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Al rifugio Plan

Se nel 2022 avevamo scoperto la nuova veste del rifugio Petrarca (Stettinerhütte), quest'anno ci siamo tolti lo sfizio di raggiungere il rifugio Plan (o Zwickaurhütte), a 2989 metri di quota ed affacciato sul ghiacciaio ai piedi della Scheiberkogel o Cima Rocciosa.
Si sale per oltre milletrecento metri di dislivello a partire da Plan (o Pfelders, secondo la ben più comune parlata tedesca), paese chiuso alle auto e punto di partenza di svariate escursioni nell'incantevole vallata.

Si prende quota con impegnativa costanza e senza mai poter rifiatare: si attraversano alcuni pendii prativi, accostandosi o superando numerosi ruscelli, per arrivare alla Schneidalm, un punto intermedio posto a 2158 metri di altitudine.

Da qui si prosegue, sempre senza mai riposare, fino a raggiungere una croce che avvicina alla parte finale della salita: il sentiero abbandona i prati e si inerpica tra sfasciumi e pietraie fino all'obiettivo.
Il segnavia da seguire è il 6a: in partenza la segnaletica CAI-AVS indica in quattro ore e venti minuti il tempo di percorrenza ma si può - ragionevolmente - pensare di arrivare in circa tre ore, mantenendo un buon passo.
La discesa avviene per la via di salita: ai più allenati, però, consigliamo un giro ad anello che prevede il passaggio per Lazins e la salita alla malga Faltschnalalm prima di rientrare a Plan. Si raggiunge un dislivello complessivo di millecinquecento metri e si allunga la giornata escursionistica di un paio d'ore, ma ne vale davvero la pena anche perchè Lazins è incantevole e dalla Faltschanalm è davvero una soddisfazione contemplare il dislivello colmato per raggiungere il rifugio Plan.
E' anche possibile concatenare la salita al rifugio Plan con quella al rifugio Petrarca: il collegamento tra i due rifugi richiede circa tre ore di cammino.
Sontuoso il panorama dallo Zwickauerhütte: ad est si riconosce la sagoma del Gran Pilastro, verso sud-est alcune delle più caratteristiche cime dolomitiche (come le Odle, il Sassolungo ed il Sassopiatto) mentre verso sed e sud-ovest lo sguardo è chiuso dalle cime più vicine: il monte Tavolino (Sefiarspitz), la cima Fiammante (Lodnerspitz), la Cima Bianca Grande (Hohe Weisse) e la Cima Altissima (Hohe Wilde), una delle più alte della zona, con i suoi 3481 metri ed i ghiacciai alle sue pendici.

La storia del rifugio è abbastanza vivace, nonostante la sua posizione così apparentemente isolata.
Un piccolo ricovero, senza gestione fu costruito dalla sezione di Zwickau del DÖAV (il Club Alpino Austriaco e Tedesco) negli anni 1896-1899. Dal 1900 ebbe una regolare gestione. Dopo la Grande Guerra, con l'assegnazione al CAI, il rifugio fu incendiato da contrabbandieri. Nel 1960 la Sezione CAI di Merano realizzò la ricostruzione e riapertura. Nel 1967 fu distrutto dall'esercito con esplosivo per sospetto mine, apposte dai terroristi. Nel 1982 la Sezione CAI di Merano realizzò la ricostruzione.
Zwickau è una città della Bassa Sassonia, prossima al confine con la Repubblica Ceca: tra i suoi figli più noti, il compositore Robert Schumann.
Il rifugio lega il suo nome anche ad un episodio che contribuì ad alimentare l'ostilità contro gli Italiani, dopo l'annessione dell'Alto Adige - Sudtirol. Si racconta, infatti, che tre finanzieri saliti per contrastare il contrabbando trovarono due ragazzi ed una ragazza ed usarono violenza contro di loro. Liberatisi i ragazzi uccisero i tre finanzieri. Una volta scoperto il tutto, gli ufficiali della Guardia di Finanza attuarono un'odiosa rappresaglia contro la popolazione locale. 
Questa storia, come tante altre cose, si può apprendere al Bunker Mooseum di Moso in Passiria (o Moos, in tedesco, e da qui il gioco di parole con l'inglese "museum"). Per saperne di più: www.cicloweb.net/news/bunker-mooseum

  31/07/2023

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