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Autunno in val Grande (scorri la gallery!)
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Da Tù verso la val Grande
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Metà ottobre sui versanti orientali della val Grande
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Ampia traccia acciottolata
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Prendendo quota tra le latifoglie
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Passeggiando tra i larici in val Grande
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Autunno in val Grande
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Mtb autunnale in val Grande
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Autunno in val Grande
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Autunno in val Grande
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Autunno in val Grande
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Autunno in val Grande
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Val Grande, pedalando in autunno
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Verso malga val Grande a 1785 mslm
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Pascoli autunnali in val Grande
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Autunno, mille colori in val Grande
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Pomeriggio autunnale: si rientra a Tù
Autunno

Val Grande

Si chiama Val Grande ed è una delle porte d'accesso camune al Parco Nazionale dello Stelvio. Una valle ampia la cui vegetazione, fatta di latifoglie e - man mano che si sale - larici, rende particolarmente invitante la stagione autunnale. A primavera, invece, sono i rododendri delle quote più elevate a vivacizzare il paesaggio tingendolo con infinite pennellate di rosa intenso. L'autunno è una stagione consigliata anche per ascoltare il caratteristico bramito dei cervi, il particolare "verso" che questi ungulati fanno nella stagione degli amori: proprio per proteggere tale "intimità" l'accesso durante i mesi di settembre e ottobre ha alcune regole più stringenti.

Due le principali vie d'accesso a questa vallata, situata nel comune di Vezza d'Oglio e preservata dal turismo di massa, da cui si dipartono numerose destinazioni laterali: si può accedere da Grano o da, piccole frazioni proprio alle porte della vallata. E' possibile anche accedere in auto (richiedendo i permessi, numerati, alla locale Pro Loco) ma vista la sede stradale molto ridotta e la particolarità del tracciato, si sconsiglia la guida a chi non è davvero avvezzo alla guida di montagna.

La Pro Loco di Vezza d'Oglio presenta così la vallata: "La Val Grande si apre dietro l’abitato di Vezza, prosegue per oltre 20 km fino a giungere all’imponente ghiacciaio di Pietra Rossa (3212 mslm) ed è percorsa dal torrente omonimo che, nei giorni di sole, scende formando pittoresche cascate dagli spruzzi multicolori. Tale Valle deve il nome proprio alla sua estensione, infatti nei suoi confini si possono contare oltre duecentocinquanta cascine che venivano utilizzate anticamente per l’alpeggio. Di queste è di rilievo storico l’architettura rurale tipica degli alpeggi alpini. Inserita all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio è coperta in parte da foreste di larici e disseminata di laghetti e torbiere. Dal punto di vista naturalistico, soprattutto negli ultimi anni, è divenuta luogo privilegiato per i cervi che, durante la stagione degli amori fra settembre e ottobre, scorrazzano in lungo e in largo lungo i costoni erbosi, ma non mancano certo gli altri animali tipici della fauna alpina d’alta montagna, qui particolarmente protetta. In questa splendida valle, ricca di verdi pascoli, vasti cespuglietti e spumeggianti torrenti, è situato in località Plas de l’Asen (2047 mslm) il Bivacco “Saverio Occhi”, tra i rododendri e gli ontani del pian di Pietra Rossa".

Da Grano si parcheggia presso l'area pic-nic delle cascatelle e si percorre una stradina asfaltata fino alla Cappella dell'Acqua Calda (1350 mslm, circa 50') dove il fondo diventa acciottolato. Alla stessa cappella si arriva partendo dalla chiesa di (1220 mslm) o dal piccolo parcheggio poco oltre questa frazione (1340 mslm): raggiungere il citato parcheggio riduce il dislivello di circa cento metri e taglia un quarto d'ora di salita. I posti, tuttavia, sono davvero pochi. Lungo questo versante, a parte l'inizio, si cammina su un'ampia forestale sterrata che si mantiene a mezza costa sfiorando diverse case da monte fino a raggiungere un ponte appena oltre la cappella dell'Acqua Calda.
Qui le due tracce si ricongiungono.

Si prosegue su fondo che alterna tratti sterrati a tratti acciottolati e propone, in particolare all'inizio, alcuni tratti molto impegnativi dal punto di vista fisico. A dire il vero lo svolgersi della passeggiata può risultare "tecnicamente" monotono: si continua infatti a camminare su un'ampia stradina e mai si affronta un più stimolante sentiero. Ad ogni modo, tale monotonia passa in secondo piano se, alzando gli occhi dal terreno, si contemplano le meraviglie naturali della valle e, in particolare, si apprezza come l'uomo, nei secoli, abbia saputo accostarsi con rispetto alla natura per ricavare pascoli ed alpeggi. Le tipiche baite camune si inseriscono con grazia ed armonia nel paesaggio e nessuna opera dell'uomo risulta stonata. Lungo il cammino è solo uno il potenziale punto d'appoggio, una locanda situata più o meno a metà strada tra la partenza e malga Valgrande (verificare giorni ed orari di apertura).
Nei pressi dell'arrivo, lo scenario cambia: la valle si apre sempre di più, i larici si fanno sempre più radi, il torrente scorre meno impetuoso: si conquista così il pianoro dove sorgono malga Valgrande (1765 mslm, circa 2h30' lungo entrambe le vie) ed alcune baite di antica origine.
Oltre alle numerose deviazioni verso destinazioni più impegnative, si può proseguire oltre in direzione del bivacco Occhi, appena oltre i 2000 metri di quota, una struttura relativamente recente e dedicata ad un alpinista locale, caduto nel tentativo di conquistare il Lyskamm.

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