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Panorama di Paularo (foto Creative Commons) - scorri la gallery
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Paularo, la parrocchiale ai piedi dei monti
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L'antico abete, detto Le Palme
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Paularo, cascata Salino
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La chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia
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Cima Cuestalta in veste invernale
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I fortini della Grande Guerra, tra le montagne di Paularo
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Scorcio invernale
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Neve fresca sulle montagne di Paularo
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La Calas, forra glaciale
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Una volpe nei boschi di Paularo
Friuli Venezia Giulia

Paularo

Paularo, posto al centro della Val d’Incarojo, è attorniato dalle Alpi Carniche e da una ventina di cime, suddivise in sei gruppi montuosi, che altimetricamente vanno dai 1764 metri del Cular ai 2279 metri della Creta di Aip.  Abitato da circa 2500 abitanti, il paese, dal 2022, è il primo borgo del Friuli Venezia Giulia a far parte del novero dei Villaggi degli Alpinisti, ovvero quelle località che puntano sulla sostenibilità e la natura per richiamare visitatori ed appassionati.
In Italia i primi ad entrare in questo ristretto club sono stati Longiarù (in provincia di Bolzano, nei pressi dell'Alta Badia), Val di Zoldo (Belluno) e Mazia (di nuovo in provincia di Bolzano, ma in val Venosta). Con Paularo, nel 2022, è entrato nel club anche Triora, piccolo borgo della montagna imperiese.


In questa pagina raccontiamo storia, curiosità ed opportunità di Paularo!
 

ALPINISMO IN VAL D'INCAROJO
Villaggio degli Alpinisti? E partiamo dunque dall'alpinismo! La storia di questa disciplina, in Val d’Incarojo, è fatta da alcuni nomi noti ai più, ma soprattutto da tanti uomini e donne che, fin da piccoli, hanno scalato queste montagne per necessità, per piacere, per il desiderio di esplorare luoghi e paesaggi, conoscere sé stessi e superare i propri limiti.
Alpinisti” è il bel documentario, realizzato nell’ambito del progetto Interreg “PassoPass. Da Passo di Monte Croce Carnico a Passo Pramollo”, che narra le vicende dei protagonisti dell’alpinismo carnico e testimonia il loro ruolo importante nel trasmettere la passione per la montagna alle nuove generazioni, quei canais (ovvero ragazzini, in lingua friulana) che sono i futuri custodi dei valori alpini. Tra questi, Adriano Sbrizzai, grande amante della Val d’Incarojo e delle Dolomiti, aprì oltre trecento vie tra la Carnia e il Cadore; Pietro Fabiani, scalatore delle trenta cime dell’Amicizia tra Italia, Slovenia e Austria; Flavio Cella, conosciuto a Paularo come Ciabo, precursore dello scialpinismo estremo. 

LE MONTAGNE DI PAULARO
Gruppo della Creta di Germula (Monte Zermula)
Ma quali sono le montagne che caratterizzano Paularo? A dominare la vallata di Paularo è la maestosa catena della Creta di Germula o Monte Zermula (2143 metri), che nei suoi quattro chilometri lineari di sviluppo, da Cima Cul di Creta a Nord-Ovest, alla Forca di Lanza a Sud-Est, fa da spartiacque tra la Val d’Incarojo e la valle del torrente Cercevesa e del rio Malinfier, con all’estremità orientale il passo Cason di Lanza ed a settentrione l’Austria. Se a ovest la cima della Creta svetta con i suoi 2143 metri, spostandosi verso est si trovano in successione: il Zuc della Guardia (1911 metri), il Zuc di Malaseit (1829 metri), la cima del Palon di Pizzul o Monte Pizzul (1985 metri), la selvaggia cima della Creta di Salinchiet (1857 metri) e per finire, l’avamposto del Cular o Cjaf da l’Omp (1764 metri).
Tutte queste cime sono raggiungibili con sentieri escursionistici. Lo Zermula e il Zuc della Guardia anche attraverso via ferrata.
Gruppo del Monte Paularo
Il gruppo composto dal Monte Paularo (2043 metri), dal vicino Monte Dimon (2043 metri) e dal Monte Neddis (1990 metri), è caratterizzato da pendici erbose sui versanti e sulle cime e domina sul sottostante lago Dimon. Per la loro bellezza e per la facilità di accesso, sono luoghi molto frequentati in tutte le stagioni.
Gruppo del Cuestalta e del Lodin
Occupa l’estremità settentrionale del comune di Paularo sul confine con l’Austria ed è caratterizzato dalla cima della Cuestalta (2198 metri) che domina sulla valle della Cercevesa, dall’erboso Monte Lodin (2015 metri) e dalla vicina Cima di Val di Puartas (1927 metri). Queste zone sono state terreno di cruenti scontri durante la Prima Guerra Mondiale.
Gruppo del Serenat (Monte Sernio)
A sud della Val d’Incarojo svetta il monte che offre uno dei panorami più belli e completi sulle Alpi Carniche: il Serenat o Monte Sernio (2187 metri). Caratteristico è il suo cocuzzolo che domina la valle, come pure la Torre delle Nuviernulas (1881 metri), a est, e la cima della Creta di Misdì (1806 metri), a nord. Fanno parte di questo gruppo montuoso, ma di pertinenza di altri comuni, la splendida Creta della Grauzaria (2065 metri), con la Cima della Sfinge (1847 metri) a nord e la selvaggia Cima dai Gjai (1916 metri), a est. Le salite a queste cime sono prettamente alpinistiche e di difficoltà medio-elevate, compresa la salita normale al Sernio.
Gruppo del Tersadia
Il Tersadia, posto all’estremità centro-occidentale della Val d’Incarojo, svetta solitario con i suoi 1959 metri sul gruppo. Funge da sentinella sulla valle e al tempo stesso la divide dalla Valle del But. Si può raggiungere sia da Casera Valmedan, in comune di Arta Terme, sia da Forcella Lius, in comune di Treppo Ligosullo.
Gruppo delle Montagne del passo Cason di Lanza
A nord-est del comune di Paularo si trova passo Cason di Lanza con le sue montagne. Spicca la Creta di Aip (2279 metri), posizionata sul confine italo-austriaco, che deve il nome alla sua caratteristica forma, simile ad un abbeveratoio (laip, in lingua friulana). Varie sono le vie di ascesa, tutte di difficoltà medio-alta; la bastionata della Creta di Aip offre anche molteplici vie di arrampicata. A ovest si trova la Creta di Lanza (2057 metri) e l’Hochwipfel (2195 metri), in territorio austriaco, contraddistinto dalle pendici erbose che giungono fino alla sommità del monte. Queste vette sono facilmente raggiunte partendo da passo Cason di Lanza o dalle vicine Casere di Valbertat e di Cordin.


Due sono le "lunghe vie" escursionistiche che hanno in Paularo un centro di gravità o un punto di passaggio.
L’Alta Via d’Incarojo ha il suo centro principale a Paularo. Realizzata dai soci del CAI, è stata inaugurata nell'estate 1983. Unisce i sentieri che percorrono la dorsale spartiacque tra la Val d'Incarojo e la Val Aupa, permettendo di scoprire gli aspetti più caratteristici di questa zona delle Alpi Carniche. È un percorso ad anello per Escursionisti Esperti (EE), con partenza da Dierico sul sent. CAI 437b. Percorribile in due tappe, bivaccando a Casera Turriee (1555 mslm). Possibilità di raggiungere diverse cime come il Monte Sernio (2187 metri), il Monte Cullar o Chiaf da l’Omp (1764 metri), l'anticima del Monte Salinchieit (1857 metri), il Monte Zermula (2143 metri). Discesa per il Cul di Creta e Malga Zermula fino Paularo (sent. CAI 442) oppure, attraverso Clap di Milia, Ravinis e Paularo.
La Traversata Carnica, chiamata anche “Via della Pace”, parte da San Candido in Trentino Alto Adige, attraversa le montagne venete e arriva a Tarvisio seguendo tutto l’arco delle Alpi Carniche e Alpi Giulie a cavallo del confine con l’Austria, per una lunghezza totale di circa centottanta chilometri. Percorribile in 6-9 tappe in ambiente d’alta montagna tipicamente escursionistico (E), dove elevate e solitarie creste, prevalentemente erbose, offrono splendide traversate. Lungo gli itinerari si può incontrare e percorrere quanto rimane dell’ingente rete di mulattiere, sentieri e camminamenti della Prima Guerra Mondiale. Il percorso nel tratto Passo Pramosio (sent. CAI 448) e Sella di Val Dolce, attraversa i percorsi di guerra della Cuestalta, Creta Rossa, Casera Pecol di Chiaula Alta, Casera Lodin Alta, Casera Val Puartis, Passo Meledis, Casera Cordin Grande e Creta di Lanza. Lungo il sent. CAI 448, si raggiunge il Rifugio Fabiani (1539 mslm), dove trovare ristoro e possibilità di pernottamento.
Altro punto di appoggio è il Bivacco Ernesto Lomasti (1920 mslm) presso la Sella di Aip (sent. CAI 403 o 440 da Cason di Lanza).


RIFUGI, RICOVERI e MALGHE
Rifugio Pietro Fabiani, 1539 mslm (aperto dal 1° giugno al 30 ottobre,  25 posti letto)
l rifugio sorge sui resti di una casera, i cui primi cenni storici risalgono al '500. Si raggiunge percorrendo il sent. CAI 454, che da Casera Ramaz sale lungo il boscoso versante sud del Monte Lodin. È posto sul tracciato della “Traversata Carnica Principale” sent. CAI 448, itinerario compreso nella vasta rete del “Sentiero Italia CAI”. È punto di partenza e tappa di varie escursioni, tra cui il collegamento alla Traversata Carnica e Karnischer Hohenweg per Passo Pecol di Chiaula; l’Ascensione per via normale o per via ferrata al Cuestalta; l’Ascensione per via normale al Monte Lodin; al Ricovero Casera Valbertat Bassa; al Rifugio Pramosio per Sella Cercevesa; l’Ascensione per via normale alla Cima Val di Puartis
Ricovero del Mestri, 1512 mslm (7 posti letto). Di recente costruzione, si compone di due piani. Il piano superiore dispone di tavoli e panche, cucina economica, suppellettili, sette reti. Vi si accede attraverso il sent. CAI 437 partendo dalla Loc. Dioor (Dierico), passando per Fuarmi (ricovero incustodito), poi per l’ex Casera Vintulis, l’ex Casera Tesseit, fino al Bivio sent. CAI 416. In alternativa, partendo da Dierico per il segnavia CAI 434 e 434b. È anche raggiungibile dalla Strada Provinciale della Val Aupa, Loc. Nanghet (parcheggio), da cui si imbocca una mulattiera che porta all’ex Casera Flop, si raggiunge il Rifugio Grauzaria, si attraversa la Forcella Foran de la Gjaline e si scende verso il vallone in cui si trova il Ricovero (Bivio sent. CAI 416)
Malga Zermula, 1293 mslm Agriturismo con possibilità di pernottamento e di degustazione delle produzioni locali. Da Paularo si seguono le indicazioni per passo Cason di Lanza. In Loc. Baita da Nelut si sale a destra su una pista forestale molto ripida (sent. CAI 442) che porta alla Malga Zermula. Dalla malga, proseguendo lungo la mulattiera costruita al tempo della Grande Guerra, è possibile raggiungere la cima del panoramico Monte Zermula. Inoltre, lungo la viabilità che da Paularo porta alle malghe, circa un chilometro dopo la Maina della Schialute, inizia il sentiero che porta a La Palme, l’abete monumentale censito tra i monumenti naturali del Friuli Venezia Giulia
Malga Lodin Alta ,1680 mslm Possibilità di degustazione delle produzioni locali. Da Paularo si percorre la strada asfaltata in direzione del passo Cason di Lanza e, dopo circa undici chilometri, si arriva in vista di Malga Ramaz; al bivio, si sale a sinistra lungo la pista forestale di recente costruzione che, con numerosi tornanti, porta sino alla malga. La malga si trova lungo i sentieri della “Traversata Carnica” e del “Carnia Trekking.
Malga Pizzul ,1532 mslm Agriturismo con possibilità di pernottamento e di degustazione delle produzioni locali. Da Paularo si prosegue in direzione Ravinis, superato l’abitato si prosegue lungo la strada in parte asfaltata e in parte sterrata, sino a giungere alla malga. Da qui si può salire a Forca Pizzul e poi, sempre sul sentiero, scendere direttamente a Cason di Lanza. Seguendo invece la strada sterrata si raggiunge la vicina Malga Paluchian.
Malga Meledis Bassa e Alta (Bassa 1085 mslm e Alta 1513 mslm). Possibilità di degustazione delle produzioni locali. Per raggiungere Meledis Bassa, da Paularo si seguono le indicazioni per il passo Cason di Lanza e, superata Malga Ramaz, in poco meno di un chilometro si giunge ai pascoli della malga, dove si possono ammirare numerosi cespugli di rosa canina. Per raggiungere Meledis Alta, da Paularo, su strada asfaltata attraverso Misincinis e Cogliat, si superano Stua di Ramaz e le Casere Ramaz e Meledis Bassa. Si prosegue fino a Malga Vabertat Bassa, si devia a sinistra e si sale fino ai pascoli di Valbertat Alta. Prima della malga si gira nuovamente a sinistra, si scende brevemente per poi risalire lungo la ripida pista trattorabile, e infine si giunge a Meledis Alta. Poco a monte della malga, salendo alla Cima Val di Puartis, si possono incontrare delle trincee austriache risalenti alla Grande Guerra. 


Parlando di vette, malghe e rifugi non si può non abbassare lo sguardo ai tanti boschi che incorniciano il paesaggio. Le foreste di Paularo sono uno scrigno naturale che racchiude specie alpine centro europee, balcaniche e persino mediterranee. Sul fondovalle e alle quote meno elevate ci si può inoltrare in boschi misti di frassino, carpino, acero, nocciolo, castagno e salice. Alle quote superiori, la conca di Paularo offre un ambiente decisamente alpino grazie alle vaste foreste miste di conifere con abete rosso, abete bianco e, in minor misura, faggio. Salendo ancora, prima di arrivare ai pascoli alpini, compare il bosco di larici e, infine, la boscaglia di pino mugo. La selvicoltura, praticata a partire dal dominio veneziano fino a metà del secolo scorso, ha garantito la conservazione di questi boschi, che oggi sono diventati riserve di grande pregio. Percorrendo la strada per Ramaz, attraverso il bellissimo bosco Zermula, si può ammirare La Palme, albero monumentale censito nei registri del Friuli Venezia Giulia: è un antico abete policormico di circa centottanta anni, formato da un tronco piegato orizzontalmente su cui si sono sviluppate sei piante a candelabro, di notevoli dimensioni. Molto bello è anche il Boscàt, che si percorre attraverso un comodo sentiero che raggiunge la forra del Fusèt per poi ricongiungersi alla strada di Ramaz, in località Pian di Zermula. Il Bosco del Duron, ricco di ciclamini in tarda estate, è di facile accesso dalla strada provinciale ed è il luogo ideale per un’escursione alla portata di tutti.
I prati stabili sono realtà censite, mappate e tutelate, che sono soliti impreziosirsi di una ricca varietà di fiori nella tarda primavera. I pascoli d’alta quota, invece, ospitano le numerose malghe, che durante il periodo estivo offrono prodotti caseari e specialità tipiche locali. Di grande fascino è la Val Dolce situata poco sopra passo Cason di Lanza, al confine con l’Austria. Qui i pascoli sono interrotti da macchie di pino mugo, rododendri e da ampie torbiere caratterizzate dalla pianta dell’erioforo e offrono habitat favorevole per la famiglia dei Tetraonidi, ovvero gli uccelli galliformi, in particolare il gallo forcello.
 

ACQUA
La Val d’Incarojo è fortemente caratterizzata dalla presenza dell’acqua, che ne ha modellato nei secoli le rocce e che oggi offre al visitatore vedute e paesaggi davvero emozionanti. Sono numerose le cascate, suggestive e imponenti soprattutto a seguito dei prolungati periodi di pioggia. Lo spettacolo offerto dalla cascata del Riu da Nasa, sulla strada Ravinis-Pizzul è impagabile.
L’acqua lambisce le rocce vulcaniche verdastre della formazione del Dimon, in un quadro di rara bellezza. Percorrendo la strada Ramaz-Lanza, un piccolo guado offre lo spettacolo della cascata del Riu das Glîrs, con le sue rocce calcaree dalle sfumature rosate. All’altezza di Lambrugno, sulla strada verso Trelli, si può ammirare la stupenda cascata di Salino che, con uno scenografico salto di 30 metri, precipita in uno stretto anfiteatro naturale formato da rocce di colore rossastro che risalgono a circa 250 milioni di anni fa.


PAULARO - STORIA E CULTURA
Volgendo lo sguardo dalla natura all'architettura di questa borgata carnica non si possono non individuare alcune interessanti quanto antiche dimore.
Palazzo Calice - Screm: collocata sulla sponda destra del Chiarsò, l’imponente costruzione, risalente al 1591, fu la residenza della famiglia Calice che curava gli interessi della Repubblica Veneta nella gestione dei beni forestali della vallata. I loggiati, i due ordini di arcate a tutto sesto con soffitto a crociera, i pilastri con capitelli sagomati, rendono l’architettura estremamente elegante. Al palazzo originario si affiancò, nei primi decenni del Settecento, una nuova ala, che attualmente ospita alcune esposizioni ecomuseali.
Palazzo Linussio-Fabiani (il Palaç): di fronte al Palazzo Calice - Screm, sulla sponda sinistra del torrente Chiarsò, la famiglia Calice fece costruire nella seconda metà del Seicento un nuovo palazzo. Un edificio splendido, protagonista della leggenda che vuole il Conte Mocenigo costruire questa dimora per amore di Silvia Calice. Nel XVIII secolo il Palaç divenne dimora della famiglia Linussio, che ne fece il punto di riferimento locale delle fiorenti attività tessili avviate da Jacopo Linussio. Grazie alle disposizioni testamentarie dell’ultima erede che vi abitò, Apollonia Moro, il palazzo passò ai Fabiani, che mantennero le attività commerciali. Qui soggiornarono, tra gli altri, Giovanni Battista Bassi, Filippo Giuseppini, Alessandro Wolf, Caterina Percoto e Giosuè Carducci.
Palazzo Calice-Valesio: la casa padronale dei Calice venne trasferita a Villafuori nel secolo XVII, in una maestosa residenza costruita su un’altura del piccolo borgo. L’edificio monumentale è composto da due ali che si affacciano su un ampio cortile con muri di cinta merlati, cui si accede da un portale che riporta sulla chiave d’arco lo stemma della famiglia. Il palazzo è stato costruito in più fasi, ma il primo nucleo risale al Cinquecento. Il complesso è a tre piani ed è costituito da due corpi ortogonali. Nelle stanze interne sono custoditi, in ottimo stato, molti degli arredi originali.
Da segnalare anche Casa Morocutti a Trelli, da sempre chiamata "il convento", probabilmente a causa della sua particolare struttura architettonica, cinta da un muro e sorretta da numerosi archi; Casa Tarussio e Cort di Tarusc a Villamezzo, due eleganti edifici che si affacciano su un’ampia corte al centro del borgo in cui, durante la stagione estiva, prende vita una gara di addobbo floreale; Borc di Ciaveç, che comprende alcuni degli edifici più antichi del capoluogo, tra cui Casa del Negro, la vecchia Casa Clama, la Casa Reputin-Revelant.
A livello di edifici religiosi si segnala la parrocchiale settecentesca, costruita su progetto di Domenico Schiavi su una chiesetta preesistente risalente - si pensa - al Quattrocento. E' dedicata ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia.  Antonio Schiavi, fratello del progettista, la decorò con affreschi di altissimo pregio, ancor oggi visibili. La chiesa conserva inoltre alcune opere del pittore locale Giovanni Francesco Pellizotti, tra cui le tele del coro e la cupola affrescata sopra il presbiterio, con un’impostazione rispettosa del modello dello Schiavi. L’altare maggiore, in marmo bianco, è dovuto alla munificenza di Jacopo Linussio e fu eseguito nel 1747. L’altare del Crocefisso è certamente l’opera più importante della chiesa. Sotto il pregevole Crocefisso cinquecentesco è collocato il tabernacolo in legno scolpito e dorato, che probabilmente faceva parte dell’altare della chiesa originaria
Un piccolo borgo di montagna ospita un museo unico nel suo genere, la Mozartina ovvero la "casa della musica" di Paularo, frutto dell’amore e della passione per la storia degli strumenti musicali del Maestro Giovanni Canciani (1936- 2018). Raccoglie la più ampia collezione regionale di strumenti musicali, in particolare da tasto, quali organi, virginali, spinette, cla - vicembali, clavicordi, fortepiani e pianoforti, oltre a strumenti a corda, fiato e percussione. La raccolta è arricchita da manoscritti sette - centeschi di musiche inedite di importanti autori stranieri. L’edificio, completamente restaurato dopo l’incendio della notte di Natale del 1709, risale probabilmente al '500. Sobrio ed elegante, presenta una disposizione interna razionale, che si presta alla sistemazione dei numerosi strumenti, pur conservando lo spirito di una casa viva e accogliente. 
Particolarmente sentito è, infine, il Museo del Carnevale Artistico di Ravinis, nato nel 2011 e curato dall'omonima associazione. E' dedicato alle opere artistiche realizzate in trent'anni di carnevale e vent'anni di associazione. Il gruppo, che dal 1991 opera a Ravinis, negli anni ha dato vita a carri allegorici e costumi-scultura in una continua ricerca di stile. 
 

CULTURA E TRADIZIONE - GLI ANTICHI MESTIERI (o Mistîrs)
I Menàus - Il manàu (boscaiolo) aveva un ruolo fondamentale nella vita del territorio: con ingegno e intuizione utilizzava le materie prime per la costruzione di ricoveri per uomini e animali, attrezzi da lavoro, mezzi di trasporto, combustibile. La tecnica delle stue, ovvero la creazione di sbarramenti artificiali che permettevano la fluitazione del legname, era un insieme di operazioni complesse, attentamente sorvegliate dai menàus. Il loro lavoro è esposto in Bosc e Boscadôrs, a cura del gruppo Menàus, presso il Polo Ecomuseale di via Sbrizzai.
Il Mulinâr (mugnaio) era una figura di spicco della collettività, occupava una posizione socialmente e culturalmente superiore, tanto da definire il suo mestiere quale arte bianca. Un tempo nella valle erano presenti ben ventotto mulini, oggi ne rimangono due: il Mulino Sot Pisciante, situato in una posizione davvero suggestiva e ancora funzionante, grazie all’acqua della cascata di Salino, e il Mulin da Fritule, risalente al 1760, situato nel Borgo Rio di Sotto, non più funzionante dopo l’alluvione del 1983.
Il sapere dello scarpelin (scalpellino) veniva tramandato di padre in figlio. Nella vallata erano attive diverse cave. In località Stue Ramaz si estraeva marmo di diversi colori: rosa alambra, rosso noce, rosso rubidio, grigio mala lastra. Presso Salino e Dierico veniva estratta la siltite grigia, una pietra adatta per realizzare capitelli, stipiti, lavatoi, gradini e pavimentazioni. La Dolomia Cariata, invece, veniva reperita un po’ ovunque, ma le due cave principali si trovavano in località Duron e lungo il torrente Rutandi. Testimonianza dell’abilità degli scalpellini sono, in tutta la valle, le tante abitazioni in stile carnico che sfoggiano con orgoglio archi, portali, balaustre, ballatoi e stipiti.
Il Purcitâr (norcino). Nel piccolo borgo di Chiaulis si possono ancora scorgere angoli dal sapore antico: i viottoli acciottolati, i poggioli in legno, le fontane, le arcate carniche di tufo, le cucine coi soffitti a vela, le abitazioni intervallate alle stalle, a testimoniare l’indissolubile legame fra uomo e animali. La crigne (porcile) era una costruzione essenziale posta a ridosso del muro esterno della stalla, dimora del maiale adulto, che veniva affidato alle cure delle donne fino alla sua macellazione, compiuta dal purcitâr (norcino).
Mans d’Aur Il ricam (ricamo) è un’arte antichissima ancor oggi praticata in tutta la Carnia. A Paularo è stata riscoperta grazie al gruppo Las mans d’aur di Paulâr (Le mani d’oro di Paularo), nato nel 2004 su iniziativa dell’insegnante Alba Dereani. Impegnato inizialmente nella produzione di tovaglie per gli altari, il gruppo ha poi allargato l’attività ad altre creazioni, particolarmente apprezzate per la raffinatezza, la cura e la precisione.
Le loro produzioni sono esposte presso il Polo Ecomuseale di via Sbrizzai.


Scarica il PDF del circuito dei Villaggi degli Alpinisti


Su www.cicloweb.net sono molte le pagine dedicate al Friuli Venezia Giulia. Clicca i link sotto per scoprire:
- le camminate attorno a Paularo, in una pagina speciale
- gli itinerari da pedalare in FVG,
- le passeggiate in Friuli Venezia Giulia,
- le guide alle altre località della regione.

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