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In bici in val di Fiemme (scorri la gallery!)
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Val di Fiemme in mountain bike
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Nel cuore del Latemar
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Verso la forcella dei Camosci
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A passo Rolle
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La Torre di Pisa
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In val Venegia
Trentino

Val di Fiemme

La valle
La val di Fiemme si estende per circa trentacinque chilometri nel Trentino nord-orientale, immersa in uno dei più suggestivi ambienti alpini, tra la catena del Lagorai, il gruppo del Latemar e le Pale di San Martino. La valle è percorsa dal torrente Avisio, che nasce dai ghiacciai della Marmolada e confluisce nell'Adige; il territorio è ricco di acque torrentizie e di laghi, anche di origine glaciale, soprattutto nella catena del Lagorai ed è caratterizzato da vaste distese prative e magnifiche foreste di conifere. La Val di Fiemme è segnata da numerose valli laterali e presenta interessanti tratti geologici, con un susseguirsi di montagne vicine fra loro, ma molto diverse per quanto riguarda le rocce che le formano. Sono chiaramente visibili le tracce di un'antica attività vulcanica e delle successive glaciazioni, che hanno favorito la formazione di numerosissimi laghetti alpini.
La popolazione residente, superiore alle 17.000 unità, è distribuita in undici comuni (fatte salve fusioni) estesi su una superficie di 415 kmq e riuniti nel comprensorio della valle di Fiemme (C1). Si tratta di Capriana, Carano, Castello-Molina, Cavalese, Daiano, Panchià, Predazzo, Tesero, Valfloriana, Varena e Ziano di Fiemme.

Storia e cultura
Ritrovamenti di reperti preistorici di età mesolitica (circa 6000 anni fa) inducono a pensare che la valle di Fiemme fosse abitata fin da tempi remoti, anche se presumibilmente gli insediamenti stanziali avvennero in epoca successiva. Inizialmente la valle era percorsa da cacciatori preistorici alla ricerca di selvaggina di cui erano ricche le foreste fiemmesi. Solo in seguito, nel neolitico o nell'età del rame, le esplorazioni andarono rafforzandosi e vennero realizzati i primi insediamenti stabili, con i tentativi di dedicarsi all'allevamento, alla pesca e all'agricoltura. In seguito si ebbero sporadici contatti con commercianti di origine etrusca o veneta, saliti a scambiare utensili, suppellettili e monili, dei quali si hanno ancora tracce, con pelli, corna, lana e pellicce di animali selvatici.
Data la sua posizione geografica, la valle di Fiemme rimase comunque isolata per molti secoli, protetta dalle montagne circostanti, rese ancora più insidiose dalla presenza di lupi e orsi.
In epoca più recente le popolazioni locali subirono la colonizzazione dei Romani, di cui rimangono molte tracce e che diffusero le loro leggi ed usanze tra i residenti. Fu con la disgregazione dell'impero romano e l'inizio delle invasioni barbariche che la valle di Fiemme iniziò a popolarsi sempre più, grazie all'arrivo dei fuggiaschi che, terrorizzati dalle orde dei barbari, ripararono verso le valli meno accessibili. Nel 569 d.C. i Longobardi fondarono il ducato longobardo di Trento e imposero per due secoli un nuovo ordine sociale e politico anche alla valle di Fiemme. Con la sconfitta dei Longobardi ad opera dei Franchi la valle di Fiemme, insieme al resto del Trentino- Alto Adige, passò sotto il Sacro Romano Impero, che portò all'introduzione del sistema feudale in Italia.
Attorno all'anno Mille vennero fondati i principati vescovili di Trento e Bressanone e la valle di Fiemme entrò a far parte del vescovado di Trento. E' in questo periodo che si afferma la sete di indipendenza dei fiemmesi, che negoziarono con il vescovo di Trento una certa forma di autonomia e la promessa di difesa contro eventuali invasioni.
L'attaccamento della popolazione della valle di Fiemme al proprio territorio e la radicata propensione all'autogoverno, hanno infatti un autorevole fondamento nella Magnifica Comunità della val di Fiemme, un'istituzione che risale al XII secolo. Nell'atto costitutivo con il quale il vescovo di Trento riconosceva la Comunità, si sanciva la particolare condizione per la quale la valle di Fiemme, pur dipendendo politicamente dal Principato Tridentino e pur avendo nei suoi confronti certi obblighi e doveri, godeva di una propria autonomia amministrativa.
La Magnifica Comunità, una sorta di repubblica rustica, seppe nel corso dei secoli difendere la propria autonomia e le sue proprietà contro tutte le ingerenze esterne. La valle venne divisa in regole che raccolsero i paesi della valle. Ogni anno veniva eletto il presidente della Comunità, detto scario, votato dai rappresentanti delle regole, i regolani. Essi si preoccupavano di regolare in piena autonomia la gestione dei beni del territorio, boschi, malghe, prati, il pascolo del bestiame, la caccia e la pesca, adottando sempre un sistema di rotazione di retaggio longobardo. Sempre di competenza della Comunità erano le questioni giuridiche e i contenziosi che venivano discussi in quello che viene tuttora chiamato "banco della reson", al centro del parco della Pieve a Cavalese.
I privilegi della Magnifica Comunità di Fiemme vennero di fatto aboliti dal governo bavarese nel 1807, quando perse la sua secolare funzione politico-amministrativa. Dopo una serie di mutamenti nello statuto, la Magnifica Comunità rimane un'istituzione ancora operante al giorno d'oggi nella gestione dell'immenso patrimonio boschivo della valle, importante non solo per lo sfruttamento forestale.
I boschi della valle sono infatti anche lo spazio vitale per una flora affascinante e per la fauna selvatica ancora ricca di specie: parte di questo territorio rientra ora nei confini del Parco naturale di Paneveggio - Pale di San Martino, che prende il nome dalla foresta di Paneveggio (a pochi chilometri da Predazzo) e dal gruppo dolomitico delle Pale di S. Martino .
Per la sua estensione (circa 4.000 ettari), per la fauna che in essa vive (cervi, caprioli, camosci, marmotte) e per la qualità del bosco, la foresta di Paneveggio è considerata una delle più belle ed importanti sia in Italia che in Europa.

Gastronomia
La cucina regionale sta attraversando in questo momento una fase di valorizzazione importante. Si sta affermando un ritorno ai sapori semplici, genuini, ai piatti preparati con ingredienti forse "poveri" ma sapientemente rielaborati dagli chef che con creatività e fantasia si sbizzarriscono in abbinamenti audaci ma gustosissimi.
Anche qui non mancano i locali e i ristoranti dove è possibile assaporare piatti tipici di quella che viene comunemente definita cucina del territorio, legata ai prodotti tradizionali delle valli e contraddistinta da forte vocazione agricolo-pastorale. Niente di meglio allora che sedersi ad una tavola imbandita con gustosi salumi e prosciutti di selvaggina, formaggi locali, soprattutto quelli caprini dal sapore intenso e inconfondibile, riscoperti e rivalutati nel corso degli ultimi anni. Basta concedersi una sana pausa ristoratrice per scoprire i piatti a base di selvaggina, abbinati ai frutti di bosco che ne esaltano le caratteristiche, la zuppa d'orzo assolutamente immancabile, il goulasch e i canederli di chiara origine germanica, o gli strangolapreti, gustosi gnocchi di pane e spinaci. Non mancano mai, naturalmente, la polenta e i funghi, che accompagnano da sempre la cacciagione e la carne di maiale. Il gran finale è riservato ai dolci tipici, in un'esaltazione del gusto con torte, strudel e frittelle assolutamente irresistibili.
Da alcuni anni diversi ristoranti della valle propongono anche delle settimane a tema, in cui si presentano piatti particolari legati da un comune denominatore. È questo il caso delle 'Cene Asburgiche', una rassegna gastronomica dedicata alla cucina imperiale austriaca, che riprende e arricchisce una tradizione culinaria che ha sicuramente influenzato le nostre valli. Qui si trovano ancora molti dei piatti provenienti dal mondo tirolese, retaggio di un periodo storico molto significativo ed importante.
Da non perdere è anche la rassegna gastronomica dedicata alla 'Desmontega delle capre' legata a prodotti caprini di tutti i generi: latticini, prodotti caseari, carne di capra e salumi. Sono rassegne pensate anche e soprattutto per far scoprire alcuni piatti particolari, legati alla nostra terra, ai suoi prodotti e alle sue tradizioni antiche, come ad esempio la discesa delle capre dall'alpeggio.
Non mancano poi le malghe, dove si possono gustare i piatti tipici trentini, in un ambiente rustico e famigliare, e scoprire i segreti della produzione casearia da chi ancora si dedica con passione all'attività di "malgaro". Il modo migliore per unire il piacere di un'escursione al gusto di un pasto genuino.

La vegetazione
La val di Fiemme è regione a carattere tipicamente alpino, la copertura forestale è notevolissima, in prevalenza costituita dall'associazione di abete rosso con larice. Sul versante solatio si notano componenti vegetazionali importanti come quelle di pino silvestre, abetine, peccete montane e subalpine frammiste a latifoglie come aceri, frassini, betulle. In val di Fiemme, nota come la valle della "civiltà dell'abete", il bosco è ancora oggi l'elemento dominante del paesaggio, tuttora appartenente alla Magnifica Comunità di Fiemme e costituito per il 97% da conifere. Fin dal Medioevo i boschi della valle erano considerati un patrimonio collettivo ed utilizzati nel rispetto di precise norme, come testimonia uno Statuto del 1270 in cui si definiva il regolamento per disciplinare l'utilizzo dei boschi e i tagli del legname. Ancora oggi esistono dei criteri che si ispirano alla "selvicoltura naturalistica" per lo sfruttamento del patrimonio boschivo della valle; criteri secondo i quali possono essere tagliate solo le piante che hanno raggiunto o sorpassato la maturità economica, quelle danneggiate da vento e neve o rovinate dai fulmini. L'utilizzo avviene sempre nel rispetto delle quantità previste annualmente da specifici piani di taglio, a testimonianza del grande valore assunto dalle foreste di conifere nella zona.
Anche dal punto di vista floristico la val di Fiemme è particolarmente ricca, con numerose specie floreali che accompagnano le grandi formazioni forestali e i pascoli alpini. Particolarmente diffusi sono anche i funghi, che crescono nel periodo che va dal disgelo primaverile fino alle prime gelate autunnali.
Per quanto riguarda la presenza di animali selvatici, va sottolineato che la valle è popolata da una multiforme fauna alpina che comprende varie specie: dai caprioli, particolarmente numerosi, fino a camosci, cervi, stambecchi, mufloni, marmotte, volpi, scoiattoli, lepri. Alcune specie come stambecchi e mufloni erano praticamente scomparsi dalla zona e sono stati dunque reimmessi solo in anni recenti nella zona dolomitica. Numerose sono anche le specie di volatili, dall'aquila reale, di cui rimangono diversi esemplari sulla catena del Lagorai e nel gruppo del Latemar, ai galli cedroni, ai galli forcelli, dalle pernici di monte a numerose specie minori. Importanti avvistamenti sono stati fatti per quanto riguarda il gipeto, il falco pecchiaiolo, lo sparviero e il gheppio. Fra i rapaci notturni va ricordata la presenza del gufo reale, dell'allocco, della civetta capogrosso e della civetta nana. Vi sono inoltre diverse varietà di picchi tra cui il picchio tridattilo, specie molto rara in Italia e presente in Trentino solo nella val di Fiemme.
La caccia è rigorosamente regolamentata da specifici piani di abbattimento che garantiscono la salvaguardia delle specie in maggiore pericolo di estinzione.
Grazie alla ricchezza di torrenti e laghi, abbonda naturalmente anche la fauna ittica, soprattutto le specie appartenenti ai salmonidi come la trota marmorata, la trota fario, la trota iridea, il salmerino, la sanguinerola e altre specie minori.

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Pagina redatta in collaborazione con
Apt Val di Fiemme
www.valfiemme.net

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