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La galleria dello Spluga

Nel passato l'itinerario dello Spluga era soggetto a valanghe e slavine di grandi dimensioni: un esempio è dato dalla sventurata armata francese, guidata dal maresciallo MacDonald, che, nel 1800, subì gravose perdite durante il superamento del valico.
Posizionata appena a valle del confine, mezzo chilometro in direzione di Splügen, la galleria dello Spluga è un'importante testimonianza della rilevanza storica del passo, della sua posizione strategica e dell'importanza che rivestiva per i traffici.
Costruita a metà dell'Ottocento (1843) è anche un ricordo delle capacità ingegneristiche e tecniche delle maestranze dell'epoca: è l'unica galleria rimasta tra le tante che vennero approntate per rendere più sicuro il passaggio anche durante la stagione invernale.
Lunga 312 metri fu costruita grazie ad una collaborazione internazionale tra il Cantone dei Grigioni e l'Impero Austroungarico di cui la Lombardia faceva parte. Proprio a valle del passo fu realizzata anche la prima Casa Cantoniera lungo la strada, la dogana, invece, storicamente, è stata posizionata più a valle, quasi un chilometro verso la Svizzera, prima di una serie di tornanti.
Il recupero - durato cinque estati tra il 2006 ed il 2010 e affidato a lavoratori portoghesi esperti nell'utilizzo di pietra naturale - ha ripristinato il sistema di drenaggio e l'impermeabilizzazione per evitare i danni causati dall'infiltrazione e dal ristagno dell'acqua. Sono state effettuate anche alcune demolizioni e per la ricostruzione è stato usato il materiale presente sul posto, per coerenza con l'opera originaria.

Ma quanto era importante il passo dello Spluga?
Reso - oggi - secondario dalla realizzazione dell'autostrada che passa per il San Bernardino, il passo dello Spluga - nei secoli - ebbe un ruolo fondamentale negli scambi e nei transiti tra il nord ed il sud delle Alpi. Si trova in posizione centrale nell'arco alpino: è equidistante da Nizza e dai bassopiani ungheresi ed è sempre stato il collegamento più diretto tra la Germania meridionale ed i centri produttivi dell'Italia nord-occidentale.
Deve il suo nome moderno all'abitato di Splügen, sul versante svizzero, citato già in documenti dell'anno 831 come Cella in Speluca. In passato, però, era anche detto Colmen d'Orso, ovvero "passo dell'orso".
Il Medioevo fu il periodo in cui assunse centralità ma entrambi i versanti furono sempre temuti da chi doveva affrontarli: erano infatti davvero impervi i passaggi tra Campodolcino e Montespluga, in Italia, e tra Thusis e Zilli in Svizzera. Andreas Ryff, mercante di seta di Basilea, disse: "preferisco passare due volte il Gottardo che una sola il malvagio Spluga".
Il sistema di trasporto era parecchio complesso: da Coira a Chiavenna le merci passavano di mano cinque volte perché ogni consorzio locale (i cosiddetti "porti") rivendicava il passaggio nel suo territorio. I carichi, quindi si fermavano a Schams, Splügen, Montespluga prima di arrivare a Chiavenna, e viceversa in direzione Coira.
Fino all'Ottocento il transito con i carri e le carrozze era pressoché impossibile e si passava solo a cavallo: il complesso sistema dei porti fu superato e lo Spluga, con trentamila tonnellate di merce in transito ogni anno, fu per diversi decenni uno dei passi alpini più utilizzati.
Questo nonostante la stagione invernale fosse un vero inferno per chi passava un valico privo della protezione del bosco per svariati chilometri. Si narra che "i viaggiatori dovessero arrancare nella neve alta, con la faccia coperta di ghiaccio così che - entrando nelle locande - si dovessero togliere il ghiaccio dal volto come se fosse una maschera".
La strada carrozzabile dello Spluga - sul disegno che coincide più o meno con quello attuale - fu costruita a metà Ottocento dall'Impero Austroungarico che temeva di perdere centralità nei traffici vista la realizzazione della strada del San Bernardino costruita dal Regno di Piemonte e Sardegna in collaborazione con la Confederazione Elvetica. Il progetto fu affidato a Carlo Donegani, lo stesso ingegnere che firmò anche la strada dello Stelvio: la sicurezza del passaggio fu garantita da numerose gallerie in Italia e da un cambio di versante sul lato svizzero.
L'apertura delle ferrovie alpine, però, segnò la fine di una gloriosa storia commerciale per il valico. 
Lo Spluga ebbe anche un ruolo nella storia del turismo: era la prosecuzione alpina del cosiddetto "itinerario del Reno" e fu percorso da 1456 persone nel 1839, che divennero quasi ventimila trent'anni dopo.
Lo stesso Johann Wolfang Goethe percorse il passo e notò che tra i viaggiatori suscitava un grande fascino. Più tardi Giosuè Carducci, frequentatore di Isola e Madesimo, fu un appassionato visitatore dello Spluga e dei suoi dintorni. Anche i pittori ne furono attratti: si segnala la presenza di William Turner, ad esempio. E poi Friedrich Nietzsche, Michall Bakunin e Albert Einstein.

  02/07/2025

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