passeggiate ed escursioni dal Tagliamento alle Dolomiti Friulane
Tranquilla e panoramicamente posta ai piedi delle Dolomiti più selvagge, Forni di Sopra è tra i primi "borghi" a far parte del circuito delle Alpine Pearls. Anzi, è uno dei paesi fondatori di questo sistema di località che offrono un'accoglienza a misura d'uomo, il più possibile sostenibile e rispettosa dell'ambiente e del paesaggio.
Gli scenari alpini, l'ampiezza della valle, le Dolomiti Friulane, il fiume Tagliamento (definito il fiume "più naturale d'Europa"), la virtù di essere un comune a zero impatto ambientale che soddisfa il fabbisogno energetico con due centrali idroelettriche unite a un impianto di tele-riscaldamento biomassa forestale: tutto questo è Forni di Sopra, una base ideale per chi vuole camminare o pedalare regalandosi emozioni panoramiche indimenticabili. Trovano soddisfazione sia le famiglie sia i più intrepidi escursionisti visto che diversi sentieri sono davvero... avventurosi snodandosi tra ghiaioni e sfasciumi.
Forni di Sopra era un borgo rurale e queste caratteristiche si possono ancora ammirare passeggiando nel centro storico e nelle borgate dove sorgono le tipiche abitazioni con la parte inferiore in pietra e quella superiore in legno, con poggioli e scale esterne. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, poi, Forni di Sopra ha scoperto la vocazione turistica.
Le aguzze guglie delle Dolomiti Friulane arrivano a toccare i duemilaseicento metri di altezza e dominano maestose il paese il cui centro amministrativo è posto a poco più di novecento metri di quota.
D'estate, con i prati verdi punteggiati di fiori colorati ed erbe spontanee, il paesaggio del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, Forni di Sopra si trasforma in una riserva incontaminata e selvaggia. Una fitta rete di sentieri di vari gradi di difficoltà, percorribili a piedi, in mountain bike o a cavallo, conducono i visitatori in innumerevoli escursioni, alla scoperta di flora e fauna: dalle passeggiate rilassanti adatte anche alle famiglie fino ai trekking, ai percorsi alpinistici più impegnativi ed alle ferrate.
La località montana offre anche la possibilità di visitare un singolare sito archeologico: i resti del castello di Sacuidic, antico maniero del XII-XIII secolo, sulla sponda sinistra del fiume Tagliamento, che fu dato alle fiamme verso la fine del '200 e fu probabile sede di una zecca clandestina. Ancora oggetto di scavi e restauri, dal sito sono stati portati alla luce frammenti di ceramiche e vetro, oggetti in metallo e antiche monete.
Passeggiate semplici e impegnative escursioni sono l’offerta davvero completa per chi vuole trascorrere qualche giornata a Forni di Sopra e nella valle del Tagliamento.
MALGA TARTOI
Situata a 1711 mslm, ai piedi del Piova e del Tiarfin, malga Tartoi – anche se ristrutturata e ammodernata – rispecchia lo stile tipico delle malghe di quest’angolo della montagna friulana.
Cosa si intende per tipico? La struttura in pietra incassata nel terreno, ad esempio. E il legno di larice al piano superiore, sormontato da un tetto in scandole. Tradizionalmente, al piano terra si lavorava il latte e si trovavano la cucina e la dispensa mentre al piano superiore, con accesso dall’esterno, si trovavano le camere, in posizione aggettante, a creare un porticato sulla facciata principale. Mantiene lo stile anche il ricovero del bestiame così come “strategica” è la disposizione del ciottolato del cortile, posizionato in modo tale da far defluire pioggia e deiezioni della mandria.
A malga Tartoi si arriva camminando sulla forestale contrassegnata dal 208. Si imbocca la via che parte dalla Piazza Centrale di Vico (907 mslm) e si continua, comodamente ma con un po’ di fatica, per circa due ore e trenta minuti. Unico bivio a quota 1500 metri circa: a destra si lascia la deviazione per malga Tragonia, che rappresenta un'altra destinazione escursionistica.
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CLAP VARMOST
A breve distanza dalle piste che d’inverno costituiscono il comprensorio sciistico di Forni di Sopra si trova questa montagna, alta 1754 metri, sulle cui pendici trova spazio anche una ferrata sportiva. Questo monolite, solitario, è chiamato dai valligiani “al clap” ed ha una certa valenza storica e simbolica dal momento che in passato vi si tenevano falò propiziatori. Il panorama spazia dalle Dolomiti Friulane al Clap Savon, dal Pramaggiore ai Monfalconi, dal Cridola alle Dolomiti Cadorine fino a raggiungere anche le Tre Cime di Lavaredo.
Dalla frazione di Vico (907 mslm) si sale alla località “Chianeit“, per poi continuare sulla strada forestale (segnavia C.A.I. 207) che porta in malga aggirando da sudovest la mole del "Clap". Passato In Som al Picol (1445 mslm), dove si trovano il rifugio La Baita e la prima stazione degli impianti a fune, si prosegue lungo la strada che si snoda lungo la pista da sci verso i pascoli, fino ai ai 1634 mslm dell’insellatura di Senas.
Qui invece di proseguire per la soprastante casera si volta a destra per umidi prati, dove un’indicazione segnala il sentiero, poi nell'abetaia si sale il gibboso costone del Clap: in breve si è in cima.
In tutto 2h30’ dal paese con la possibilità – nei mesi di apertura – di sfruttare gli impianti e ridurre di molto il tempo di salita.
MONTE SIMON
Anche per questa cima è possibile usufruire degli impianti di risalita e ridurre le fatiche. Partendo da valle, invece, si inizia a camminare dai 907 mslm di Vico per salire lungo i prati di Pradas, superare il ghiaione, lasciarsi alle spalle la stazione della seggiovia e proseguire sulla forestale per malga Varmost. Il 207 conduce alla casera, a 1758 mslm, e da lì si prosegue in salita lungo la pista da sci e risalendo il canalone per forcella Tarondon, ai piedi dei monti Crusicalas e Simon. Un costone erboso chiude la camminata risalendo il rilievo fino alla vetta. Vastissimo il panorama, simile a quello già descritto per il Clap Varmost, ma ancora più ampio vista la superiore quota raggiunta: la vetta, infatti, è alta 2123 metri!
TROI DAL VON
Anche se significa “sentiero dell’avo” questo percorso è recente: risale infatti al 2006 quando fu tracciato dal Parco delle Dolomiti di Friulane.
Impegna per poco meno di due ore e segue i segnavia 367 e 371.
La descrizione nelle parole di www.for-adventure.it/
Dal parcheggio di Santaviela (davanti alla stazione della seggiovia Varmost) si risale la pista forestale di fondovalle seguendo il Tagliamento verso monte fino al ponte Davaras, dove si segue la strada per il rifugio Giaf e si raggiunge la tipica fornace da calce ottocentesca recentemente restaurata.
Poco dopo in località Borsaia, si attraversa il torrente e si risale la valle Lavinal dal Ors lungo la carrareccia (sentiero CAI 367) sino alla ultima grande briglia che si attraversa a monte dove inizia il Truoi dal Von. Risalendo il pendio si incontrano i resti di una prima carbonaia e poi il primo punto panoramico con ampia visione sui ghiaioni del Lavinal (con antiche e recenti opere di consolidamento), sulle verticali pareti delle Dolomiti Friulane: spiccano forcella Scodavacca e gruppo del Cridola. Si prosegue ai margini dei resti di una seconda carbonaia, attraverso un bosco misto di faggi ed abeti fino a scavalcare la forcella dei Tuis per sostare, poco più avanti sul punto di osservazione più alto del tragitto con vista sui pendii del Varmost, malga Tragonia e gruppo del Tiarfin. Poco più in basso si trova una panchina che consente una sosta con vista sulle Tre Cime di Lavaredo e subito dopo il terzo belvedere da cui si ammirano i gruppi dolomitici del Cridola e dei Monfalconi. Il sentiero prosegue in discesa nel bosco fino al quarto belvedere, un balcone aperto sull’abitato fornese e l’alta Val Tagliamento; infine presso il caratteristico Clap dal Von si raggiunge l’ultimo punto panoramico sul monte Cimacuta. Si scende ancora attraverso il bosco fino alle baite di Pocagneit, si attraversano doline e ghiaioni fino a inoltrarsi tra i Clapòns (massi) di Soraruoi. Raggiunta la pista forestale e svoltando a destra si percorrono i gradini in discesa del “Sentiero dei bambini”; giunti al Puont (ponte) dal Sirai si attraversa il Tagliamento e si rientra al parcheggio di Santaviela.
Nel mese di giugno, lungo il Truoi dal Von, è possibile ammirare le fantastiche Cypripedium Caceolus dette "scarpette della Madonna", un'orchidea selvatica molto rara che riesce ad incantare qualsiasi osservatore”.
E il nome del percorso? L’avo che richiama il nome è quello che dà il nome al Clap dal Von, “il sasso dell’Avo”, attorno al quale si sviluppa la camminata.
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TRUI DA SCLOPS
Dopo le orchidee si resta in tema floreale: infatti, “trui da sclops” significa “sentiero delle genzianelle” in lingua friulana.
Per percorrere il Truoi dai Sclops, si parte dall'abitato di Forni di Sopra e precisamente dalla località Davost (900 mslm) , dove si può parcheggiare l'auto per proseguire a piedi lungo la strada forestale (indicazioni per il rifugio Flaiban-Pacherini) fino al sentiero della val di Suola (CAI 362) che conduce al rifugio ricostruito ed ampliato nel 2007 (1587 mslm).
Dal Rifugio Flaiban Pacherini si può proseguire per il sentiero CAI 362 che scavalca il Passo del Mus (2063 mslm), scende pochi metri sul versante sud e si collega al sentiero CAI 369; oppure, lasciato il sentiero CAI 362, si sceglie il sentiero che sale il Palon di Suola e giunge direttamente alla Forcella Fantulina alta dove si unisce con il CAI 362 per arrivare alla forcella dell’Inferno (2175 mslm). In entrambi i casi questa è la parte più faticosa del Truoi dai Sclops ma che spesso viene ripagata con l’avvistamento di stambecchi, camosci e della pernice bianca che frequenta questi ripidi versanti.
Dalla forcella dell'Inferno si scende nella selvaggia val di Brica, si scavalca quindi l’omonima forcella (2088 mslm) per scendere infine nelle suggestive praterie alpine di Canpuros dove si trovano una sorgente d'acqua cristallina ed un antico ricovero in tronchi. Camminare sul vellutato prato di Canpuros (o Campuross) è un'esperienza straordinaria: il silenzio, il profumo dei fiori, l'avvistamento (quasi certo) di camosci o stambecchi, rendono questo posto veramente magico. L'istinto sarebbe quello di togliersi gli scarponi e camminare scalzi in questa prateria alpina a 1900 metri di altitudine.
Continuando il Truoi dai Sclops, si inizia la discesa lungo una valletta tra mughi e radi larici fino un bivio che ci permette una sosta alla ormai vicina Casera Valbinon (o Val Menon, 1778 mslm) e a cui si torna per percorrere il traverso panoramico sulla Val Cimoliana e sulla Cima dei Preti, tra fitti mughi fino alla Forcella Urtisièl (1990 mslm). Dalla forcella il sentiero scende prima lungo un ghiaione, piega quindi a sinistra, supera un crinale e scende infine al rifugio Giaf (1400 mslm).
Dopo una meritata sosta in rifugio sia il sentiero CAI 346 sia la strada forestale consentono un agevole ritorno a Forni di Sopra.
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Lungo questo percorso, ogni anno, viene organizzata una gara di corsa non competitiva denominata Trail delle Dolomiti Friulane, l'evento richiama molti podisti ed escurionisti che vogliono sfidarsi sul Truoi dai Sclops, uno dei percorsi più suggestivi e selvaggi delle Dolomiti Friulane
RIFUGIO GIAF
A 1400 metri di altitudine, in un pianoro erboso, il rifugio Giaf è una delle mete più frequentate dagli escursionisti di stanza a Forni di Sopra. Il rifugio risale al 1947: fu realizzato dal Comune ed i lavori durarono circa sette anni mentre la vicina chiesetta è del 1949 e fu edificata da Dino Cella in onore del fratello Erminio morto sul Pal Piccolo.
Giaf significa “incavo” ed è attribuito al rifugio, alla valle ed al torrente: sinonimi sono catino, depressione, avvallamento, vallone ghiaioso o erboso. L’etimologia é legata principalmente all’enorme forcella che si apre tra Monfalconi e Cridola che per i Fornesi é semplicemente la Forcia, mentre dai confinanti cadorini é chiamata forcella Scodavacca. Nessun riferimento "bovino", il significato si presume derivi da “scolum acquae“, per la sua eminente funzione di spartiacque tra Piave e Tagliamento. Anche oggi, quindi, permane una diversità di vedute tra i due versanti se è vero che nell’Ottocento a Forni era detta "forcella dei francesi" ed a Domegge di Cadore "forcella dei tedeschi".
Il rifugio - che nacque come punto di appoggio per i tanti alpinisti che si cimentavano con le pareti dei Monfalconi e del Cridola - si raggiunge in meno di un’ora dal parcheggio dedicato e si può contattare telefonicamente ai numeri 0433/88002 e 338/7856338 oppure via e-mail: info@rifugiogiaf.it. Il sito web del rifugio è www.rifugiogiaf.it
Come anticipato, dalla statale verso il passo della Mauria (SS52 Carnica) si incrocia, in località Tarmaù, la strada di Giaf da percorrere fino all’area di sosta: il proseguimento avviene sia sulla strada bianca sia sul sentiero 346 che costeggia il torrente regalando panorami suggestivi ed una salita più immersa nella natura.
Numerosi gli accessi alternativi – ad esempio lungo il 341 dal passo della Mauria, che richiede circa tre ore di cammino – e le traversate verso altri rifugi di questo selvaggio settore dolomitico.
Tra queste, quella verso il rifugio Flaiban Pacherini lungo il Truoi dai Sclops di cui si è parlato poco sopra: si cammina per sei ore seguendo i segnavia 361, 369, 367, 362.
OLTRE IL RIFUGIO GIAF
Così facilmente raggiungibile, il Giaf non può che essere che un punto di appoggio per chi in montagna è abituato a camminare.
L’obiettivo più ovvio, per chi frequenta Forni, è la già citata forcella Scodavacca, o forcella Giaf, che separa il Cridola dai Monfalconi. Protagonista di svariate vedute dal fondovalle, è una delle destinazioni più amate da chi frequenta Forni di Sopra. Curiosamente, a Domegge di Cadore veniva chiamata Forca dei Tedeschi mentre a Forni di Sopra “fursiela dai franseis” (forcella dei francesi). Ed ancora oggi sui due versanti sono diffusi due nomi diversi. Chissà perché!
Oltre il rifugio Giaf si cammina sul 346 per raggiungere la forcella che segna il confine con il bacino del Piave: da qui, infatti, si può scendere al rifugio Padova e da lì fino a Domegge di Cadore. Facile descrivere l’itinerario da seguire, impossibile raccontare l’emozione di camminare ai piedi di queste Dolomiti, forse meno “firmate”, come direbbe un friulano di Erto (Mauro Corona), ma non meno affascinati. Anzi, forse proprio perché più selvagge ed incontiminate il loro fascino è ancora superiore!
Destinazione ambiziosa, quanto panoramica, è invece il bivacco Vaccari, a 2176 metri di quota e distante circa 3h30’ di cammino dal rifugio. Dal Giaf si prosegue sul 340 fino al Boschet, 1710 mslm. Si continua in direzione ovest inoltrandosi nell'alta valle del torrente Fossiana: tagliando i ghiaioni, il sentiero sale verso il Valò. Giunti sui prati (a 1874 metri di quota), sotto l’imponente mole del Valonut, si sale verso destra, verso la fessura della Mescala che porta ai piedi del Valonut e di lì alla forcella Cridola, a breve distanza dal bivacco, raggiungibile per tracce di sentiero. Il bivacco fu posizionato nel 1978 e, pur se non in condizioni impeccabili, svolge il suo compito nel supportare chi si dedica alla conquista delle cime della zona: dalla sua porta si ammira la parete nord del Cridola, simbolo della zona.
Altro bivacco è il Marchi Granzotto. Sul 342 si sale su scalini e ghiaia verso sud, lasciandosi a sinistra il 361 e poi a destra la traccia dell’anello di Bianchi fino alla forcella del Cason, alta 2240 metri che già sarebbe un’ottima destinazione finale. Volendo scoprire il bivacco, o magari disegnare itinerari circolari di più ampio respiro e notevole impegno fisico, vi si può scendere con un traverso a mezza costa sopra l’ampio catino della val Monfalcon.
Si arriva in circa 3h30’ dal rifugio Giuf, 4h30’ dal relativo parcheggio: la discesa può essere effettuata passando per la forcella Dalas Busas (segnavia 354): si incontrano ghiaioni ideali per una discesa più rapida ma insidiosi per una salita comoda! Questo bivacco risale al 1962 (anche se a seguito di una slavina fu spostato) ed è dedicato a due caduti della Seconda Guerra Mondiale: Antonio Marchi e Lorenzo Granzotto, protagonisti di diverse conquiste alpinistiche in zona, caddero in battaglia nel corso del 1941, in Grecia.
ANELLO IGINIO BIANCHI
Più facile è l’anello di Bianchi, percorso circolare con un dislivello complessivo di trecento metri, a partire dal rifugio Giaf. Semplice ma panoramico, immerso in ambiente dolomitico, ricorda nel nome Coradazzi Iginio Bianchi, eroe decorato della Grande Guerra.
Il sentiero Anel di Bianchi è uno dei più suggestivi delle Dolomiti Friulane e d'Oltre Piave in quanto si sviluppa sotto le alte pareti rocciose dei Monfalconi e del Cridola. Il sentiero parte dal rifugio Giaf e prosegue seguendo il 346, solo inizialmente. Al primo bivio, evidenziato da una tabella, si prende il 340, verso sinistra, per attraversare un ombroso bosco di conifere fino ad un costone di mughi che si supera fino ad un punto panoramico. Continuando si raggiunge il pianoro del Cason del Boschet (a 1705 mslm) dove si trova un campaniletto eretto in memoria della guardia campestre Ermenegildo Antoniacomi "Canova" contenente quattro dipinti di artisti fornesi.
Dal pianoro del Boschèt è possibile svoltare a sinistra lasciando il sentiero 340 per aggirare il costone ed ammirare il grande e selvaggio versante del Valonùt di Forni, dove non è raro avvistare branchi di camosci. Rientrati al Boschet si prosegue lungo l'anello di Bianchi. Lasciato il campaniletto, si scende lungo il tracciato distratti dalle alte guglie dei Monfalconi, l’intaglio della Forcella Giaf e dalla verticale Torre Spinotti.
Oltre ad ammirare la ricca e varia fioritura (in stagione) non è raro imbattersi in qualche ungulato. Alla fine della discesa si incrocia il sentiero 346 (possibilità di rientro al rifugio più veloce) che si percorre per breve tratto per poi piegare a sinistra verso il sentiero 354. Passando sotto i bastioni spettacolari della Torre di Forni fino alla forcelletta (punto molto panoramico sopra il Rifugio Giaf) e poi, dopo piccoli salti (vi è la presenza di un cavo di sicurezza) e mughi, si perviene al sentiero di rientro 342 che da Forcella Cason porta al rifugio Giaf.
Clicca qui per aprire una mappa d'insieme dell'anello di Bianchi
RIFUGIO FLAIBAN PACHERINI
Nel 1955 il comune di Forni di Sopra e la locale Azienda di Soggiorno, utilizzando a scopo addestrativo un cantiere scuola, decisero di costruire un piccolo edificio di muratura, in sostituzione del Cason di Suola, povero ricovero in legno usato dai pastori durante il pascolo estivo delle circa duecentocinquanta pecore fornesi.
Il luogo prescelto, quasi obbligato, é stato il versante est dell'alta val di Suola, dove scorre l'unica sorgente e solo raramente (anche se non così raramente come speravano i costruttori) si verificano distruttive slavine.
L’edificio, senza arredo e servizi, rimase inutilizzato fino 1956, quando venne ufficialmente concesso in uso alla sezione C.A.I. XXX ottobre di Trieste, la quale, col suo gruppo rocciatori era in quegli anni particolarmente attiva nel vicino Gruppo del Pramaggiore - Sion. Nel 1957, il rifugio venne inaugurato e dedicato agli alpinisti triestini Nino Flaiban e Fabio Pacherini.
La struttura – non troppo ampia - era dotata di caminetto, spazio cottura, un piccolo dormitorio e servizi di ristoro. Nel 1969 venne sottoposta ad una prima ristrutturazione. Il 1976 fu l’anno di grandi sistemazioni per riparare i danni provocati da alcune slavine occorse negli inverni del 1974 e del 1975. Ulteriori interventi furono realizzati nel '95 e nel 2008, anno in cui furono ampliati sia il rifugio sia il sentiero di accesso al fine di agevolarne i rifornimenti.
Il rifugio Flaiban Pacherini si trova su uno stretto terrazzo verde a fianco del ruscello e di fronte alla Fantoline. L’ambiente circostante è tipicamente dolomitico con lunghi ghiaioni che si mescolano a fitti mughi. Tutt’intorno si ergono svariati campanili rocciosi e torri strapiombanti.
Telefono: 0433/88555, 328/8183636
Da Vico, frazione di Forni di Sopra a 907 mslm, si prende la strada comunale, chiusa alle auto, che parte dagli impianti sportivi e passando dietro la piscina (878 mslm) porta in val di Suola, passando per la sosta attrezzata dove inizia il sentiero 362 (995 mslm).
Si sale nel bosco e dopo alcuni strappi più impegnativi si esce all’aperto, sul ghiaione creato dalle Fantoline. La salita richiede 2h30’ di cammino.
Si può anche partire dalla frazione Andrazza con due varianti che, ovviamente, possono essere chiuse in un percorso ad anello.
Prima variante: dalla curva a gomito della vecchia statale si scende verso il Tagliamento dove, prima del ponte si parcheggia l'auto (837 mslm). Si attraversa il fiume, si riempie la borraccia all'ottima sorgente e si imbocca il sentiero 362 che, proseguendo senza deviazioni, porta dritti all’incontro con la strada forestale, dov’è allestita l'area per pic-nic. Da qui come il precedente percorso (ore 2.00).
Seconda variante: si scende sempre verso il Tagliamento, ma proseguendo per un centinaio di metri dopo il primo ponte. Si attraversa così un secondo ponte per parcheggiare nei pressi della centralina idroelettrica (830 mslm). Si imbocca la strada che scende costeggiando il fiume e la si percorre, attraversando ampi prati e boschi, sino alla scarpata del torrente Rovadia (900 mslm). Ora, senza scendere sulle ghiaie, si prende il sentiero che, lungo l'alto argine sinistro, porta all'enorme greto alluvionale. Lo percorriamo con curiosità, cercando di seguire i labili segnavia, fin di fronte alla bella cascata (1022 mslm). Poco dopo si lascia il fondovalle per salire il ghiaione che, dalle punte Dria e Suola, scende ortogonale da ovest.
Dopo circa trecento metri il sentiero piega verso sud e si inoltra nel bosco (1106 mslm). Si sale nella fitta vegetazione, sostando in diversi punti panoramici, per poi scartare a destra cento metri prima della frana che ha interrotto l'antico tracciato. Si risale il costone che poi si attraversa sino ai massi dell'ex casera Rua. Da qui per prati si raggiunge il passo Suola (1994 mslm): contemplata l’estesa vista si prosegue fino al rifugio, in discesa, chiudendo la salita in circa quattro ore.
P.S. I due percorsi da Andrazza possono, da entrambe le parti, essere chiusi ad anello.
La pagina è realizzata in collaborazione con l'Ufficio Turistico di Forni di Sopra: https://www.for-adventure.it/ - https://www.turismofvg.it/
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