Chiusa e Villandro, Velturno e Barbiano
tra santuari e secolari alpeggi
Chiusa e Velturno, Villandro e Barbiano: quanto spesso si trascurano questi paesi percorrendo l'autostrada del Brennero o la parallela strada statale? Ed è un errore. I borghi ospitano piccole meraviglie e grandi storie: il centro storico di Chiusa è uno scrigno da scoprire, Barbiano è caratterizzato da una torre pendente e Villandro ha una particolare chiesa "tripla". Non solo, questi paesi, così vicini e così diversi tra loro, condividono le vaste pendici occidentali della val d'Isarco, un territorio forse poco noto ma ricco di spunti che ripagheranno chi, curioso, deciderà di avventurarvisi. Praterie d'alta quota, alpeggi, boschi, laghi e qualche vetta ambiziosa.
Anche dal fondovalle partono diversi sentieri tra cui il Kescthenweg, il sentiero del castagno, che da Bressanone porta a Bolzano passando anche per questi territori: Barbiano, in particolare, si trova alle porte dell'altopiano di Renon e gli antenati degli odierni abitanti ingaggiavano furibonde battaglie con i pastori di Renon per conquistare nuovi pascoli o difenderne i confini. Per diversi secoli, la val d'Isarco non era altro che un'inospitale forra: la via per raggiungere il Brennero passava per l'altopiano di Renon e poi per Barbiano. Qui transitavano gli Imperatori per farsi incoronare a Roma!
MONASTERO DI SABIONA
Una passeggiata davvero particolare prende le mosse dal centro di Chiusa e conduce al monastero di Sabiona, curioso complesso sacro che domina la media val d'Isarco. Due le vie d'accesso: da sud si sale lungo un pendio soleggiato, tra vigneti e radure, da nord, invece, si procede all'ombra di un fitto bosco di latifoglie. Entrambi i versanti offrono una salita breve ma impegnativa. Ideale può risultare disegnare un itinerario circolare con salita e discesa lungo i due versanti diversi.
Si erge più di duecento metri sopra le case di Chiusa, l'antico monastero di Sabiona, culla del cattolicesimo nel Tirolo meridionale: qui aveva sede il vescovato prima di essere spostato nella più comoda Bressanone.
Si parte, seguendo le opportune indicazioni, dal cuore di Chiusa e si procede senza indugio su una traccia molto battuta e di facile individuazione: come detto, si può scegliere il percorso della via crucis, a sud, oppure andare nell'ombroso bosco sul versante nord. Il dislivello totale è di poco superiore ai duecento metri.
Una volta in cima ci si può dedicare alla visita del complesso monastico, dove tuttora si sono ritirate alcune suore di clausura. Non ultimo il panorama: passeggiare tra gli edifici e le mura dell'abbazia regala impagabili scorci sulla val d'Isarco e sulle montagne che la circondano.
RIFUGIO CROCE DI LAZFONS
In questo vasto territorio, la destinazione più intrigante potrebbe essere il rifugio Croce di Lazfons, o Latzfonserkreuz Hütte. E' una meta davvero suggestiva perché, all'incanto di una vista che abbraccia praticamente tutte le Dolomiti ladine, dalle Odle al Sella, dal Sassolungo e dal Sassopiatto fino al Latemar, unisce la presenza di un santuario, appunto dedicato alla Santa Croce di Lazfons, risalente alla prima metà dell'Ottocento. Sorge, infatti, dove anticamente si ergeva una semplice croce: nella prima metà del XVIII secolo venne costruita una cappella votiva che, un secolo dopo, venne ampliata in stile neogotico.
La croce originaria rappresentava la crocefissione del "Cristo nero" e proveniva da una tomba di Lazfons: per questo motivo, ogni anno, si celebra un pellegrinaggio che porta il Cristo Nero in quota verso la fine di giugno ed il suo rientro a Lazfons a metà ottbre.
Al rifugio ed al santuario si accede partendo da Kühhof (1587 mslm), dove termina la strada che sale da Lazfons, percorrendo un'ampia forestale che prende quota con difficoltà crescenti. Un punto intermedio è il rifugio Chiusa al Campaccio, 1923 mslm: vi si arriva in poco più di un'ora, sfiorando diverse case da monte dal fascino rustico (masi Rungger). Da qui al rifugio Croce di Lazfons bisogna considerare più o meno un'altra ora e mezza: la salita è severa non appena si lascia il rifugio Chiusa e tale rimane fino ad un paio di masi posti in corrispondenza di una sella, dove inizia un tratto in leggera discesa che porta ad un ponticello sul rio di San Cassiano. Appena oltre il piccolo corso d'acqua inizia uno strappo davvero tosto che, su fondo più sconnesso, ma comunque mai esposto e sempre molto largo, conduce fino alla meta, a 2296 metri di quota.
Da qui le opportunità sono varie. Si può, ovviamente, rientrare sul percorso di salita.
Si può, tuttavia, anche proseguire oltre e raggiungere, in breve, lo spartiacque con la val Sarentino, segnato da un muretto di origine antica dove, in corrispondenza del sentiero, si trova un cancello in legno. E' il passo del Lucolo, a 2376 mslm: un confine atavico, tra pascoli afferenti alle diverse comunità di pastori che qui portavano, e tuttora portano, le loro capre e le loro pecore. Scendendo verso la val Sarentino si può eventualmente raggiungere la malga Getrumalm.
Un'altra possibilità è camminare in direzione dei verdi prati dell'Alpe di Villandro, seguendo il sentiero numero 1 (un vero sentiero, non più un'ampia mulattiera) che dapprima perde circa cinquanta metri di quota poi risale con decisione prima di aprire metaforicamente le porte all'Alpe di Villandro. Le rocce lasciano spazio a verdi praterie d'alta quota, i panorami sono sempre più sconfinati e spicca, verso ovest, un muretto che continua a segnare l'antico confine con i territori della val Sarentino.
Al rifugio Croce di Lazsfons si arriva anche partendo dai 1950 mslm del parcheggio Kasereck (talora indicato come Kaseregg) o dal sentiero di Steineben, più breve.
Nei dintorni si trovano anche il lago Rodella ed il lago di San Cassiano.
Quest'ultimo lago si raggiunge a partire dal rifugio Croce di Lazfons. Il sentiero passa lungo una ripido pascolo e conduce al “Wetterkreuz”. Qui la strada devia a destra e prosegue lungo tracce di sentiero e sale a nord attraversando una depressione abbastanza pendente. Si passa davanti al piccolo lago di San Cassiano e si arriva alla sella occidentale della cima e poi voltando a destra si prosegue per la cima San Cassiano (2581 mslm, 45 min. dal rifugio, meravigliosa vista).
Proseguendo si percorre il ripido dorso della cresta - sentiero non preparato - ricoperto da detriti di falda alla volta della forcella di San Cassiano (2290 mslm). Si procede ancora lungo un sentiero non preparato attraverso un pendio erboso sul versante meridionale del Plankenhorns che si innalza dirimpetto (2543 mslm, vedute nella val Durna - e val di Scalers).
Ora si segue la zona sotto il crinale che porta all’avvallamento della sella e lungo il versante occidentale si giunge alla Cima San Lorenzo (2483 mslm, 1h30').
La discesa passa lungo la parte rocciosa del crinale meridionale, non c’è nessun sentiero segnato, poi si procede su un sentiero che porta alla malga Rungger. Da qui si prosegue lungo il sentiero che porta al rifugio Chiusa al Campaccio e si torna al punto di partenza (1h30').
SULL'ALPE DI VILLANDRO
Parlando dell'Alpe di Villandro, non si può non parlare del rifugio Stofflhütte, a 2057 metri di quota: volendo vi si può arrivare seguendo il sentiero 1 dal rifugio Croce di Lazfons (e seguendo poi le deviazioni lungo la traccia 15) ma il tragitto, salvo si voglia soggiornare al rifugio, sarebbe davvero troppo lungo per un'escursione in giornata. Più veloce, e semplice, è raggiungere lo Stofflhütte dal parcheggio di malga Gasser: è un percorso ideale anche per le ciaspole (ne parliamo qui: https://ciaspole.net/itinerari1/altoadige/ciaspole-stoffl.htm) perché si snoda su un'ampia traccia forestale, priva di difficoltà o pericoli.
La passeggiata è un po' lunga ma non propone né tratti ripidi né un dislivello eccessivo. Malga Gasser, infatti, è posta a circa 1750 metri di quota. In tutto bisogna considerare circa 1h40' di cammino per direzione.
Malga Gasser è la principale porta per l'Alpe di Villandro: oltre ad ospitare un rifugio aperto diversi mesi all'anno, inverno compreso, è il punto di partenza ideale per lo Stofflhütte, come detto sopra, ma anche per la chiesa "dei Morti" (Totenkirche) ed il piccolo laghetto posto a breve distanza dall'edificio sacro (Totensee). La piccola chiesetta, bianca e visibile da quasi tutto l'alpe, è posta sul crinale di confine con la val Sarentino e sorprende per la sua elegante semplicità. Il lago, invece, è un incantevole specchio d'acqua affacciato sulle Dolomiti, in lontananza sullo sfondo.
Si può anche disegnare un percorso ad anello che sale alla Totenkirche e, dopo la deviazione al laghetto, scende sul versante della val Sarentino fino a costeggiare i laghetti Seeberg e Schwarz (quasi impaludati) per poi rientrare sull'Alpe di Villandro con un itinerario circolare (Rundweg zum Toten).
Dal Totensee, in alternativa, si può - con fatica ed impegno - raggiungere la vetta del monte di Villandro, a 2509 metri di quota.
Sempre da malga Gasser si parte per arrivare alla Sella dei Sentieri (Gasteigersattel) per proseguire verso la vetta del Corno di Renon (2281 mslm, un altro itinerario descritto anche nella sua versione invernale su questa pagina https://ciaspole.net/itinerari1/altoadige/ciaspole-renon2.htm). Il Corno di Renon è solo cinquecento metri più alto del punto di partenza, la traccia per arrivarvi è un'ampia mulattiera e l'unica insidia è la distanza da percorrere.
Davvero curiosi, ma anche un po' insidiosi, risultano i prati centrali dell'Alpe di Villandro, caratterizzati da un terreno paludoso (le mappe li indicano infatti come moos wiesen, prati paludosi): tra sassi, assi di legno e passeggi attrezzati con passerelle risultano davvero interessanti e particolari anche se mettere il piede in fallo può costare un affondamento nel fango poco piacevole!!!
Come si capirà le tante destinazioni dell'Alpe di Villandro - così come i territori di Chiusa (dove sorge il rifugio Croce di Lazfons), Velturno (gli alpeggi più settentrionali) e Barbiano (ai confini con Renon) - lasciano spazio alla fantasia di chi vuole iniziare a scoprirle sia a piedi sia, volendo, in mountain bike: la rete di sentieri e stradine è davvero fitta e ognuno può, in funzione del meteo, delle condizioni fisiche e del tempo a disposizione, disegnare i percorsi che preferisce. Numerosi i punti di appoggio soprattutto a sud della Stofflhütte, ovvero, in pratica, tra malga Gasser e la chiesetta Toten kirche. Oltre appunto alla Gasseralm, ci si può fermare alla Pfroderlam, proprio sotto la chiesetta, o più in basso alla Mair in Plun ed alla Rinderplatz.
Sul Corno di Renon (2281 mslm) si trova un rifugio che però ha un periodi di apertura ridotto rispetto agli altri.
Più a valle, il già citato
SENTIERO DEL CASTAGNO
Un'unica fascia di castagneti ricopre i pendii della valle Isarco da Varna presso Bressanone fino all'altipiano del Renon e giù fino al maniero illustrato di castel Roncolo, poco a nord di Bolzano. Un tracciato ideale per il "sentiero del castagno", "Keschtnweg", in tedesco. Un percorso pensato non solo per la stagione autunnale, poichè la vegetazione è talmente varia da affascinare in qualsiasi stagione.
Il sentiero segnalato porta attraverso boschi di latifoglie colorati, prati dal verde intenso e attraverso castagneti secolari - uno spettacolo della natura unico. Lungo il sentiero del castagno diversi contadini offrono prodotti regionali in vendita diretta.
Lungo il sentiero luoghi d'arte e di cultura ricordano una storia secolare, luoghi mistici raccontano di streghe, maghi e spiriti. Nel percorso tra Bressanone e Bolzano si passa, ovviamente, per i territori di Velturno, Villandro e soprattutto Chiusa e Barbiano: quest'ultimo comune, in particolare, vanta una cruenta storia fatta di scontri con i vicini del Renon. Obiettivo: pascoli e boschi!
Il castagno, più di altre specie arboree, in Europa ha da sempre avuto un'importanza differenziata e vitale, a tal punto da essere riconosciuto come "albero del pane" (il castagno fino a pochi secoli fa forniva questo alimento base per almeno sei mesi all'anno, sfruttando la particolare farina di castagna). Anche nelle nostre latitudini, infatti, il castagno aveva questa funzione vitale. Il castagno è al fianco dell'uomo e ne è stato plagiato, tant'è vero che da questa "simbiosi" si è sviluppata una vera e propria "cultura del castagno".
Il castagno in passato era "la vita per la montagna". Grazie al recupero di molti castagneti, e forse anche attraverso questo sentiero, il castagno, nonostante condizioni di vita e situazioni socio-economiche mutate, in alcune valli dell'Alto Adige ricopre ancora il ruolo d'un tempo. Il "Keschtnweg" sicuramente aiuta a riscoprire la forte unione "uomo-albero", e forse anche ad amarla.
Tratto da www.valleisarco.info, sito web del Consorzio Turistico che ha collaborato alla realizzazione della presente pagina.
E' possibile scaricare la Guida PDF al percorso - circa 600 Kb.
Ulteriori info su http://www.valleisarco.info/it/valle-dei-percorsi/33-escursioni/escursioni-gitschberg-jochtal/
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