famosa grazie ad un film uscito nel 2024, questa località ha una storia molto intensa
Avrete sicuramente sentito parlare del film Vermiglio, scelto per rappresentare l’Italia ai premi Oscar del prossimo 2025. Il film racconta una storia ambientata nella Seconda Guerra Mondiale ma è durante la Grande Guerra che Vermiglio visse – letteralmente in casa - il dramma del conflitto..
I primi del Novecento furono anni incredibilmente ricchi di cambiamenti e poi di disgrazie: pastori e contadini, i vermeani vivevano quasi essenzialmente di baratto. Nel 1905, con l'avvio dei lavori per la costruzione delle fortificazioni a presidio del confine, iniziò a circolare diffusamente la moneta ma il pericolo di secessione del Trentino dall’Austria-Ungheria iniziò a scatenare una caccia all’irredentista che fece molte vittime anche qui, anche per un semplice sospetto.
Trovandosi a due passi dalla linea del fronte, poi, il paese fu evacuato durante la Grande Guerra e gli abitanti trasferiti a Mitterndorf, in Austria.
Una volta tornati, come si può vedere nelle immagini in questa pagina e nella gallery qui sopra, ai profughi si presentò uno spettacolo deprimente ed angosciante. Il paese come l’avevano lasciato non esisteva più. Solo macerie e detriti.
Vermiglio – da diversi anni - ospita il Museo della Grande Guerra (informazioni su costi ed orari qui: www.sulletraccedellagrandeguerra.it). La struttura ospita la collezione di cimeli di Emilio Serra, instancabile collezionista di reperti della Prima Guerra Mondiale. Non solo: durante l'estate, sono organizzate visite guidate ai forti dello sbarramento del Tonale, un tempo confine tra Regno d’Italia ed Impero Austroungarico.
L’esposizione è organizzata in diverse sezioni che raccontano il processo di costruzione delle fortezze della valle di Sole, i principali eventi sul fronte del Tonale, la storia dei profughi nella comunità di Vermiglio e il loro ritorno. Sono esposti oggetti di uso quotidiano, armi, uniformi ed equipaggiamenti dei soldati. Sci, ramponi da ghiaccio, racchette da neve e soprascarpe di paglia testimoniano la fatica della vita di tutti i giorni in alta quota. Tra gli oggetti esposti anche protesi per invalidi di guerra.
Oltre al Museo di Vermiglio, la val di Sole ospita l’esposizione di Pejo, “La guerra sulla porta di casa”, che si pone l’obiettivo di descrivere l’impatto del conflitto sulla vita quotidiana. C’è poi il Museo Punta Linke, a 3250 metri di quota, attorno ad una delle postazioni più strategiche della zona. E non si può non citare la galleria di passo Paradiso, scavata nel granito a circa 2500 metri di quota per ricoverare i soldati. Infine, in tutta la valle si contano cinque fortificazioni e due cimiteri di guerra:
- Forte Zaccarana (zona Tonale):
-Forte Mero (zona Tonale)
- Forte Pozzi Alti (zona Vermiglio)
- Forte Velon (zona Vermiglio)
- Forte Barba di Fior (zona Peio)
- Cimitero Militare di S.Rocco (Peio Paese)
- Il Parco della Pace, cimitero austro-ungarico (Ossana)
IL FILM
Scrive Wikipedia: “Vermiglio è un film del 2024 scritto e diretto da Maura Delpero. Il lungometraggio è stato presentato in anteprima il 2 settembre 2024, alla 81ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove ha poi vinto il Leone d'Argento. È stato poi selezionato per rappresentare l'Italia ai premi Oscar del 2025 nella sezione del miglior film internazionale.
La trama: nel 1944, l'arrivo nella remota Vermiglio di Pietro, un soldato siciliano, travolge la quotidianità di un insegnante e della sua famiglia, mentre Lucia, la maggiore delle sue figlie, se ne innamora e decide di sposarlo. Alla fine della guerra Pietro torna in Sicilia e Lucia dà alla luce un bambino. In famiglia si apprende dal giornale che Pietro, che era già sposato con una donna siciliana, viene da questa ucciso. A Lucia non resta che affidare il piccolo ad un orfanotrofio”.
"Le riprese del film sono cominciate il 28 agosto 2023 e sono terminate il 18 dicembre seguente, in Val di Sole: a Vermiglio, paese natale del padre della regista, a Carciato e a Comasine.
Maura Delpero ha deciso di realizzare il film dopo la morte di suo padre come modo per contribuire a che le tradizioni nelle quali era cresciuta non andassero perse, effettuando anche molte interviste alla popolazione locale nel corso della pre-produzione”.