un percorso circolare, anzi tre, lungo la penisola di Snaefellsnes
Tra i tanti percorsi ... "da sognare" un posto particolare è riservato a questo anello attorno alla penisola di Snaefellsnes, nell'Islanda occidentale. Su tutta l'isola ci si può sbizzarrire nel disegnare percorsi di vario tipo ma bisogna sempre considerare la presenza di numerose strade sterrate (che richiedono quindi quantomeno una gravel) e le inevitabili variabili climatiche: giornate di sole possano essere sferzate dal vento, che qui può raggiungere intensità impensabili, mentre un celebre proverbio islandese dice "se non ti piace il tempo che fa, aspetta cinque minuti".
Un elogio alla variabilità meteorologica, altro che il nostrano "in montagna il tempo cambia rapidamente".
Questa pagina, quindi, non ha la pretesa di raccontare il miglior percorso da fare in bici in Islanda o qualcosa del genere... ma solo di descrivere un anello che rimarrà indelebile nella mente di chiunque abbia la fortuna di provarlo!
Natura e panorami, colate laviche (spente) e (poche) infrastrutture dell'uomo sono al centro di questo saliscendi nella penisola di Snaefellsnes, quella che le guide spesso chiamano "l'Islanda in miniatura", proprio per la varietà dei suoi paesaggi e dei suoi ambienti.
Baie, fiordi, porticcioli, chiesette isolate, ghiacciai, crateri, archi di roccia ... c'è davvero tutto!
E' da considerare che i centri abitati sono distanti tra loro e quindi i punti d'appoggio abbastanza limitati!
Punto di partenza può essere l'albergo Rjukandi dove si incrociano la strada 54 e la strada 56. La descrizione avviene in senso antiorario ma nulla vieta di muoversi in senso opposto anche se alcuni luoghi, come il Kirkjufell o la baia di Grundarfjordur, meritano di essere visti al mattino perché baciati dal sole nel loro versante più... intrigante.
Il percorso misura centosessanta chilometri ma può essere diviso in due anelli da fare in due giornate distinte! Impossibile quantificare il dislivello: l'unica salita vera è l'ascesa al modesto Vatnaleid, lunga una dozzina di chilometri per un dislivello di quattrocento metri. Il resto è un continuo saliscendi che rende la pedalata decisamente impegnativa!
La partenza dall'hotel Rjukandi, come detto, propone subito la principale asperità di giornata (e a dire il vero l'unica reale asperità): Vatnaleid.
Si pedala lungo la strada 56 verso nord: non è certo una salita difficile (in assenza di vento) e la pedalata può scorrere agile mentre si prende quota tra i morbidi rilievi collinari che anticipano immensi campi di lava e crateri vulcanici oggi spenti. Prima di scollinare lo scenario è invece bucolico: un torrente si snoda nei prati tipicamente nordici mentre in corrispondenza del passo un altopiano è cinto da alte montagne e vivacizzato da due laghi e dal lento scorrere di un corso d'acqua. Oltre il valico, invece, emerge con forza la natura vulcanica dell'isola: campi di lava e sullo sfondo crateri vulcanici oggi spenti.
La discesa è veloce e conduce in breve tempo alla 54 (km 16) dove non si prende a destra per Stikkisholmur ma si gira invece a sinistra, in direzione di Olafsvik.
Da qui in avanti non resta che proseguire seguendo la 54 fino alle porte di Olafsvik dove si abbandonerà la 54 (definita Snaefellsvegur, ovvero "strada di Snaefells") per proseguire lungo la 574 salvo si voglia "tagliare" il percorso rientrando prima e riducendo l'uscita di circa cinquanta chilometri (vedi sopra).
Se la descrizione dell'itinerario è presto fatta, per raccontare cosa s'incontra ci vorrebbe una guida turistica di svariate pagine.
Dal bivio 54/56 al bivio 54/576, infatti, non mancano gli spunti di interesse. Anzi, abbondano. Si supera il fiordo Kolgrafarfjordur (che volendo si può costeggiare evitando il ponte e seguendo la sterrata che allunga la percorrenza di circa sette chilometri) ed in breve si passa dal pittoresco abitato di Grundarfjordur, con il suo scenografico porticciolo ai piedi del Kirkjufell (km 40). Proprio il Kirkjufell è il motivo d'interesse successivo e forse il principale del versante nord della penisola: vale la pena fermarsi ed andare ad ammirare le cascatelle che si trovano a sud della strada e che creano, con la vetta della montagna, uno dei quadretti più fotografati d'Islanda. Volendo si può salire anche di più (a piedi) andando a vedere una cascata meno vicina alla strada e quindi meno frequentata.
Ripresa la bici si prosegue in saliscendi lungo la costa. Dopo una spiaggia nera si costeggia un'ampia insenatura (quasi un lago salato) e si raggiunge Olafsvik (km 63). Da qui, per svariati chilometri, lo Snaefellsjokull (un piccolo ghiacciaio) sarà il protagonista del paesaggio. Verso l'interno dominerà la sagoma della montagna mentre a destra sarà un alternarsi di mare, formazioni laviche di raro fascino e spiagge nere. Nell'ordine, da Olafsvik meriteranno una deviazione Ingjaldsholl, una piccola chiesetta a due passi da Hellissandur (paesino con possibili punti di ristoro e autodefinita capitale della street art islandese); il cratere Saxholl (riconoscibile per la passerella in ferro che ne risale il fianco meridionale); la spiaggia nera di Djupalonssandur (con i resti di una nave naufragata nel 1948) e Londrangar (il cratere crollato nel mare, indimenticabile).
Proseguendo lungo la 574, sempre in saliscendi e sempre attraversando immensi campi di lava, si raggiungono i dintorni del microscopico abitato di Hellnar (km 106) dove, volendo, si può deviare per ammirare la piccola chiesetta che ha sullo sfondo le montagne che chiudono a est la penisola di Snaefellsnes. Sempre ad Hellnar, in riva al mare, si trova un possibile punto di ristoro (il Fjoruhusid Cafè). Ad Hellnar si arriva uscendo per poche centinaia di metri (ma con una bella discesa cui seguirà una salita) dalla 576 (la "Utnesvegur"): proprio davanti al Fjoruhusid Cafè si trova un suggestivo arco in roccia.
Un arco in roccia ancora più monumentale si staglia a breve distanza dalla costa di Arnarstapi dove si arriva sia a piedi (camminando lungo la costa partendo proprio dal Fjoruhusid Cafè: considerare due ore per il tragitto di andata e ritorno) sia tornando a pedalare sulla 576 per poi deviare verso Arnarstapi (108 km).
Giunti ad Arnarstapi mancano ancora cinquanta chilometri prima di fare rientro al Rjukandi: la fatica cumulata sarà tanta ed il tratto mancante non è certo da sottovalutare perché il profilo altimetrico non darà tregua. Non ci saranno salite impossibili ma tanti tratti in saliscendi che non consentiranno una pedalata... "rilassata".
In questo lungo tratto lo sguardo sarà comunque rapito dal paesaggio che sa essere sia selvaggio ed aspro sia mansueto e bucolico. Verso l'interno si ammirerà la gola di Raudfeldsijà mentre verso il mare sarà ancora una chiesetta ad attirare l'attenzione: la chiesa nera di Budhir (127 km). Imponenti pareti rocciose si alterneranno a morbidi pascoli così come fragorose cascate a tranquille cascine in puro stile scandinavo.
Pedalando con un bagaglio di ricordi da sogno si chiuderà la pedalata al km 161, all'hotel Rjukandi, là dove aveva avuto inizio.
Come si può dividere in due questa impegnativa pedalata? Percorrendo la 54, che unisce Olafsvik e Budhir! Si ricavano così due anelli, uno più orientale di circa 110 km, con il Vatnaleid ed il passaggio dal Krikjufell, ed uno più occidentale, attorno allo Snaefellsjokull, di circa ottanta chilometri, ulteriormente ... da vivacizzare scegliendo di salire sulla F570 che va a lambire le pendici orientali della montagna e del suo ghiacciaio.