due parole su questo rifugio, ad oltre 3000 metri di quota, affacciato sulla vedretta del Mandrone
Il rifugio “Ai Caduti dell’Adamello” alla Lobbia Alta è uno dei luoghi simbolo della memoria storica e alpinistica delle Alpi italiane. Situato a quota 3040 mslm, nel cuore del massiccio dell’Adamello, sorge in un contesto spettacolare e carico di storia: un ambiente di alta montagna segnato dai tragici eventi della Prima Guerra Mondiale ed oggi meta di alpinisti e appassionati di storia.
La sua posizione è anche severo monito in tema di riscaldamento globale: si pensi, infatti, che all'epoca della costruzione poggiava sul ghiaccio (quel ghiaccio che un tempo era indicato come "perenne") mentre oggi la vedretta del Mandrone si trova quattrocento metri (di quota) più in basso.
Il rifugio venne costruito nel 1929 per volontà dell’Associazione Nazionale Alpini, con l’intento di onorare i caduti della Guerra Bianca combattuta proprio su queste vette tra il 1915 e il 1918. In quell’aspro teatro di guerra, soldati italiani e austro-ungarici si affrontarono in condizioni estreme, tra ghiacciai, valanghe e temperature rigidissime. Il rifugio si trova nei pressi della Lobbia Alta, dove ancora oggi si possono vedere tracce delle fortificazioni, delle gallerie e delle postazioni utilizzate durante il conflitto. Ogni estate, complice il ritiro dei ghiacci, restituisce reperti di vario genere: vestiario, scatolette, attrezzi ma anche bombe e granate.
Nel corso degli anni, il rifugio ha subito vari interventi di ristrutturazione e ampliamento per migliorare la sicurezza e l’accoglienza. Uno degli interventi più significativi è stato realizzato negli anni ’90, quando la struttura è stata rinnovata per adattarsi alle esigenze del moderno escursionismo, mantenendo però intatta la memoria storica del luogo. Al suo interno, è presente una piccola esposizione di documenti e reperti legati alla Guerra Bianca.
L’accesso al rifugio può avvenire da diverse vie. Uno degli itinerari più frequentati - e unica via d'accesso invernale - parte dal rifugio Mandrone, raggiungibile a sua volta da passo Presena. Da lì si attraversa il ghiacciaio del Mandrone, prestando attenzione alle condizioni del manto nevoso. In estate, l'accesso richiede attrezzatura alpinistica e da ghiacciaio. Si può salire dalla val Genova via Mandrone oppure percorrendo il sentiero Matarot, classificato EE.
Il rifugio è stato teatro anche di importanti visite istituzionali. Nel 1984, e precisamente il giorno 16 luglio, Papa Giovanni Paolo II ed il presidente della Repubblica Sandro Pertini ebbero - proprio su queste nevi - un insolito incontro istituzionale che destò molta curiosità ed ammirazione.
La stanza che ha ospitato il Papa è rimasta più o meno uguale anche dopo la ristrutturazione del 2005 e viene assegnata molto raramente.
Oggi il Rifugio Ai Caduti dell’Adamello rappresenta non solo un importante punto d’appoggio per chi pratica l’alpinismo o l’escursionismo su ghiacciaio, ma anche un luogo di memoria e riflessione. La sua posizione, tra le cime più alte dell’Adamello, lo rende un punto panoramico straordinario e un baluardo di pace in un luogo dove un tempo regnavano gelo e guerra.
Dalla balconata del rifugio non si vede la vetta dell'Adamello, ma "solo" il Corno Bianco, una cima alta poco meno di 3500 metri che molti confondono con l'Adamello stesso. Dinnanzi al rifugio si staglia Cresta Croce, dove si trovano sia la croce voluta dal Papa sia il cannone trascinato in quota dagli Alpini, partendo dalla val Camonica (il cosiddetto Ippopotamo). A est, invece, si stagliano il Crozzon di Lares e il Corno di Cavento mentre alle spalle del rifugio si trovano le Lobbie, tre cime che separano, per chi guarda il panorama dal rifugio Mandrone, la vedretta della Lobbia da quella del Mandrone.