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Con i bambini lungo il percorso (scorri la gallery!)
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Babusar pass con Imran
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Khunjerab pass
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Al freddo
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Camp
Vacanze e Reportage

Karakorum

Avventura di bikepacking ed alpinismo lungo la Karakorum Highway
dedicata alle persone con disabilità


Il viaggio attraversando la Karakorum Highway si è rivelato più intenso ed inaspettato del previsto.
Il progetto prevedeva di pedalare la KKH e tentare di esplorare delle vette lungo il percorso.
La "missione sociale" invece consisteva nel regalare ai bambini locali i braccialetti colorati realizzati dai ragazzi del centro educativo per disabili Il Vomere di Travagliato, con l'obiettivo di renderli partecipi all'avventura attraverso una loro opera che potesse motivarli ed ispirare.
Dal primo giorno sono stato bloccato dalla polizia che, per apparenti motivi di sicurezza, ha deciso di scortarmi. La situazione si è poi complicata in quanto lo scortaggio è proseguito per diversi giorni e l'umore degli agenti è peggiorato
rapidamente. Essendo uno dei pochi turisti presenti e muovendomi in bicicletta, tutte le attenzioni erano rivolte su di me e non c'è stata possibilità di superare i posti di blocco senza essere fermato. Inoltre, in due occasioni, sono stato forzato di
pedalare al buio su strade sabbiose e pericolosamente trafficate per seguire gli agenti fino in caserma, dove sono stato costretto a fermarmi per notte.
Per mia fortuna questa spiacevole esperienza è stata condivisa con Imran, un cicloviaggiatore di origini pakistane con cui ho pedalato durante la prima settimana di viaggio ed il cui aiuto è stato prezioso in quanto, parlando urdu, poteva comunicare con gli agenti.
Dopo aver superato il Babusar Pass a 4173 mslm, sono entrato ufficialmente nella KKH, la storica Via della Seta realizzata dalla Cina per favorire i traffici commerciali con il Pakistan; la strada, che si snoda come un serpente attraverso canyon rocciosi, è di rara bellezza ed attraversa scenari mozzafiato al cospetto di montagne selvagge e severe. Mi sono separato da Imran perchè desideravo raggiungere il campo base del Nanga Parbat; da lì ho salito una cima di 4560m propio sotto l'immensa parete nord, avendo così la fortuna di ammirare una delle pareti di ghiaccio più vertiginose ed impressionanti del mondo. Ho proseguito il viaggio facendo i conti con diversi problemi meccanici, tra cui l'inefficienza dell'impianto frenante e svariate forature. I locali hanno sempre dimostrato grande supporto aiutandomi durante i guasti con tecniche di riparazione ingegnose e mai viste prime. In seguito ho deciso di addentrarmi nel cuore del Karakorum e raggiungere Skardu, la capitale alpinistica del Pakistan, dove speravo di incontrare altri alpinisti con cui condividere delle ascese. Purtroppo la stagione dell'alta quota si era già conclusa ed ho quindi proseguito da solo per tentare di compiere delle salite in autonomia.
Sono riuscito a scalare una montagna di 5200 mslm senza nome che ho chiamato "Il Vomere Peak", dedicandola ai ragazzi del centro educativo per disabili di Travagliato. Infine, incuriosito di scoprire dove sarebbe finita la strada, ho raggiunto l'ultimo villaggio a fondo valle, esplorando villaggi remoti ed autentici ma anche molto spartani; nelle guesthouse infatti mancavano riscaldamento e corrente, mentre l'acqua veniva conservata in barili malconci. Per raggiungere Hushe, l'ultimo insediamento ai piedi del Mashebrum, ho pedalato lungo una stretta e ripida pista sabbiosa che mi ha costretto a spingere la bicicletta a mano in diverse occasioni. Con il supporto dei locali, sono riuscito a mettere in piedi una spedizione per tentare la salita di un 6000 mslm che non era mai stato scalato prima in novembre. Purtroppo, per via di un passaggio insuperabile, la spedizione si è infranta a soli 3900m, ancor prima di aver raggiunto campo 1. Inoltre, per via del pessimo cibo consumato a campo base, una volta rientrato nel villaggio ho iniziato a sentirmi male, vomitando durante la notte ed avendo acute scariche di diarrea che mi hanno debilitato enormemente.
Da qui in avanti le energie non sono più tornare quelle di prima e proseguire il viaggio è stato fisicamente e mentalmente difficile.
Dopo qualche giorno trascorso a Gilgit dove ho cercato di rimettermi, sono ripartito con un meteo variabile che stava preannunciando l'arrivo dell'inverno; venti burrascosi e piogge frequenti hanno scacciato le belle giornate autunnali che si sono fatte sempre più cupe e fredde. Per via del malessere fisico e del meteo avverso, ho dovuto rinunciare a diversi obiettivi alpinistici che avrei desiderato tentare; ho deciso così di concentrarmi su quello che rappresentava il traguardo finale ovvero il raggiungimento in bicicletta del Khunjerab Pass 4693 mslm, il punto culminante della strada internazionale più alta al mondo.
Seppur non mi sentissi in gran forma ed una bufera di neve fosse stata annunciata, ho deciso di tentare il "tutto per tutto" e giocarmi la mia unica chance di affrontare la salita. Ero anche cosciente dell'aspettativa che gli amici del Vomere avevano in me e ne sentivo la responsabilità.
Dopo una lunga e faticosa giornata, pedalando su piste ghiacciate ed innevate, sono riuscito a raggiungere il traguardo. Fortunatamente, prima dell'arrivo della notte, ho trovato un passaggio in autostop per ripercorrere a ritroso la tratta che mi aveva occupato l'intera giornata. Il raggiungimento dell'obiettivo più importante del progetto mi ha conferito fiducia, decidendo quindi di tentare di pedalare l'intera tratta della KKH concludendo il viaggio in Cina.
Il minibus, sovraccarico di persone e sotto una bufera di neve, è riuscito a fatica a condurci in cima al passo e superare la frontiera. Purtroppo però, una volta entrato in Cina e raggiunto il paese di Tashkurgan, il malessere intestinale è tornato a causarmi vomito, conati e diarrea acuta. Le energie sono scomparse al punto che non riuscivo più a bere nè a mangiare. Conscio che in quelle condizioni non sarei assolutamente stato in grado di tornare in sella, ho deciso di andare in ospedale dove i dottori, una volta esaminate le analisi, hanno riscontrato un'elevata concentrazione batterica nell'intestino.
Dopo tre giorni di cure ed infusioni, ho iniziato a sentirmi meglio riuscendo ad ingerire del cibo. Ho deciso di ripartire per completare il viaggio affrontando l'ultima sfida: il freddo.
Dopo appena venti minuti dalla partenza, mani e piedi si sono completamente congelati perdendo sensibilità alle estremità degli arti. Superato un passo illeggibile alto 4098 mslm, è iniziata la gelida discesa sull'altopiano del Pamir al cospetto di montagne di oltre 7000 mslm, tra cui il Muztagata ed il Kongur Tagh; ho attraversato valli meravigliose e disabitate, frequentate solo da cavalli, yak e cammelli. Con energia e motivazione ritrovata, mi sono fermato al lago Karakol dove in due giorni ho concatenato diverse cime di oltre 4000 mslm.
Infine è iniziata la lunga discesa finale fino a Kashgar che si è rivelata sofferta in quanto l'impianto frenante, che già era inefficiente, è andato completamente fuori uso per via del freddo, costringendomi a riporre la massima attenzione affinchè la bicicletta non prendesse velocità. Questa avventura è stata contrassegnata da difficoltà ed imprevisti che fin da subito hanno reso la realizzazione del progetto complicata; fondamentale, anche in questa occasione, è stato il supporto e l'affetto ricevuto dai ragazzi del Vomere e dai bambini del reparto oncologico che mi hanno spronato a non mollare nei momenti di difficoltà e che non volevo deludere.
Tutti e quaranta i braccialetti realizzati dai ragazzi del Vomere sono stati regalati ai bambini locali che hanno apprezzato con sorpresa ed entusiasmo le loro stupende creazioni.

Qualche numero.
Giorni: 39 KM
1680 km (168 km di trekking)
Dislivello: 32'300 D+ (10'450 D+ di trekking)
Catene montuose esplorate: Himalaya - Karakorum - Pamir
Passi montani: 3 • Babusar pass 4173 mslm (Himalaya) • Khunjerba pass 4693 mslm (Karakorum) • ???????? 4098 mslm (Pamir)
Cime: 13
Giorni di malessere fisico: circa 7
Kg persi: 5kg
Forature: 4
Braccialetti regalati ai bambini locali: 40
Un grazie sentito a chi ha supportato la spedizione:
Calzature alpinistiche ed abbigliamento: La Sportiva
Bicicletta: Ritchey
Preparazione tecnica della bicicletta: State of Bike
Borse bikepacking + tenda: Vaude
Attrezzatura da campeggio: Sea to Summit
Abbigliamento ed intimo: Mico Occhiali:
Out Of Bandiera e logo del progetto: Bandiere.it
Progetto in collaborazione con Gialdini ed Il Vomere

Chi è Ettore Campana?
Trentenne bresciano, amante dei grandi spazi, della natura e delle montagne, si cimenta in avventure per il mondo non per vantare risultati, ma per sfidare i propri limiti e conoscere meglio se stesso. Nella primavera 2023 ha completato, attraversando le Alpi, un viaggio-avventura in solitaria ed autosupportato, utilizzando per gli spostamenti unicamente la bicicletta sulla quale era fissata l’attrezzatura completa da scialpinismo.
Raggiunse trentatrè cime tra cui la vetta del Monte Bianco 4809 mslm.
Nell’autunno dello stesso anno, in bicicletta, ha attraversato il Sudafrica in solitaria, partendo da Città del Capo e raggiungendo Maputo in Mozambico. Salì anche il Thabana Ntlenyana 3482 mslm, la montagna più alta dell’Africa meridionale. Nella primavera 2024 ha vissuto una nuova avventura di bikepackingscialpinismo in solitaria esplorando le montagne del Caucaso e raggiungendo i 5054 mslm del Mt. Kazbek.
Le tre imprese fanno parte di SCALO SOGNI, un progetto-avventura dedicato ai bambini ricoverati presso il reparto di Oncoematologia Pediatrica di Brescia; l’obiettivo è stato di motivare i piccoli pazienti a non mollare, a credere in loro stessi, a tener alto il morale e ad aver passione per la vita, coinvolgendoli attivamente nei viaggi attraverso bandierine e disegni da loro firmati e portati da Ettore sulle vette.
INSTAGRAM etto_vololibero
E-MAIL ettorecamp@hotmail.it

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