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Punt da Rü Fosch, ai piedi del Puez (scorri la gallery!)
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Ai piedi del Sass de Putia, le baite caratteristiche della vallata
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Fioriture e Dolomiti, tra Ciampcios e Medalges
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Rododendri tra Ciampcios e Medalges
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Oper Air Museum, verso Utia Vaciara
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Baite ai piedi del Sass de Putia, in autunno
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Viles e Dolomiti, a due passi da Longiarù
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Il gruppo Puez salendo alle viles di Vì
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Miscì
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Le tipiche baite ai piedi del gruppo Puez
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Il Sass de Putia dall'Utia Vaciara
Alto Adige

Longiarù

Longiarù, che in ladino diventa Lungiarü ed in tedesco Campill, è una frazione del comune di San Martino in Badia. Il paese dà il nome ad una delle vallate più incontaminate delle Alpi italiane e, per il momento, abbastanza fuori dai "circuiti mediatici". Trascorrere qualche giorno a Longiarù, quindi, è garanzia di splendidi panorami, gratificanti escursioni, belle pedalate, ottima cucina ed anche un meritato relax.
Longiarù, oltre ad essere un posto tranquillo e riservato, è un paese incastonato tra le Dolomiti: a sud si stagliano le vertiginose pareti settentrionali del gruppo Puez mentre basta salire un po' per ammirare le propaggini più orientali delle Odle, spicca in particolare la Furchetta.
Il tutto, particolare non indifferente, senza che lo sguardo sia turbato da un'urbanizzazione eccessiva o da ingombranti impianti di risalita. Proprio per questo, dal 2018, Longiarù fa parte del ristretto novero dei "Villaggi degli Alpinisti".

Villaggi degli alpinisti? Si tratta di un ristretto gruppo di paesi, scelti dai club alpini nazionali che ammettono le località che abbiano scelto uno sviluppo sostenibile, autonomo e consapevole. Fondamentali caratteristiche sono la dimensione contenuta, la tranquillità, l'armonioso inserimento nello spazio alpino, l'attaccamento sincero a cultura e tradizioni. I "villaggi degli alpinisti" si rivolgono quindi a coloro che - portando con sè valori come la responsabilità e la coscienza ambientale - cercano luoghi autentici ed a misura d'uomo.
"Le località riunite nell’iniziativa Villaggi dell’Alpinismo sono pioniere dell’alpinismo nelle loro regioni. Per questo motivo le montagne e l’alpinismo hanno un grande valore nell’immagine culturale dei nativi del posto e dei loro ospiti. Qui la consapevolezza dell’armonia necessaria tra la natura e l’uomo è ancora viva e si manifesta nel rispetto dei confini naturali. Meno, ma meglio: questo è il motto. I Villaggi degli alpinisti del Club Alpino accolgono quindi in modo particolare gli obiettivi della Convenzione delle Alpi, che persegue uno sviluppo sostenibile nell’intera area alpina."
Per saperne di più, https://ita.bergsteigerdoerfer.org/

Longiarù può esibire con orgoglio tutte queste caratteristiche. Di sicuro il paese è cresciuto parecchio rispetto al passato: le cartoline di inizio secolo mostrano un gruppo di baite attorno alla chiesa ma lo sviluppo si è mostrato rispettoso del paesaggio e delle tradizioni. Sono ancora numerose le "viles", gruppi di masi secolari dove la tradizione è ancora viva sia nell'edilizia sia nel modo in cui certe pratiche agricole ed artigianali vengono portate avanti.
Lagoscel, , Grones, Seres e Miscì sono eredi di villaggi la cui origine si perde nel Medioevo quando il bosco lasciò spazio a pascoli ed agricoltura. La tradizionale casa contadina è composta da un pianterreno in muratura e da un primo piano aggettante in legno, una caratteristica forma "a fungo" che si accosta al vicino fienile. I masi sono collegati tra loro da passaggi interni non solo per comodità ma anche perché anticamente si condividevano rapporti economici, "infrastrutture" come fontane, forni o i caratteristici essicatoi (favas in ladino) in legno, alti fino ad otto metri.
Caratteristici di Longiarù sono i mulini (morins) e le calcare (cialciares). I mulini, visitabili seguendo un bel percorso che da Seres conduce fino ai piedi del Col de Poma, sono una prova dell'autosostentamento della comunità che sfruttando le acque dei ruscelli macinava i cereali necessari alle proprie esigenze alimentari. Restaurati, potrebbero funzionare ancora oggi. Solo resti, invece, rimangono di antiche segherie o fucine. Le calcare, invece, si trovano tutte lontane dai centri abitati, nel cuore del bosco dove abbondava la legna per alimentarle. La calce prodotta era quella strettamente necessaria alla comunità.
L'artigianato permea la vallata: è sufficiente guardare con attenzione qualche maso per ammirare decorazioni, statue, utensili finemente lavorati. Ed il sentiero per la Utia Vaciara, in realtà una strada forestale, accoglie un open air museum (in realtà un'esposizione di oggetti di artigianato ligneo) davvero suggestivo dove le opere dell'uomo si inseriscono nell'ambiente in modo spesso spiritoso.

La natura è protagonista a Longiarù. Il panorama, come più volte rimarcato, è sorprendente: gli scorci sono indimenticabili. Il territorio attorno al paese è protetto, per vasti settori, dal Parco Naturale Puez Odle, istituito nel 1978 ed ampliato nel 1999. Questo territorio accoglie tutti i tipi di roccia, gli strati di sedimenti e le formazioni risultanti dalla disgregazione tipici delle Dolomiti. I lariceti, pur se di introduzione umana, sono un vero fiore all'occhiello della vallata e la ragione si intuisce in autunno: il paesaggio, tra ottobre e novembre, s'infiamma dei colori tipici della stagione impreziosendo ancora di più ogni scorcio.
Le camminate - vedi questa pagina - sono una vera e propria immersione tra le Dolomiti e raramente i sentieri sono affollati. La valle di Antersasc, salvata - anche se purtroppo non completamente - da uno sbancamento che voleva farvi arrivare un ingombrante tracciato forestale; i prati Munt d'Adagn (o prati di Medalghes), con l'Ü tia Ciampcios, i prati ai piedi del Sass de Pütia ed il lungo traverso dal passo di Poma a quello di Goma sono ambienti che difficilmente sarà possibile dimenticare. Man mano che si prende quota lo sguardo inizia ad abbracciare orizzonti più aperti e se a sud e ad ovest la vista è chiusa dalle vicine pareti del Puez, delle Odle e del Sass de Putia, a nord lo sguardo si perde fino alla cresta di confine mentre ad est si possono ammirare il Sasso di Santa Croce, con le cime Nove e Dieci, le Tofane ed il Lagazuoi e le vette del parco Fanes Sennes Braies. Panorami che è davvero difficile descrivere con le parole.

Cultura e lingua ladine sono un patrimonio radicato: la lingua è parlata correntemente e l'orgoglio per le proprie tradizioni è forte.
Il ladino, un tempo considerato un dialetto, è oggi riconosciuto come lingua ed ha dignità di "prima lingua" per diversi comuni di Trentino, Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Questa parlata, con le sue varianti, deriva dall'incontro tra il latino dei soldati romani e le lingue degli abitanti preromani delle più inaccessibili vallate alpine. Originariamente esisteva un'area ladina ininterrotta tra il Gottardo ed il Danubio mentre oggi è possibile individuare tre "isole": i Grigioni, in Svizzera, le zone italiane nei pressi del gruppo Sella (di cui fa parte Longiarù) e una terza area in Friuli.

La storia di Longiarù si perde nella leggenda e fa risalire ai Salvanes e ai Ganes i primi coloni della vallata. Un mito che può arrivare a ricordare le leggende dei Fanes, diffuse a breve distanza da Longiarù. Sicuramente la valle era abitata in epoca preistorica dati alcuni ritrovamenti nei prati ai piedi del Sass de Putia. Non si può stimare quanto la vallata fosse abitata in epoca romana anche se, fino all'anno Mille, dovrebbero essere state notevoli le migrazioni da altre vallate di quello che oggi è noto come Alto Adige - Sud Tirol. Dal 1027 al 1803 la vallata, come tutta la bassa Badia, fu amministrata dal vescovo di Bressanone mediante il curatore di Tor. Il nome più antico ad essere citato è però quello tedesco, Campil, segnalato già nel 1312 mentre Longiarù, pur non escludendo un utilizzo anteriore, compare per la prima volta in documenti ottocenteschi.
Longiarù dovrebbe significare "lungo pezzo di terra": "lunch" e "ru" dove "ru" è una desinenza che in italiano si può paragonare a "-rone". E quindi il curioso nome "Longiarù" sarebbe la variante ladina di nomi italiani come Longarone o tedeschi come Langenfeld.
La prima citazione di una chiesa, invece, è del 1371 ma fu distrutta da una frana nel 1490 e ricostruita poi in stile gotico in una località più protetta. L'attuale parrocchiale, però, risale al 1864.
Il principale monumento della zona è senz'altro il Ciastel de Tor: qui risiedeva il curatore che, per conto del Vescovo di Bressanone, gestiva i beni immobili e le proprietà terriere. E' una fortezza aspra, in posizione dominante, che risale al XII secolo: nel 1997 è stato acquisito dalla provincia (dopo la secolarizzazione era passato a due proprietari terrieri) ed ospita oggi il Museum Ladin (il museo della cultura e della storia del popolo ladino), uno scrigno da scoprire con attenzione ed interesse.

Scarica qui il PDF dedicato a Longiarù, villaggio degli alpinisti (clic)

In bici, a Longiarù ci si può dilettare in varie escursioni con la mountain bike mentre la salita più interessante, in bici da corsa, porta in vetta al passo delle Erbe.
Per i percorsi escursionistici, si può visitare questa pagina https://www.cicloweb.net/trekking/t-altoadige/trekkinglongiaru1.htm mentre su www.ciaspole.net sono diverse le ciaspolate a Longiarù:
- verso Antersasc
- all'Utia Ciampcios
- all'Utia Vaciara

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