con il suo ghiacciaio meridionale, in fase di forte ritiro.
Inizia qui un lungo tratto poco impegnativo, tra morbidi saliscendi e tratti pianeggianti: si domina dall'alto la val Genova e si scorgono anche le impetuose cascate Nardis.
Dopo alcune decine di minuti il tracciato torna a farsi impegnativo: gradoni e tratti pendenti elevano fino alle malghe di San Giuliano dove si ha un bell'impatto visivo con le più alte vette del gruppo dell'Adamello.
Spicca la sagoma del Carè Alto, affiancata da un bel ghiacciaio: questa vista sarà presto nuovamente nascosta da rilievi più modesti, ma più vicini.
Ancora qualche passo e si raggiungono i laghi di Garzonè e San Giuliano: in autunno l'incanto di riflessi e colori è massimo!
Giunti al rifugio di San Giuliano si può decidere se rientrare sui propri passi oppure proseguire. La direzione è ben marcata da un sentiero molto battuto che risale il versante a sud-est del rifugio. Si raggiunge la bocchetta dell'Acqua Fredda, a 2184 mslm, che regala una superba vista sulle Dolomiti di Brenta da una parte ed amplia lo sguardo sulla Presanella dall'altro. Un punto di osservazione davvero privilegiato!
Da qui solo discesa lungo il sentiero 221 - passando per malga Campostril ed il laghetto di Vacarsa - fino alla strada forestale da seguire fino a Diaga, punto di partenza del percorso circolare.


VAL NAMBRONE
Tra Pinzolo e Sant'Antonio di Mavignola stacca l'aspra strada della val Nambrone, amata e temuta dagli appassionati di bicicletta. La valle, in gran parte selvaggia, ospita diverse possibilità escursionistiche, dalle affollate passeggiate verso il Lago Nero (2250 mslm, mezz'ora dal rifugio Cornisello), al rifugio Segantini (2373 metri sul livello del mare, un'ora a partire dal parcheggio di malga Vallina d'Amola), verso le Cascate d'Amola, una manciata di minuti dal rifugio Nambrone (circa 1350 mslm) alle solitarie e quasi pioneristiche esplorazioni come la camminata verso il passo Scarpacò.
Dal rifugio Cornisello, a 2120 mslm, parte una piacevole escursione verso il lago della Vedretta: posto a 2600 mslm questo piccolo specchio d'acqua prende il nome dalla "vedretta" (piccolo ghiacciaio) che ne caratterizzava la sponda occidentale prima di arretrare sensibilmente (sentiero 239). L'accesso al sentiero 239, diretto al lago, avviene costeggiando i laghi di Cornisello fino ad incrociare le indicazioni: la traccia prende quota con pendenze severe. Il dislivello di circa cinquecento metri viene colmato praticamente senza tratti in cui rifiatare. All'arrivo, le fatiche sono ripagate da un suggestivo ambiente "post-glaciale". Come detto, infatti, fino agli anni Novanta il ghiacciaio, o meglio la Vedretta, arrivava fino alle rive occidentali del lago. Oggi, invece, è difficile anche solo intuirne la presenza.
Al rifugio Segantini ed all'itinerario circolare che sfiora anche il Lago Nero abbiamo dedicato questa pagina del nostro blog, clicca qui: https://cicloweb.net/news/rifugio-segantini-e-lago-nero
Più di mille metri più in basso, invece, dal rifugio Nambrone, a 1300 mslm, un comodo sentiero pianeggiante conduce in pochi minuti alle belle cascate d'Amola e, da qualche anno, si può camminare sul sentiero didattico Amolacqua, gioco di parole che unisce Amola ed acqua e guida alla scoperta di un territorio dove sgorgano numerose sorgenti tra cui quella di una famosa acqua minerale, venduta in tutto il mondo.


VAL FOLGORIDA
Dalla Val Genova ai laghetti di Folgorida - 2505 mslm - sentiero 207
di Andrea Toffaletti

Tempo di percorrenza: 3h andata; 2½h ritorno
Difficoltà media
Interesse: naturalistico, storico e paesaggistico; il percorso si snoda in una delle più selvagge e meno frequentate convalli della zona dell'Adamello trentino, in ambiente grandioso. Fauna: è molto facile imbattesi in caprioli, marmotte e camosci. Se si è fortunati si può osservare l'aquila reale volteggiare nel cielo. Storia: in loco è facile trovare resti della Grande Guerra, specie nei pressi del passo delle Topette.
Note: percorso da affrontare con tempo sicuro (la valle infatti è priva di punti d'appoggio e/o ricovero in caso di maltempo) e di buon mattino.
Itinerario. Lasciata la macchina in una piazzola nei pressi del ponte sul fiume Sarca circa 600 m dopo le ultime case della località Ragada, lo si attraversa e si giunge in un prato poco distante dalla Casina Muta (1397 m). Tralasciando il sentiero che, tenendo la destra, porta alla baita, si costeggia il fiume in direzione SE, giungendo, dopo aver attraversato vari e caratteristici ponticelli, in un ampio prato fiorito. Attraversato il prato si svolta a destra (fare attenzione ai segnavia bianchi e rossi, spesso occultati dall'erba alta) e ci si immette nel bosco. Si sale tra abeti rossi su un sentiero ben visibile e con debole pendenza a mezza costa in direzione SE. I segnavia vanno seguiti con attenzione: dopo circa mezz'ora di cammino è necessario attraversare un canalone ed in prossimità di questo attraversamento il sentiero è di difficile individuazione. E' importante non lasciarsi confondere dai nastri (bianchi e rossi) appesi agli alberi della zona. Si attraversa il suddetto canalone ed il sentiero prosegue con minor pendenza sul versante della montagna. Il sentiero prosegue ora verso ovest entrando in val Folgorida. Una radura ci accoglie in prossimità di malga Cioch (1609 m - ore 1,15).
Ora il sentiero con notevole pendenza, si inerpica un un boschetto di carpini e betulle e, dopo numerose svolte giunge a ciò che rimane di malga Folgorida (1973 m - ore 2). I resti della malga sono difficilmente individuabili a causa della notevole vegetazione.
Il sentiero, lasciata la malga alla sua destra, continua a risalire il ripido pendio erboso tra radi esemplari di larice incurvati dalla neve e dalle intemperie.
Intorno ai 2200 m. il sentiero lascia il posto ai soli segnali e "ometti" di sassi, risalendo rocce montonate ricche di rivoli d'acqua, ed alcuni piccoli nevai. L'ultimo tratto di percorso avviene nella forra dell'impetuoso torrente che trae origine dal ghiacciaio di Folgorida (2450 m - ore 2 e 45). Usciti dalla forra del torrente ci si trova nella piccola valletta comprendente i laghetti di Folgorida. Una scritta su un grande masso ci avvisa che proseguendo a destra si giunge al passo Topette (2950 m - in un ora di percorso), mentre verso sinistra il sentiero ci conduce in pochi minuti ai laghetti.


RIFUGIO MANDRONE
Più veloce e frequentato, ma comunque impegnativo, risulta essere l'accesso al rifugio Mandrone, splendidamente affacciato sulle Lobbie e sul ghiacciaio dell'Adamello. Sorprende visitare - poco a valle del rifugio - il Museo Glaciologico Julius Payer: si può notare come sia stato repentino ed inesorabile l'arretramento del ghiacciaio.
La passeggiata colma un dislivello di circa ottocento metri: si sale dal rifugio Bedole, a 1640 mslm, percorrendo un ombreggiato sentiero (n. 212) molto tortuoso.
Quasi fuori dal limite del bosco, dopo la "sosta di mezza via", il percorso si fa meno sinuoso e sale più rettilineo tra le pietraie e gli sfasciumi d'alta quota.
Dal rifugio Mandrone, a 2450 mslm, si ha accesso ad alcuni valichi e diverse cime - più o meno impegnative - posti sul crinale di confine con la val Camonica: questi luoghi furono teatro della Grande Guerra, ambientazioni di immani tragedie e dolorosi perdite umane. Rimangono, sparse nel territorio, diverse testimonianze.


RIFUGIO CARE' ALTO
Più a valle di Pinzolo, e precisamente nei dintorni di Spiazzo e Pelugo, stacca la val di Borzago. Questo profondo incavo glaciale si può risalire percorrendo il faticoso sentiero 213. Si tratta di un'escursione assolutamente non banale che supera una grande varietà di ambienti passando dal fondovalle (si parte da Pian della Sega, a meno di 1400 mslm) ai prati d'alta quota fino agli sfasciumi ed alle pietraie a monte del rifugio. Volendo, si può procedere fino alla cosiddetta Bocca del Cannone, affacciata sul ghiacciaio di Lares.
Nonostante l'impegno richiesto il sentiero è comunque frequentato durante la stagione estiva ed è ben battuto. Non esistono praticamente momenti in cui respirare: si sale sempre. Prima si prende quota nel bosco, distratti da alcune fragorose cascate, poi si attraversa qualche radura, passando per antiche malghe, poi si procede, sempre in salita, in campo aperto mentre la vegetazione si fa sempre più rada e pionieristica. Oltre il rifugio, solo rocce!
Su queste montagne infuriò la Grande Guerra: una traccia evidente ed accessibile di questo periodo storico è la chiesetta accanto al rifugio, costruita dai soldati russi fatti prigionieri dagli Austriaci. Tutt'attorno, per decenni, si sono susseguiti ritrovamenti di ordigni bellici, materiale di risulta, brandelli di divise ed altro ancora. Ovviamente, in particolare, tra le due guerre e dopo il 1945 l'attività dei "ricuperanti" aveva ridotto all'osso la presenza di materiale bellico.
La bocchetta del Cannone, invece, è una testimonianza ben visibile di quell'epoca.
Chi non teme la fatica ed ha modo di organizzarsi può studiare un attraversamento dei valichi d'alta quota scendendo in val Genova, passando per la val Seniciaga, o in val di Fumo, passando per il passo delle Vacche.


VAL SAN VALENTINO
Poco nota e poco frequentata questa valle solitaria prende il nome dal santuario che si trova poco a monte di Villa Rendena, sulle ripide rampe della strada di fondovalle.
Oltre il santuario la strada lascia il posto ad un lungo sentiero (n.224) che tra boschi, prati ed alpeggi conduce fino alle pietraie che segnano il confine orografico tra il Sarca ed il fiume Chiese. Escursione impegnativa e quasi interminabile, per chi ama la riservatezza verso il più antico valico tra val Rendena e val di Fumo.

Si veda, per completezza, anche la pagina relativa agli itinerari in partenza da Madonna di Campiglio, dove sono descritte anche le vie di accesso ai tanti rifugi del Brenta.

Su www.cicloweb.net
- itinerari per pedalare in bicicletta e mountain bike in val Rendena, a Pinzolo e Madonna di Campiglio;
- percorsi e passeggiate nelle Dolomiti di Brenta,
- una pagina dedicata ad un'escursione verso il ghiacciaio dell'Adamello
- guida alla val Rendena ed a Pinzolo
guida a Madonna di Campiglio

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