tra Italia e Svizzera, lungo un'antica via di comunicazione
Un lungo tracciato, da compiere necessariamente in diversi giorni, unisce Thusis a Chiavenna, passando per il passo dello Spluga. Un percorso ricco di meraviglie naturali, colmo di storia e culturalmente stimolante. Sessantacinque chilometri e duemila anni di storia! La descrizione che segue, come le fotografie, sono tratte da www.viaspluga.com
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Lo sviluppo di Thusis è stato caratterizzato da due elementi principali: da un lato la sua funzione di centro della zona rurale circostante e dall’altro quella di importante crocevia alpino. Conta tremila abitanti scarsi ed è il paese più grande del distretto, nonché l’epicentro economico e culturale della regione. Il suo aspetto è marcatamente caratterizzato dal suo ruolo secolare di località di transito. Il centro storico di Thusis assume per tale ragione un carattere quasi urbano, con le schiere serrate di case, le ampie corsie per il transito di cavalli, vetture e animali da soma, nonché le ampie cantine e i vasti magazzini. La parte più recente di Thusis fu progettata dopo l’incendio del 1845, lungo la nuova strada carrozzabile dove sorgono numerosi hotel, pensioni e una miriade di negozi. Da Thusis la via Spluga procede per due diversi itinerari addentrandosi nella gola della Viamala.
Il Verlorenes Loch (letteralmente “buco perduto“) è un passaggio angusto in un tunnel che passa sopra la vecchia via commerciale, realizzata tra il 1818 e il 1823 quale prima carrozzabile delle Alpi Grigionesi. Oggi il tratto tra Thusis e Rongellen è un monumento architettonico chiuso al traffico. Il passaggio attraverso il Verlorenes Loch è asfaltato e conduce all’accesso occidentale della gola lungo una salita leggera e costante.
Questo itinerario è agilmente percorribile e dà la possibilità a chi lo sceglie di godersi in tutta calma l’atmosfera creata dalle alti pareti di roccia e dalle profonde spaccature della gola.
L´itinerario Traversina conduce da Thusis alla gola della Via Mala passando per Sils im Domleschg e acconto alla fortezza Hoehen Raetien. Quest´ultimo è un insediamento montano altomedievale in parte restaurato, arroccato su un promontorio e comprendente una chiesa, una torre difensiva, un´importante torre centrale ed edifici annessi.
L´antica mulattiera che si snoda sopra l´Hinterrhein, in un saliscendi continuo, porta all´accesso orientale della forra. L’attraversamento del ponticello Traversina, un ponte sospeso in legno di quasi 60 m di lunghezza, offre un’esperienza unica nel suo genere.
Dei due percorsi, l’itinerario Traversina è il più lungo e impegnativo, comportando anche dislivelli maggiori. Questo itinerario è consigliabile in presenza di condizioni meteorologiche favorevoli. Sono necessari passo sicuro e scarponi.
La Viamala, situata tra Thusis e Zillis, è una delle gole più impressionanti della Svizzera. Delimitata da pareti rocciose alte fino a 300 metri, questa gola in alcuni punti ha un’ampiezza di solo pochi metri. La discesa protetta è praticabile da aprile fino alla fine di ottobre. In passato la Viamala era lo spauracchio dei viandanti e mercanti di passaggio. Dalla galleria della gola è possibile ammirare le “marmitte d’erosione”, interessanti giochi di pietra prodotti dall’incessante levigatura e molatura del fiume. Tre ponti costruiti in epoca compresa fra il XVIII e il XX secolo congiungono questo stretto segmento della valle, ad un’altezza vertiginosa di 70 metri da cui si ha una vista mozzafiato sulle acque spumeggianti del fiume. Punto informazione e ristoro. Un impressionante monumento della natura con pareti rocciose alte anche 300 metri.
I giochi di colore dell’acqua, i vortici e le formazioni rocciose trasmettono una forte sensazione di bellezza naturale, che si è conservata intatta negli anni.
La Viamala affascina da sempre. È buia, incute timore ma nel contempo incanta.
A Zillis sorge la chiesa romanica intitolata a San Martino (XII secolo) con il suo soffitto noto in tutto il mondo. Su 153 tavole lignee in perfetto stato di conservazione è illustrata la vita di Cristo, inserita in una visione del mondo tipicamente medievale. Al centro del paese vi è una mostra permanente sul prezioso soffitto romanico. Zillis ospita inoltre, in una tipica casa colonica, il “Tgea da Schons”, retoromanico per “museo della valle dello Schams”. I temi affrontati dal museo sono la cultura abitativa dello Schams, l’agricoltura e l’artigianato. Zillis può anche essere il punto di partenza ideale per una breve escursione allo Schamserberg, il terrazzo soleggiato della Val Schons, punteggiata da villaggi contadini ancora intatti e conosciuta per il Center da capri corns (centro degli stambecchi) di Wergenstein. Il soffitto romanico è famoso in tutto il mondo.
La chiesa di San Martino è chiamata la Cappella Sistina delle Alpi. Quest’opera, unica nel suo genere e conservatasi sino ad oggi, fu realizzata in epoca romanica, inizio XII secolo.
153 tavolette di legno quadrate di 90 cm circa di lato costituiscono il soffitto. Il Museo della Chiesa di San Martino espone tra l´altro la bottega di pittore di un artista medievale, unitamente alla nascita delle tavole pittoriche.
Andeer è il centro principale dello Schams. Colpisce la vista di questo borgo raccolto, percorso da due strade lastricate che si snodano fra file di case. La “veia granda” (strada grande) fu progettata fra il 1818 e il 1821 in concomitanza con l’ampliamento dei valichi del passo dello Spluga e del passo del San Bernardino. Dalla piazza del paese diparte una strada secondaria, la “veia pintga” o “filistinra” (strada piccola), parallela alla prima. Lungo queste strade lastricate sorgono, a ornamento del borgo, splendide case da cui spesso traspare l’influsso dell’architettura italiana. Le terme di Andeer con le sue acque minerali tiepide a 34 ºC, si articolano in una vasca interna ed esterna, in una zona sauna e in un reparto medico dove è possibile ricevere cure idroterapiche.
Particolare attrattiva della zona è il sentiero che conduce dall’albergo Rofflaschlucht alle cascate della Roffla. Da qui si intravede persino l’Hinterrhein. Tra Rofflaschlucht e la vicina località di Sufers, si trova il museo della fortezza Crestawald. Per più di 60 anni questo capolavoro di artiglieria restò una base militare segreta, oggi la fortezza è invece di pubblico accesso. Dopo Crestawald la viaSpluga conduce a Sufers, il paese più antico del Rheinwald, il quale dopo la costruzione della diga negli anni Sessanta ha accesso al lago.
All’inizio del XX secolo, Christian Pitschen-Melchior, emigrante in America, tornò nella sua vecchia patria e rilevò il rifugio dei genitori vicino alla gola della Roffla. Ispirato da una gita alle cascate del Niagara, ebbe l’idea di trasformare la cascata nella Roffla in un’attrazione turistica e di guadagnarsi così da vivere.
Nel 1907 iniziò a scavare un sentiero nella gola. Lavorò al suo progetto per sette anni. Ci vollero molta resistenza e forza per realizzare nella dura roccia i fori dove piazzare l’esplosivo. Dopo 8000 deflagrazioni aveva raggiunto il suo obiettivo: attraverso uno stretto passaggio nella galleria di roccia si poteva raggiungere la cascata all’interno della gola. Allora, come oggi, passare sotto il Reno con le sue acque gorgoglianti è un’esperienza unica.
In tutta la regione alpina, pochi altri insediamenti furono caratterizzati in modo così marcato e inconfondibile dal traffico di valico. Grazie ad ingenti sforzi è stato possibile, recuperare l’antica immagine di Splügen in tutto il suo originale splendore. Ancora oggi è possibile riconoscere due volti tipici di questo crocevia: i palazzi in grande stile, caratteristici del passo dello Spluga, che sorgono nei dintorni del Sustenbach e le case in stile walser dei “Bsetzi”, la parte del paese situata a ovest dell’antico centro e percorsa dai tipici vicoli lastricati. Vale la pena fare una visita al museo regionale locale, il Rheinwalder Heimatmuseum, dove la storia del traffico della valle è ampiamente documentata.
Per molti secoli il passo dello Spluga vide il transito incessante, in ogni periodo dell’anno, di viandanti, bestie da soma, carri e carrozze. Poco tempo dopo la costruzione della strada dello Spluga (1823), a scopi di sicurezza durante il periodo invernale, fu edificata l’importante galleria paravalanghe a sud del casello daziario. Essa rappresenta oggi una delle ultime testimonianze del massiccio impegno a livello di opere stradali intrapreso nel IXX secolo per tenere testa ai pericoli dell’inverno. Ritrovamenti dell’età del bronzo e del ferro indicano che il passo dello Spluga è stato percorso già in epoca preistorica. Il nome “spluga” è abbastanza comune in Valchiavenna e sta ad indicare località di montagna; deriva da “spelu(n)ca”, cioè spelonca, grotta. A riprova, nei pressi dell’abitato di Montespluga, c’è veramente una grotta che la gente chiama “truna de l’urs” (grotta, tana dell’orso). In passato, il passo dello Spluga veniva denominato monte o passo dell’Orso.
Nel piccolo abitato di Montespluga, dove, nonostante i 1900 metri sul livello del mare, avvertiamo il primo alito dell’Italia e del Sud, l’unico ospizio e l’unica chiesa (la capella di San Francesco d’Assisi, sostituita nel 1825 da una nuova costruzione) della località si trovavano fino al 1841 al Passo dello Spluga. Oggi Montespluga, grazie alle sue strutture ricettive e ai locali di ristoro, è, sia in estate che in inverno, una piccola e accogliente località turistica dall’atmosfera inconfondibile.
La gola del Cardinello prende il suo nome, che significa “perno della valle”, dal vicino Monte Cardine. Si presume che il primo tentativo di ricavare un passaggio nella gola si ebbe nel 1643. La realizzazione di una via percorribile venne però ultimato solo dopo il 1709, con la costruzione di gallerie, parapetti e tettoie paravalanghe. Il Cardinello era già costato la vita a diversi animali da soma, soldati e pellegrini, e continuava ad essere il tratto più pericoloso della via Spluga. Suscitò dunque grande scalpore il transito dell’esercito francese nel dicembre del 1800, condotto dal generale McDonald. Nonostante l‘incessante bufera 15.000 uomini riuscirono a raggiungere Splügen. L’impresa comportò la perdita di molti soldati, travolti dalle slavine e scivolati nel baratro. Isola, con le frazioni di Montespluga e Pianazzo forma il comune di Madesimo, rinomata località. Si trova qui la quattrocentesca chiesa di SS. Martino e Giorgio con i bassorilievi della Via Crucis murati sulle pareti esterne. Da non perdere è anche l’antico albergo “Locanda Cardinello” con portale datato 1722. Isola è anche il punto di partenza del sentiero storico che porta a Mesocco attraverso il passo del Baldiscio.
Il suo nome compare la prima volta nel 1186 e sta ad indicare un terreno pianeggiante dopo il sassoso ambiente della valle a meridione. Un tempo centro principale della valle, dopo le cure idroterapiche del secolo scorso è oggi una frequentata località turistica invernale ed estiva.
A Campodolcino si trova il Museo della via Spluga e della Val San Giacomo. Sul torrente Rabbiosa, a nord della parrocchiale, è ancora percorribile il cosiddetto ponte romano a due arcate, ricostruito in epoca secentesca. A Portarezza, luogo della probabile presenza di una chiesa romana, c’è oggi la chiesa dedicata a San Gregorio Taumaturgo del 1737.
Il MUVIS è stato istituito sulla base di un “legato”, redatto nel 1786 dall’Abate Foppoli, che cedeva i suoi beni, tra i quali il Palazzo (oggi sede del museo) al Consorzio delle Frazioni Corti – Acero di Campodolcino, per scopi di pubblica utilità (civium commodis). Il MUVIS ha come finalità la testimonianza e la salvaguardia della memoria storica e civile del territorio dei comuni della Val San Giacomo (oggi conosciuta come Valle Spluga) e della storica e internazionale Via Spluga.
Si impegna nella raccolta, conservazione, valorizzazione ed esposizione di oggetti e documenti di carattere fisico, naturalistico, antropico, storico ed artistico e nella loro organizzazione in percorsi didattici.
Entrare nel Muvis è come fare un viaggio a ritroso nel tempo: gli oggetti esposti raccontano una vita fatta di sacrifici che ha temprato la gente che ha vissuto,con attaccamento, a ridosso della montagna, con la quale la popolazione è scesa a compromessi per garantire un’esistenza di sussistenza.
Storie di operai, agricoltori, allevatori e artigiani, ma anche di donne e bambini. Storie di emigrazioni, lontane nel tempo (dal Cinquecento la gente del posto si recò per lavoro nelle grandi città portuali d’Italia) e nello spazio (nell’Ottocento molte famiglie emigrarono verso l’America) o stagionali, secondo il ritmo dell’agricoltura (in estate gli uomini si recavano nella vicina Svizzera per svolgere lavori legati alla fienagione) e della distillazione della grappa, attività nella quale gli abitanti della valle eccellevano.
E poi c’era il commercio e la Via Spluga, un itinerario che attraversava le Alpi nel suo cuore, la via più diretta fra la Lombardia e i paesi del Nord Europa. Il Muvis racconta storie di carovane di muli e cavalli, condotte dai somieri locali, che si snodavano su arditi e tortuosi sentieri, spesso sospesi su orridi che incutevano timore ai viaggiatori del tempo, come il tratto del Cardinello e della Via Mala. Espone documenti che informano sul sistema commerciale dei Porti, un’efficace e attiva organizzazione locale che gestiva il trasporto delle merci suddividendolo in tratte “obbligate” di competenza territoriale. Gli uomini della valle a rotazione si incaricavano di trasportare le merci e provvedevano alla manutenzione della mulattiera, secondo tecniche antiche consolidate, che prevedevano anche l’apertura della strada nel periodo invernale.
Nel museo è possibile anche ammirare le stampe del XVII, XVIII e XIX secolo, dedicate alla Via Spluga e alla nuova strada commerciale imperiale, progettata dall’ingegner Carlo Donegani, (quello che nello stesso periodo pianificò anche la strada dello Stelvio) e voluta e realizzata dagli austriaci fra il 1818 e il 1822. Le incisioni del Lose, del Meyer e del Calvert restituiscono un paesaggio di una bellezza incredibile, dominato da alte e scoscese montagne, che più si avvicina a Chiavenna più abbandona le asperità e fa percepire la dolce aria italiana.
Ma il Muvis racconta anche dei viaggi compiuti dai viandanti del tempo: poeti, musicisti, artisti, letterati, diplomatici, generali, pellegrini e commercianti che nei loro diari descrivono le peripezie e le emozioni scatenate dalla visione di orridi, cime immacolate, vallate dove lo scatenarsi degli elementi della natura suscitava emozioni estetiche assimilabili a quella del sublime.
Leonardo da Vinci, Erasmo da Rotterdam, Mozart, il famoso scrittore svizzero Keller, il romanziere Fontane, i filosofi Nietzsche e Bakunin, Andersen, il fisico Einstein sono solo alcuni dei nomi dei personaggi che hanno attraversato lo Spluga nei secoli, come facevano già gli uomini di 9000 anni fa, che frequentavano le nostre montagne (presso il MUVIS è esposta una mostra dedicata agli scavi archeologici del Pian dei Cavalli, che hanno riportato alla luce i più antichi segni dell’uomo mesolitico nel centro delle Alpi) e come hanno fatto Celti, Romani, orde di vandali diretti a Roma e gente comune nei vari secoli.
Il Museo funge anche da punto informativo e divulgativo sulle bellezze artistiche e architettoniche che si possono incontrare percorrendo la Via Spluga su suolo italiano e svizzero: le numerose chiese cattoliche, impreziosite dai doni fatti dagli emigranti nei secoli, e quelle protestanti romaniche, alcune delle quali di una bellezza unica, come la chiesa di Zillis, famosa per il suo soffitto ligneo dipinto del XII secolo. I nobili palazzi dei commercianti locali, i tratti dell’antica strada sopravvissuti alle alluvioni, i ponti, e le opere dedicate a questa regione alpina di artisti del calibro di Haeckert, Towne, Hescher, Koch, Cozens e il grande pittore Turner che gli dedicò ben dodici acquerelli.
Visitare il museo della via Spluga non è quindi solo un modo per conoscere le tradizioni e i costumi di una antica vallata alpina, ma è un viaggio nella storia politica e commerciale delle Alpi Centrali che per secoli furono strettamente legate alla grande storia europea.
Nella Val San Giacomo, oltre a San Guglielmo troviamo una seconda chiesa battesimale: il Santuario di Gallivaggio. Entrambi gli edifici sacri ci ricordano che l’itinarario dello Spluga non era solo una via per i commercianti, bensì anche per i pellegrini. Il santuario fu costruito nel castagneto dove nel 1492 la Madonna apparve a due ragazze. Sul luogo dello straordinario avvenimento fu costruita una cappella, presto sostituita da una prima chiesa che fu poi abbattuta per erigere l’attuale santuario consacrato nel 1598. Le tre cappelle sono state affrescate da Domenica Caresana di Cureglia (Cantone Ticino) nel periodo 1605-1606. Pregevoli sono pure la tela del sondriese Cesare Ligari, raffigurante il Crocifisso tra frati francescani (1739), e quella dell’Incoronazione di Maria, dipinta nel 1606 da Paolo Camillo Landriani detto il Duchino, che un tempo fungeva da pala dell’antico altare; pregevoli sono pure la cassa e la balconata dell’organo.
Sul finire del XII secolo, nell’area della Valchiavenna, si contavano poche chiese. Una di queste era intitolata a San Giacomo e diede il nome al paese che si sviluppò intorno. All’interno si conservano affreschi dell‘artista locale Giovanni Battista Macolino. Sull’opposta sponda del Liro c’è la chiesa di San Guglielmo, costruita sulla grotta dove l’eremita Guglielmo da Orenga concluse la sua vita XI secolo. Qui, sul luogo del suo sepolcro, si costruì nel Trecento la prima chiesa battesimale; l’attuale risale al 1613-16.
Chiavenna sorge ai piedi delle Alpi Retiche, nel punto in cui la valle Spluga e la val Bregaglia si incontrano. Percorrendo le vie del borgo si scoprono numerose testimonianze del passato. Di estremo interesse è il museo del Tesoro, presso la Canonica di S. Lorenzo, dove sono esposti arredi sacri, paramenti, dipinti, sculture e opere di oreficeria; la “Pace” è uno dei capolavori più significativi dell’oreficeria medioevale. Collocato nel vecchio quartiere artigiano di Chiavenna, il Mulino di Bottonera è un rarissimo esempio di architettura industriale, dove ancor oggi è viva l’atmosfera del lavoro ininterrotto dei mugnai dell’800. Imperdibili sono i tipici “crotti”, cantine naturali dove gustare la cucina locale. Poco distante dal centro storico, in località Prosto di Piuro, una visita Palazzo Vertemate Franchi, dimora rinascimentale di grande interesse.
Situato in località Piuro a soli due chilometri da Chiavenna il palazzo Vertemate Franchi è un bellissimo capolavoro rinascimentale immerso in un ambiente naturale incantevole; su pareti e soffitti riccamente affrescati sono presenti grandi scene tratte dalla mitologia greca; Stüe e soffitti intarsiati sono sicuramente le meraviglie del palazzo.
Il Mulino di Bottonera, invece, collocato nel vecchio quartiere artigiano di Chiavenna è un rarissimo esempio di architettura industriale, dove ancora oggi è viva l´atmosfera del lavoro ininterrotto dei mugnai dell´800. Distribuito su quattro piani offre la possibilità di ammirare un pregevole lavoro di carpenteria del legno con il quale sono costruite le sue parti principali.
Da Chiavenna parte la Via Francisca, antica via di pellegrinaggio, che conduceva i pellegrini a sud, verso le sponde settentrionali del Lago di Como. L’itinerario percorre il lato occidentale del Piano di Chiavenna ai 200 mslm di San Fedelino, per una lunghezza complessiva di 17 km. La chiesetta di San Fedelino fu costruita poco prima del Mille sul luogo dove fu ritrovato il sepolcro del martire cristiano Fedele, decapitato dai soldati romani nel 286. Dopo il trasporto delle reliquie nel 964 a Como, si costruì questo gioiello architettonico romanico conosciuto come San Fedelino. L’oratorio è a pianta quasi quadrata con abside orientata a est coperta da una volta a crociera. Restano tracce di affreschi sulle pareti e sulla zona absidale, dove è raffigurato Cristo Pantocreatore in Gloria. I dipinti sono attribuiti a pittore anonimo lombardo del primo ventennio del XI secolo.
ViaSpluga, a tavola
L’appetito vien camminando in Via Spluga e il territorio fornisce un ricco repertorio di offerte gastronomiche, alla scoperta dei gusti tipici della montagna, serviti nell’ambiente confortevole e accogliente dei crotti, edifici scavati nella montagna che un tempo fungevano da cella frigorifera e riconvertiti in seguito in accoglienti ristoranti. L’ospite può scegliere di accomodarsi all’aperto a un tavolo di sasso oppure in una sala con il camino scoppiettante, gustando un buon piatto di polenta accompagnata da un tagliere di affettati e formaggi misti, tutti prodotti in loco.
Per chi, invece, ricerca un ambiente raffinato e innovativo, la Via Spluga annovera molti ristoranti premiati dalle più importanti guide gastronomiche. Innovazione e tradizione sono presentate in un perfetto mix di gusti, aromi e sapori del luogo, proponendo piatti gourmet come i saltimbocca alla chiavennasca su taroz valtellinesi o il capretto arrosto con patate.
Pietanza da non lasciarsi assolutamente sfuggire è la Brisaola, diversa dalla bresaola valtellinese. La Brisaola, da "brisa" ossia una ghiandola bovina molto salata, ha origini lontane, risalenti al '400 in cui viene citata per la prima volta la produzione di carne salada nel territorio attorno a Chiavenna.
Originario della Valle Spluga ma diffuso anche nella zona della Valchiavenna, è il violino di capra, ricavato dalla spalla o dalla coscia dell’animale, riconosciuto dal 2000 dal presidio Slow Food. Viene chiamato violino per via della maniera di affettarlo, proprio come suonare un violino!
Dulcis in fundo, i biscotti di Prosto, frazione del comune di Piuro, costituiscono il dolce caratteristico valchiavennasco, solitamente servito alla fine dei pasti. La loro ricetta ha più di un secolo e, secondo la tradizione, venivano sfornati in occasione delle feste patronali nell’unico forno di Prosto, ossia "Al Mulino" di proprietà della famiglia Di Curto. A oggi sono un dolce ancora molto apprezzato e facilissimo da preparare utilizzando solo tre ingredienti: farina, zucchero e burro.
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